IL
FOSSILE “ARDI”
Scoperto
un nuovo tipo di progenitore umano: Ardipithecus ramidus
di
Mihael Georgiev
Il
fascicolo del 2 ottobre 2009 della rivista Science dedica 11
articoli, frutto del lavoro di 47 ricercatori, alla scoperta in
Etiopia del fossile di ominide Ardipithecus ramidus, datato a
4,4 milioni di anni fa (Lucy, che è una
australopitecina scoperta nel 1974, ne avrebbe 3,2 milioni di anni).
Ardi quindi si colloca in un posto più antico nell’evoluzione
umana e delle scimmie. Il fatto straordinario è la ricchezza
dei ritrovamenti: sono stati trovati ben 110 reperti scheletrici. La
scoperta di Ardi risale al 17 dicembre 1992 e fu segnalata su Nature,
poi hanno cambiato il nome all’ominide, ma solo ora il team
internazionale di ricercatori pubblica un rapporto esteso. Il 21
marzo 2008 Science aveva segnalato altri ritrovamenti simili,
ma solo frammenti scheletrici, datati fino a 6 milioni di anni fa.
Un
fatto di straordinario interesse è che nelle vicinanze sono
state raccolte più di 150 000 reperti fossili di piante e
animali datati nello stesso periodo, che consentono di ricostruire il
habitat di Ardi. La sorpresa è che si tratta di ambiente
forestale, perciò la capacità di camminare su due
piedi, attribuita ad Ardi anche se in forma primitiva, non dipende
dall’ambiente, cioè il nostro progenitore non è
diventato bipede perché si è trovato nella savana, come
ancora oggi la letteratura divulgativa e dei testi scolastici
sostiene, ma Science ora chiama “ipotesi moribonda”.
Per
quanto riguarda le caratteristiche anatomiche del fossile, la
capacità cranica di Ardi è molto piccola: 300 –
350 centimetri cubi. La faccia è piuttosto piatta, diversa sia
dalle australopitecine che dalle scimmie.
Il
braccio è primitivo e somiglia a quello delle scimmie, ma con
alcune limitazioni funzionali. Dallo studio dell’arto
posteriore sembra che Adi viveva sugli alberi, ma poteva anche
camminare – in modo più primitivo rispetto alle
australopitecine – anche su due piedi.
In
sintesi, si tratta di un primate più primitivo, che si
inserisce nell’evoluzione umana come antenato comune più
antico di quelli studiati fino ad ora. In più, la
ricostruzione del suo ambiente consente di descrivere la sua vita
meglio, e questo è un aspetto importante dei ritrovamenti. Ma
le differenze tra Ardi, gli scimpanzé e l’uomo moderno
sono tali, che i reperti non aggiungono molto all’evoluzione
umana. Secondo i ricercatori “Le caratteristiche anatomiche
dell’apparato locomotorio e il comportamento degli scimpanzé
e gorilla non sono modelli buoni per l’origine della
locomozione bipede dell’uomo. Non possiamo più contare
sulle omologie con le scimmie africane per spiegare le nostre
origini, ma dobbiamo ritornare alla teoria generale dell’evoluzione”.
Come per dire che Ardi è molto interessante, ma non aiuta a
capire meglio l’origine e l’evoluzione dell’uomo,
che rimane una costruzione teorica generale.
Infine
una nota di folclore. Nell’introduzione agli articoli su Ardi,
in pagina 60 e 61, Brooks Hanson dedica i servizi al 150°
anniversario della pubblicazione de L’origine delle specie
di Charles Darwin, citando la frase finale della sesta ed ultima
edizione:
“Vi
è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con
le sue diverse forze, originariamente impresse in poche forme, o in
una forma sola..”
Ma
il testo originale dice (il neretto è mio):
“Vi
è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con
le sue diverse forze, originariamente impresse dal Creatore in
poche forme, o in una forma sola..”
Bel
modo di festeggiare Darwin .. censurandolo!
|