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FOSSILE ARDI
di Mihael Georgiev - 22/01-10-
 

IL FOSSILE “ARDI”


Scoperto un nuovo tipo di progenitore umano: Ardipithecus ramidus


di Mihael Georgiev


Il fascicolo del 2 ottobre 2009 della rivista Science dedica 11 articoli, frutto del lavoro di 47 ricercatori, alla scoperta in Etiopia del fossile di ominide Ardipithecus ramidus, datato a 4,4 milioni di anni fa (Lucy, che è una australopitecina scoperta nel 1974, ne avrebbe 3,2 milioni di anni). Ardi quindi si colloca in un posto più antico nell’evoluzione umana e delle scimmie. Il fatto straordinario è la ricchezza dei ritrovamenti: sono stati trovati ben 110 reperti scheletrici. La scoperta di Ardi risale al 17 dicembre 1992 e fu segnalata su Nature, poi hanno cambiato il nome all’ominide, ma solo ora il team internazionale di ricercatori pubblica un rapporto esteso. Il 21 marzo 2008 Science aveva segnalato altri ritrovamenti simili, ma solo frammenti scheletrici, datati fino a 6 milioni di anni fa.


Un fatto di straordinario interesse è che nelle vicinanze sono state raccolte più di 150 000 reperti fossili di piante e animali datati nello stesso periodo, che consentono di ricostruire il habitat di Ardi. La sorpresa è che si tratta di ambiente forestale, perciò la capacità di camminare su due piedi, attribuita ad Ardi anche se in forma primitiva, non dipende dall’ambiente, cioè il nostro progenitore non è diventato bipede perché si è trovato nella savana, come ancora oggi la letteratura divulgativa e dei testi scolastici sostiene, ma Science ora chiama “ipotesi moribonda”.


Per quanto riguarda le caratteristiche anatomiche del fossile, la capacità cranica di Ardi è molto piccola: 300 – 350 centimetri cubi. La faccia è piuttosto piatta, diversa sia dalle australopitecine che dalle scimmie.

Il braccio è primitivo e somiglia a quello delle scimmie, ma con alcune limitazioni funzionali. Dallo studio dell’arto posteriore sembra che Adi viveva sugli alberi, ma poteva anche camminare – in modo più primitivo rispetto alle australopitecine – anche su due piedi.

In sintesi, si tratta di un primate più primitivo, che si inserisce nell’evoluzione umana come antenato comune più antico di quelli studiati fino ad ora. In più, la ricostruzione del suo ambiente consente di descrivere la sua vita meglio, e questo è un aspetto importante dei ritrovamenti. Ma le differenze tra Ardi, gli scimpanzé e l’uomo moderno sono tali, che i reperti non aggiungono molto all’evoluzione umana. Secondo i ricercatori “Le caratteristiche anatomiche dell’apparato locomotorio e il comportamento degli scimpanzé e gorilla non sono modelli buoni per l’origine della locomozione bipede dell’uomo. Non possiamo più contare sulle omologie con le scimmie africane per spiegare le nostre origini, ma dobbiamo ritornare alla teoria generale dell’evoluzione”. Come per dire che Ardi è molto interessante, ma non aiuta a capire meglio l’origine e l’evoluzione dell’uomo, che rimane una costruzione teorica generale.


Infine una nota di folclore. Nell’introduzione agli articoli su Ardi, in pagina 60 e 61, Brooks Hanson dedica i servizi al 150° anniversario della pubblicazione de L’origine delle specie di Charles Darwin, citando la frase finale della sesta ed ultima edizione:

Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con le sue diverse forze, originariamente impresse in poche forme, o in una forma sola..”

Ma il testo originale dice (il neretto è mio):

Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con le sue diverse forze, originariamente impresse dal Creatore in poche forme, o in una forma sola..”

Bel modo di festeggiare Darwin .. censurandolo!








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Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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