Vite
parallele: Mosè e Darwin.
Nuovi
fatti sul raffronto tra il compilatore della Bibbia ebraica quello
della Bibbia laica.
Charles
Darwin non ha mai partecipato in dibattiti pubblici, parlava per lui
il suo “mastino” Thomas Huxley. La storiografia ufficiale
descrive un Darwin timido, riflessivo, che non voleva offendere i
sentimenti religiosi altrui ecc. Di conseguenza, se a Huxley scappava
qualche parola un po’ irriguardosa nei confronti della
religione, era perché il tipo era combattivo, ma Darwin no,
non era così. Ora in un’intervista pubblicata su una
rivista corporativa, lo psicopedagogista romano Piero D’Erasmo
svela il mistero: Darwin era balbuziente. Ora capisco meglio perché
Darwin non parlava in pubblico. Aveva ragione. Erano tempi
particolari. I suoi denigratori e i burloni dei caffè di
Londra non aspettavano altro che trovare ulteriori motivi per
sbeffeggiarlo. I vignettisti poi, già lo raffiguravano con il
corpo da scimmia, scimmia balbuziente sarebbe stato francamente
troppo, a parte le scontate battute che non solo non sa cosa dice, ma
nemmeno lo si capisce quando lo dice.
Piero
D’Erasmo sa invece cosa dice, è il fondatore e direttore
del Centro Italiano Balbuzie “Punto Parola”
(www.balbuzie.info).
Nell’intervista fornisce un lungo elenco di nomi famosi, molti
dei quali sono, per così dire, guariti, o meglio dire hanno
superato il difetto. Ecco alcuni: Mosè, Demostene, Giulio
Cesare, Isaac Newton, Renzo De Felice, Gèrard Dépardieu,
Paolo Bonolis.
Salta
subito all’occhio il confronto Mosè – Darwin.
Giuseppe Sermonti ha già messo in evidenza la straordinaria
somiglianza dei due rispettivi “alberi della vita”, il
primo opera del Creatore in pochi giorni, l’altro – con
gli stessi rami – cresciuto senza l’intervento del
Creatore, ovviamente in tempi più lunghi. Ma ora il confronto
è davvero affascinante, da “vite parallele”, con
implicazioni che vanno oltre la disputa sull’origine delle
specie e la scientificità dei rispettivi punti di vista.
Mosè
passò 40 anni nel deserto, poi scrisse la storia delle
origini, lasciò solo testi scritti, parlava per lui Aronne.
Darwin partì per mari, poi si chiuse in casa e dopo 28 anni
scrisse la sua storia delle origini, lasciò solo testi
scritti, parlava per lui Huxley.
I
credenti non hanno mai nascosto il difetto di Mosè, anzi, lo
aveva dichiarato lui stesso nei suoi scritti. Darwin ha sempre
nascosto il suo difetto ed è stato protetto dai suoi seguaci.
Dietro
Mosè c’era l’autorità divina, il difetto
semmai esaltava la potenza del Creatore. Darwin in realtà
sostituì non Mosè, ma Dio, ed è normale che non
poteva dichiarare il proprio difetto.
I
sostenitori della nuova religione (meglio idolatria: la natura
diventa dio, Darwin è il suo profeta) subito risultano più
zelanti di quelli della vecchia. I capi – tutti – degli
Stati proclamatisi atei sono sempre stati idolatrati e lo sono ancora
oggi. Possono cambiare nomi e colore politico, ma la sostanza rimane.
In uno degli schieramenti il più modesto veniva chiamato “Il
migliore”. Tutti i suoi compagni di pari rango hanno lasciato
all’umanità chi 40 chi 80 volumi si sapienza, le famose
“opera omnia” come neanche la Treccani. Qualche
particolare folcloristico non mancava: il più grande leader
bulgaro amico del “Migliore” nel carcere aveva imparato
in pochi mesi perfettamente il tedesco, si sa che quelli dell’Est
con le lingue son forti (in realtà aveva vissuto nove anni a
Vienna). Il dittatore bulgaro aveva ucciso il più grande
cinghiale dei Balcani, non ricordo se anche il più grande
orso. Quello cinese a 100 anni aveva nuotato 50 chilometri nel Fiume
Giallo, altro che la Pellegrini. Mi fermo qui.
Ma
essendo uomini, prima o poi morivano. Qui nasce un problema. Per
quanto riguarda Mosè il suo Dio dopo la morte l’ha preso
con sé nei cieli, la tomba infatti non c’è. Ma i
nuovi capi non avevano nessun dio che li potesse prendere in cielo.
Per questo furono trasformate in mummie di alta qualità come
neanche i dei-faraoni d’Egitto, così anche loro
rimanevano, pur se morti, per l’eternità. Dostoevskij
aveva visto giusto in anticipo: quando l’uomo rinnega Dio, è
per sostituirsi a Lui.
Da
questa storia guadagnano in due: Huxley e Darrwin. Huxley ne esce
nobilitato, non più cane (mastino), ma Aronne (portavoce), che
accetta di essere chiamato cane per proteggere il suo profeta. Darwin
acquista una dimensione umana e – almeno a me – diventa
ancora più simpatico. Se al suo tempo le scienze biologiche
fossero state sviluppate, magari sarebbe guarito dalle balbuzie come
Bonolis, ma non avrebbe potuto proporre una teoria che è
incompatibile con le leggi naturali della biologia e della chimica.
Invece è rimasto balbuziente, ma in compenso ci ha lasciato
una teoria che chissà per quanto tempo ancora discuteremo, ed
è passato alla storia senza essere trasformato in mummia. Non
si può avere tutto dalla vita.
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