Pievani
“bacchettato”, la verità sull’evoluzionismo.
di Fabrizio
Fratus
Da ormai molti anni mi occupo di
antievoluzionismo e vengo tacciato come incompetente, nello specifico
posso raccontare di come Cavalli Sforza, durante “l’Infedele”
trasmissione condotta da Gad Lerner su Darwin, mi disse che se non
ero biologo non potevo comprendere la teoria di Darwin. Compresi
subito la stupidità dell’affermazione ma non mi venne
data possibilità di replica.
Oggi, però, finalmente le
cose stanno cambiando. Telmo Pievani su Micromenga (autorevole
rivista scientifica) ha firmato l’articolo che “attacca”
il convegno organizzato dal CNR (Centro Nazionale di Ricerca)
sull’evoluzionismo che ha dato vita al libro: L’EVOLUZINISMO:
TRAMONTO DI UN’IPOTESI, a cura di Roberto De Mattei,
vicepresidente CNR, edizione Cantagalli.
Il pensiero “dogma”
di Pievani e della nomenclatura evoluzionista lo conosciamo bene e da
sempre sosteniamo con fatti, e non interpretazioni, che la teoria
neodarwiniana non è una teoria scientifica ma filosofia.
Pievani è il responsabile del sito http://www.pikaia.eu
che cerca di informare/disinformare sulla teoria
di Darwin con scritti e attacchi che non hanno mai prove sostanziali
ma solo presunte.
De Mattei su “Il Giornale”
di ieri, sabato 28 novembre 2009 pag. 32, ha risposto a Pievani
scrivendo che prima di commentare avrebbe dovuto acquistare il libro
e leggerlo scoprendo che il testo ha carattere scientifico ed avrebbe
evitato di replicare in modo approssimativo e manicheo.
Ha definito Pievani un fanatico
dell’evoluzionismo e sostanzialmente (gli evoluzionisti) non
sanno di cosa parlano a partire dalla stessa teoria che continua ad
“essere una sorta di oggetto scientifico non identificato”.
Chi parla non è un referente senza credenziali, ma bensì
il vicepresidente del CNR. Il testo in questione include saggi di
scienziati internazionali come: Guy Berthault, Jean de Pontcharra,
Maciej Giertych, Pierre Rabischong ed altri.
Nell’articolo, De Mattei,
spiega come per Pievani e combriccola “per ovviare alla
mancanza di dimostrazione scientifica, l’evoluzionismo pretende
di sostituire alla causalità, la casualità. Il caso
diviene la spiegazione dell’inspiegabile. In questa prospettiva
Pievani teorizza che un elemento talmente improbabile può
realizzarsi in seguito ad un’enorme quantità di
tentativi nel corso di miliardi di anni. Ma il tempo non produce
differenza: ciò che è impossibile sotto i rapporti di
causa-effetto rimane tale per sempre”.
L’articolo prosegue
specificando come la teoria non sia oggetto della scienza e di come
in realtà gli evoluzionisti difendono una loro posizione
fideistica. La scienza non
si evolve.
Simpaticamente mi viene da
ricordare come Daniele Formenti (amico di Pievani e appartenente alla
nomenclatura evoluzionista) spiegò sul suo sito il problema
riguardante le conferenze di Stefano Bertolini al Museo di scienza
naturali di Brescia e cioè che Bertolini non era un esperto
quanto Pievani a cui non è stato “permesso” di
parlare.
In riferimento a quanto scritto
da Formenti oggi possiamo chiedergli su quali basi Pievani e tutto
Pikaia è da ritenere esperto dell’argomento? Il
vicepresidente del CNR, quindi scienziato ricercatore, ha spiegato
che Pievani e gli evoluzionsiti non sanno di cosa parlano.
In
un precedente articolo dal titolo “La nomenclatura
intellettuale italiana ignora la cultura scientifica”
(http://66.71.135.49/articolo.php?id_articolo=29028
) sostenevo che in Italia “In tutti i campi vi è una
nomenclatura intellettuale autoreferenziale organizzata a tal punto
che ogni questione o ipotesi non condivisa viene automaticamente
oscurata e derisa. Domina il pensiero unico. Per lo più in
collegamento globale, sostenuto proprio da coloro che contestano la
globalizzazione. È una scuola che nasce lontano ed è
cresciuta nell’indifferenza. Nel mondo si dibatte e si discute
su evoluzionismo e Intelligent Design, su neodarwinismo e
neocreazionismo, su ateismo e teismo, ma in Italia no. Appena
qualcuno fa notare che la teoria di Darwin è in crisi in
America, in Europa, in Russia ecc., la nomenclatura intellettuale si
chiude a riccio ridicolizzando coloro che fanno notare un dato
evidente a tutti, cioè che le scoperte scientifiche
hanno sviluppato correnti di pensiero che negano “l’ideologia
naturalista”.
Nella sostanza sostengo che il
nostro mondo accademico è lontano dal dibattito scientifico
europeo e mondiale, non sa di cosa si parla e specificatamente è
fermo ad un’impostazione scientifica dell’ 800.
In questi mesi le librerie sono
piene di testi in favore della teoria di Darwin, testi che partono
non da fatti relativi ad esperimenti e ad osservazioni ma testi che
si fondano sul presupposto fondante che la teoria dell’evoluzione
della specie sia scientifica perché l’uomo esiste e
altre ipotesi non possono essere contemplate anche se più
ragionevoli e plausibili. Nessuno di noi può credere che il
semplice possa diventare complesso solamente con il passare del
tempo. Nessuno di noi può credere che dove non vi è
informazione con il passare di lunghi periodi la si potrà
trovare (l’Informazione). Nessuno ragionevolmente può
comprendere la validità della teoria neodarwiniana se non
entra nella logica della filosofia naturalista.
Nel 2002 organizzai con gli
studenti del liceo Vittorini la prima assemblea studentesca con la
presenza di professori e scienziati non evoluzionisti (F. De
Angelis, R. Nalin, M. Georgiev) e il 17 febbraio 2003 con i ragazzi
di Alleanza Studentesca lanciammo la prima settimana
antievoluzionista (La settimana
antievoluzionista http://www.creazionismo.org/Articolo.asp?id=60);
ci presero tutti in giro.
Oggi siamo
noi a prendere in giro i vari detrattori di un’iniziativa di
carattere culturale che, anticipando tutti, ha contribuito a portare
l’Italia a discutere di un argomento presentato come certezza
ma che in realtà è solo fondamento di impostazione
ideologica.
Con buona
pace dei vari Pievani, Oddifreddi, Formenti e combriccola varia la
verità è ormai accessibile a tutti; di come mai esiste
l’uomo, da dove veniamo e perché ci siamo nessuno lo sa.
La vita è un mistero.
P.S.
Raccomandiamo la lettura integrale dell'articolo di Roberto De
Mattei, disponibile in pdf sul link:
http://www.ilgiornale.it/edizione_pdf/287/28-11-2009/32/page=119684-pdf_num=1702
La Redazione.
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