Gli
atei che bocciano Darwin
di
Antonio Pozio
In
un editoriale a firma di Andrea Lavazza, l'Avvenire commenta il
saggio di Fodor e Piattelli Palmarini.
http://terzotriennio.blogspot.com/2010/04/gli-atei-che-bocciano-darwin.html
Il
loro libro, uscito a febbraio, ha fatto rumore nel mondo
anglosassone. E probabilmente lo farà in Italia, dove la
traduzione è annunciata per metà aprile. D’altra
parte, un titolo come "Gli errori di Darwin" sembra fatto
apposta per suscitare contrapposizioni. Lo scopo gli autori l’hanno
espresso chiaramente in un articolo pubblicato sulla rivista "New
Scientist", in cui sintetizzano i contenuti del volume (in
uscita per Feltrinelli): la selezione naturale ha mostrato
un’insidiosa tendenza imperialistica, le sue spiegazioni
ex-post si sono diffuse dalla biologia a un ampio numero di altre
discipline, dalla filosofia alla psicologia, dall’antropologia
alla sociologia, fino all’estetica e persino alla teologia;
quindi, se si demolisce l’efficacia della selezione in
biologia, cadrà anche la possibilità di utilizzarla (a
sproposito, ritengono) in altre discipline.
Loro,
il noto filosofo Jerry Fodor e lo scienziato cognitivo Massimo
Piattelli Palmarini, tengono a precisare di essere atei e di non
volere dare armi ai creazionisti o ai sostenitori del disegno
intelligente. Ma pensano che ciò contribuisca al progresso
della scienza, offrendo migliori spiegazioni, rigorosamente
naturalistiche. Difficile non concordare sulle spesso generiche o
infondate applicazioni del concetto di adattamento all’apprezzamento
dell’arte, ai comportamenti matrimoniali o alle credenze
religiose. Più controversa la tesi che altri meccanismi
debbano rimpiazzare del tutto la selezione come motore
dell’evoluzione. E meno facile di quanto dicano critici e
sostenitori dell’ultim’ora entrare nel dibattito,
piuttosto complesso, come peraltro il libro, non certo un pamphlet di
semplice lettura. Quale dunque la tesi di Fodor e Piattelli
Palmarini? Che l’evoluzione (cioè il mutamento delle
forme
viventi)
non funzioni come l’ortodossia darwiniana pensa.
Semplificando,
nella riproduzione degli organismi avvengono degli errori di
copiatura dei geni che portano a mutazioni fenotipiche, ovvero a
cambiamenti nei caratteri fisici (o anche nei comportamenti). Alcune
nuove caratteristiche permettono agli individui che ne sono dotati di
meglio sopravvivere nel proprio habitat e, soprattutto, di riprodursi
maggiormente, altre invece rendono un pessimo servizio (una gazzella
più veloce si salverà dal leone, una più lenta
finirà sempre mangiata). In questo senso, l’ambiente
seleziona la più adatta tra le variazioni casuali e le specie
evolvono. Niente, o quasi, di tutto questo, affermano invece gli
autori. Non è l’ambiente a guidare il mutamento, sono
vincoli interni di altro tipo, tra cui il funzionamento dei "geni
maestri" (che comandano molte strutture dell’organismo),
le leggi fisico-chimiche della forma e dell’auto-organizzazione…
Per usare un esempio proposto da Piattelli Palmarini, nel fringuello
una mutazione che altera la forma della metà superiore del
becco produce cambiamenti congruenti nelle ossa del cranio, nella
parte inferiore del becco, nei muscoli del collo e nei nervi. Ciò,
in altre parole, impedirebbe di «selezionare e affinare
separatamente ogni organo o tratto per il gioco cieco della natura».
Le critiche alla critica non si sono fatte attendere. E non solo dai
pasdaran del darwinismo. Su "Nature", una stroncatura
"istituzionale" di Massimo Pigliucci. Michael Ruse, uno
degli studiosi più noti dell’evoluzionismo, che si è
confrontato con i fautori del disegno intelligente, ha parlato di
«libro intensamente irritante» e di «cattivissimi
argomenti».
Due
filosofi e scienziati cognitivi del calibro di Ned Block e Philip
Kitcher hanno cercato di demolire nel dettaglio le posizioni di Fodor
e Piattelli Palmarini concludendo che, fatto salvo il rispetto per le
loro opere precedenti, "Gli errori di Darwin", malgrado
l’imponente letteratura citata, si basa su errori e distorsioni
ed è destinato a creare confusione.
«La
scienza dai tempi di Darwin ha fatto notevoli progressi e sicuramente
vi sono state invasioni di campo dell’evoluzionismo, ma ciò
non scredita il principio generale della selezione naturale»,
commenta Francesco Scalfari del polo universitario di Asti, tra i
fondatori della Società italiana di biologia evoluzionistica.
«Il meccanismo della "exaptation" studiato da Gould e
citato nel libro (vedi box) è ben noto: non costituisce una
rivoluzione, ma un’ulteriore spiegazione nella concretezza
della storia naturale».
Assai
prudente anche Fiorenzo Facchini, paleoantropologo dell’Università
di Bologna, contrario al fondamentalismo evoluzionista, ma non
disposto a gettare tutto Darwin alle ortiche.
Qualcuno
ha parlato di «teoria evoluzionistica estesa», gli autori
hanno replicato di volere invece operare «un vero
capovolgimento». Per un singolo libro, che si basa soltanto su
una rilettura di alcune ricerche, forse un obiettivo troppo
ambizioso. Ma se le conquiste della scienza sono per definizione
sempre rivedibili, anche l’attuale ortodossia darwiniana potrà
subire ulteriori aggiustamenti nel tempo. E tutto ciò si farà
sul campo, non con polemiche superficiali.
Andrea
Lavazza
DA
“AVVENIRE” DEL 01/04/10
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