Ho letto con molto
interesse l'articolo dell'astronomo De Groot su "Una valutazione biblica del Big
Bang". Concordo sulla possibilità di spiegazioni alternative alla teoria del
red shift. Tuttavia la mia riflessione è questa: se la luce proveniente
da un corpo celeste impiega, per esempio, miliardi di anni per giungere fino
alla Terra, ciò vuol dire che quel corpo celeste esiste da un tempo almeno pari
(o superiore) al tempo impiegato dalla luce per giungere fino a noi. Questa
circostanza esclude l'ipotesi di una formazione recente dell'Universo, a meno
che non vi sia un'altra spiegazione.
Ferdinando
Catalano
RISPOSTA
a)
Premessa generale. Tutta l'osservazione scientifica riguarda il presente.
Estenderla al passato comporta sempre l'accettazione del presupposto
indimostrabile dell'“attualismo”, cioè che nel passato abbiano agito con
assoluta costanza quelle stesse leggi che osserviamo oggi. Chi però crede che
esiste un Dio e che la Bibbia sia la sua Parola, crede anche che ci possano
essere state delle "discontinuità", cioè degli interventi di Dio che hanno agito
"sopra" le leggi naturali.
Secondo
la Bibbia, appena Eva è venuta all'esistenza era già in grado di partorire e,
probabilmente, ha messo al mondo il primo figlio quando aveva grossomodo un solo
anno di vita! «Scientificamente impossibile!», si potrebbe dire. Ma chi ha detto
che sono possibili solo le realtà osservabili scientificamente? Ormai è
comunemente accettato che la scienza non può indagare su tutto.
Che
spiegazione "scientifica" potevano dare quelli che, alle nozze di Cana (Giovanni
2:9), bevvero il vino prodotto all'istante da Gesù? E da dove venivano i pani ed
i pesci avanzati (Matteo 14:13-21), che Gesù aveva moltiplicati?
Dio
ha creato i primi esseri viventi come adulti (almeno quelli che hanno bisogno
dei genitori nel loro primo periodo), quindi aventi alla nascita una "età
apparente" superiore a quella effettiva. La Bibbia ci mostra un Dio
infinitamente potente (Matteo 22:29; Genesi 1), che ha un completo dominio sulla
materia e che perciò potrebbe ridurre a zero l'Universo in un istante, come pure
crearlo in un istante con l'età apparente che vuole. Come ha agito Dio quando ha
creato il mondo? Nessuno può stabilirlo osservando il presente e possiamo
saperlo solo dalla testimonianza di chi c'era, cioè da Dio stesso, il quale per
il momento ci ha rivelato solo ciò che ci necessita in questa prima fase della
nostra vita, invitandoci a non voler andare oltre ciò che ci ha fatto sapere,
schivando la tentazione di considerarci noi "onniscienti" (Deuteronomio 29:28;
Giobbe 38-41).
Il
succo di quanto fin qui detto è che tutto dipende dai presupposti di partenza
(biblici o non biblici), piuttosto che dall'accettazione o meno del metodo
scientifico. Chi rifiuta gli sconfinamenti della scienza al di fuori delle sue
competenze, in fondo ama e difende la scienza più di chi ne abusa.
Il
grande Pasteur ha affermato che non è compito della scienza interessarsi delle
origini. Gli scienziati che raccolgono quell'invito, dedicandosi ad osservare il
presente senza immergersi in congetture indimostrabili, credo che facciano
progredire molto più le nostre conoscenze e inquinino meno le nostre
coscienze.
b)
Due soluzioni biblicamente accettabili. Fatte queste affermazioni di
principio, le do volentieri atto che la sua argomentazione è molto ragionevole.
Credo perfino che uno scienziato debba ragionare "come se" l'Universo avesse
realmente un'età di miliardi di anni (senza però insistere nel voler stabilire
se quei miliardi di anni siano effettivamente trascorsi). Adamo venne trattato
da Dio secondo l'età "apparente" e gli diede subito autorità sugli animali,
Genesi 1:28; 2:19). In fondo, l'età "apparente" di Adamo era più vera di quella
effettiva!
Da
un punto di vista esegetico, poi, c'è chi separa la prima frase della Bibbia
(«Nel principio Dio creò i cieli e la terra») da ciò che segue («E la terra era
informe e vuota…»), collocando la creazione generale dell'Universo fuori dei
"sei giorni".
Ambedue
le convinzioni mi sembra che siano compatibili con il rispetto dovuto alla
Parola di Dio.
Fernando De Angelis
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