Sarebbero
comparsi non 60, ma 185 milioni di anni fa
Secondo
la cronologia classica dell’evoluzione, i primati – il
tipo di animali cui apparteniamo noi e le scimmie – sono
comparsi 60 milioni di anni fa, mentre le prime scimmie 25 milioni di
anni fa. Queste stime si basano sulla datazione dei fossili più
antichi (56 ma), cioè nel Paleocene, mentre gli orologi
molecolari danno stime tra 80 e 116 ma. Naturalmente, non si tratta
di valori assoluti.
Ora
in un articolo pubblicato sulla rivista Zoologica scripta,
Michael Heads del Museo di Scienze di Buffalo (USA) sposta la
comparsa dei primati indietro nel tempo, precisamente a 185 milioni
di anni fa, cioè nel Giurassico. (Vedi l’articolo su
http://www3.interscience.wiley.com/cgi-bin/fulltext/122680933/PDFSTART.
L’autore
arriva a questa stima prendendo in considerazione un evento finora
negletto nel calcolo dell’età: la deriva dei continenti.
Secondo lui i primati sono emersi prima della deriva, in una fascia
orizzontale della Pangea, che si è poi divisa tra Asia, Africa
e America, dove a tutt’oggi si trovano sia i primati viventi,
sia i fossili dei primati estinti.
Non
sappiamo se questa teoria diventerà dominante, certo è
che crea un po’ di scompiglio. Occorrerebbe riscrivere tutti i
testi di biologia evoluzionistica, spostando la comparsa dei primati
di ben 120 milioni di anni. Se non altro, questa nuova stima fa
riflettere sull’attendibilità delle stime dei tempi
evolutivi in generale
Mihael
Georgiev
autore
del libro “Charles Darwin. Oltre le colonne d'Ercole”
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