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MOSE' E DARWIN
di Mihael Georgiev - 17/12/09
 

Vite parallele: Mosè e Darwin.

Nuovi fatti sul raffronto tra il compilatore della Bibbia ebraica quello della Bibbia laica.

Charles Darwin non ha mai partecipato in dibattiti pubblici, parlava per lui il suo “mastino” Thomas Huxley. La storiografia ufficiale descrive un Darwin timido, riflessivo, che non voleva offendere i sentimenti religiosi altrui ecc. Di conseguenza, se a Huxley scappava qualche parola un po’ irriguardosa nei confronti della religione, era perché il tipo era combattivo, ma Darwin no, non era così. Ora in un’intervista pubblicata su una rivista corporativa, lo psicopedagogista romano Piero D’Erasmo svela il mistero: Darwin era balbuziente. Ora capisco meglio perché Darwin non parlava in pubblico. Aveva ragione. Erano tempi particolari. I suoi denigratori e i burloni dei caffè di Londra non aspettavano altro che trovare ulteriori motivi per sbeffeggiarlo. I vignettisti poi, già lo raffiguravano con il corpo da scimmia, scimmia balbuziente sarebbe stato francamente troppo, a parte le scontate battute che non solo non sa cosa dice, ma nemmeno lo si capisce quando lo dice.

Piero D’Erasmo sa invece cosa dice, è il fondatore e direttore del Centro Italiano Balbuzie “Punto Parola” (www.balbuzie.info). Nell’intervista fornisce un lungo elenco di nomi famosi, molti dei quali sono, per così dire, guariti, o meglio dire hanno superato il difetto. Ecco alcuni: Mosè, Demostene, Giulio Cesare, Isaac Newton, Renzo De Felice, Gèrard Dépardieu, Paolo Bonolis.

Salta subito all’occhio il confronto Mosè – Darwin. Giuseppe Sermonti ha già messo in evidenza la straordinaria somiglianza dei due rispettivi “alberi della vita”, il primo opera del Creatore in pochi giorni, l’altro – con gli stessi rami – cresciuto senza l’intervento del Creatore, ovviamente in tempi più lunghi. Ma ora il confronto è davvero affascinante, da “vite parallele”, con implicazioni che vanno oltre la disputa sull’origine delle specie e la scientificità dei rispettivi punti di vista.

Mosè passò 40 anni nel deserto, poi scrisse la storia delle origini, lasciò solo testi scritti, parlava per lui Aronne. Darwin partì per mari, poi si chiuse in casa e dopo 28 anni scrisse la sua storia delle origini, lasciò solo testi scritti, parlava per lui Huxley.

I credenti non hanno mai nascosto il difetto di Mosè, anzi, lo aveva dichiarato lui stesso nei suoi scritti. Darwin ha sempre nascosto il suo difetto ed è stato protetto dai suoi seguaci.

Dietro Mosè c’era l’autorità divina, il difetto semmai esaltava la potenza del Creatore. Darwin in realtà sostituì non Mosè, ma Dio, ed è normale che non poteva dichiarare il proprio difetto.

I sostenitori della nuova religione (meglio idolatria: la natura diventa dio, Darwin è il suo profeta) subito risultano più zelanti di quelli della vecchia. I capi – tutti – degli Stati proclamatisi atei sono sempre stati idolatrati e lo sono ancora oggi. Possono cambiare nomi e colore politico, ma la sostanza rimane. In uno degli schieramenti il più modesto veniva chiamato “Il migliore”. Tutti i suoi compagni di pari rango hanno lasciato all’umanità chi 40 chi 80 volumi si sapienza, le famose “opera omnia” come neanche la Treccani. Qualche particolare folcloristico non mancava: il più grande leader bulgaro amico del “Migliore” nel carcere aveva imparato in pochi mesi perfettamente il tedesco, si sa che quelli dell’Est con le lingue son forti (in realtà aveva vissuto nove anni a Vienna). Il dittatore bulgaro aveva ucciso il più grande cinghiale dei Balcani, non ricordo se anche il più grande orso. Quello cinese a 100 anni aveva nuotato 50 chilometri nel Fiume Giallo, altro che la Pellegrini. Mi fermo qui.

Ma essendo uomini, prima o poi morivano. Qui nasce un problema. Per quanto riguarda Mosè il suo Dio dopo la morte l’ha preso con sé nei cieli, la tomba infatti non c’è. Ma i nuovi capi non avevano nessun dio che li potesse prendere in cielo. Per questo furono trasformate in mummie di alta qualità come neanche i dei-faraoni d’Egitto, così anche loro rimanevano, pur se morti, per l’eternità. Dostoevskij aveva visto giusto in anticipo: quando l’uomo rinnega Dio, è per sostituirsi a Lui.

Da questa storia guadagnano in due: Huxley e Darrwin. Huxley ne esce nobilitato, non più cane (mastino), ma Aronne (portavoce), che accetta di essere chiamato cane per proteggere il suo profeta. Darwin acquista una dimensione umana e – almeno a me – diventa ancora più simpatico. Se al suo tempo le scienze biologiche fossero state sviluppate, magari sarebbe guarito dalle balbuzie come Bonolis, ma non avrebbe potuto proporre una teoria che è incompatibile con le leggi naturali della biologia e della chimica. Invece è rimasto balbuziente, ma in compenso ci ha lasciato una teoria che chissà per quanto tempo ancora discuteremo, ed è passato alla storia senza essere trasformato in mummia. Non si può avere tutto dalla vita.

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Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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