Dibattito
Internazionale. 6°parte
Le
strategie evoluzionistiche per il 2009
Ma
le truppe non eseguono gli ordini
di
Mihael Georgiev
Eugenie
Carol Scott dirige dal lontano 1987 il
Centro nazionale di educazione scientifica (NCSE) degli USA,
organizzazione che è in prima linea nella lotta contro il
creazionismo e l’Intelligent Design. Non si può certo
dire che la sua battaglia ha avuto successo: dopo 22 anni non più
del 10% degli americani credono all’evoluzione darwiniana. Non
che le siano mancati mezzi e alleati: in suo soccorso sono scesi la
nomenclatura intellettuale e la magistratura, blindando i curriculum
scolastici contro ogni critica all’evoluzione, e discriminando
gli scienziati dissenzienti. I risultati, però, sono
deludenti: è rimasta incontaminata solo la torre d’avorio
della nomenclatura scientifica, ma il popolo bue continua a non voler
sapere di evoluzione.
Il
britannico Richard Dawkins non avrebbe dubbi: chi non crede
all’evoluzione o è stupido, o è ignorante, o
tutti e due. Ma la Scott è più riflessiva e meno
presuntuosa e, recitando una mezza mea culpa, ha trovato un errore
lessicale che forse spiega lo scarso successo dell’evoluzione.
Quindi ha cercato, anticipando le celebrazioni darwiniane, di
suggerire ai suoi un cambiamento lessicale che, a suo dire, potrebbe
migliorare la comprensione e diffusione dell’evoluzione. I suoi
consigli sono contenuti in un articolo pubblicato il 9 gennaio scorso
a firma sua e del suo vice Glenn Branch. La nuova strategia è
suggerita già nel titolo: “Solo non chiamatela
darwinismo”. (l’articolo è disponibile su
http://www.springerlink.com/content/8q68410q05048h68/fulltext.pdf).
Ecco gli argomenti della Scott:
“Vedremo e
sentiremo tanto il termine ‘darwinismo’ durante il 2009,
l’anno durante il quale scienziati, insegnanti ed altri che si
rallegrano delle realizzazioni della moderna biologia, commemoreranno
il duecentesimo anniversario della nascita di Darwin e il
centocinquantesimo anniversario della pubblicazione de L’origine
delle specie. Ma cosa vuol dire il termine ‘darwinismo’?
E come viene usato? Nella migliore delle ipotesi, la parola è
ambigua e fuorviante per la scienza. Nella peggiore, il suo uso fa
eco alla strategia creazionista di demonizzazione dell’evoluzione”.
“Usare
il termine ‘darwinismo’ come sinonimo di ‘biologia
evoluzionistica’ è ingiusto nei confronti degli uomini e
donne che hanno contribuito alla costruzione scientifica cui Darwin
ha posto la pietra angolare, compresi (per citare solo alcuni)
Wallace, Huxley, Weisman, De Vries, Romanes, Morgan, Weidenreich,
Teilhard, von Frisch, Vavilov, Wright, Fisher, Muller, Haldane,
Dobzhansky, Rensch, Ford, McClintock, Simpson, Hutchinson, Lorenz,
Mayr, Delbrück, Jukes, Stebbins, Tinbergen, Luria, Maynard
Smith, Price, Kimura, Ostrom, Wilson, Hamilton, and Gould, senza
menzionare coloro che, più numerosi, continuano a contribuire
alla biologia evoluzionistica. Come Olivia Judson ha commentato di
recente, termini come ‘darwinismo’ suggeriscono una falsa
ristrettezza del campo della moderna biologia evoluzionistica, come
se essa fosse la creatura mentale di una sola persona 150 anni fa,
anziché un soggetto vasto e complesso che evolve, al quale
hanno contribuito molti altri grandi personaggi. Così,
‘darwinismo’ è un termine ambiguo che ha il solo
significato di avere qualcosa in comune con le idee di Darwin. Già
questo sarebbe sufficiente per non essere usato dagli scienziati e
gli insegnanti. Tuttavia, vi è un’altra ragione per
evitare l’uso del termine: esso torna utile alla campagna
creazionista che suggerisce che l’evoluzione è una
cattiva ideologia”.
“L’anno
2009 sarà una vera ‘Darwinfest’, con conferenze,
edizioni speciali, e mostre speciali che celebrano Darwin e la
biologia evoluzionistica, presso molte università, musei,
scuole, riviste divulgative e scientifiche e altre istituzioni
interessate nella scienza. Ma insieme all’aumento dei servizi
sulla vita e l’opera di Darwin, c’è da aspettarsi
un rigurgito di antievoluzionismo, dato che i creazionisti usano
l’aumentata visibilità dell’evoluzione per
‘agganciare’ le proprie idee. Semmai ci fosse un momento
di insegnamento per aumentare la comprensione della biologia
evoluzionistica, questo è il 2009. Gli insegnanti e scienziati
devono cogliere l’opportunità per pensare come
presentare meglio le idee della biologia evoluzionistica, che è
cresciuta e prosperata dai semi piantati da un eccezionale e geniale
scienziato dell’Ottocento. Solo non chiamatela darwinismo!”
Non
manca molto alla fine del 2009, quando si potrà vedere come
gli insegnanti e gli scienziati abbiano sfruttato l’eccezionale
momento. Sono curioso di vedere anche i famosi futuri sondaggi per
capire l’efficacia del “Darwinfest” nel convincere
le persone.
Nel
frattempo vorrei ribadire che gli evoluzionisti fan tutto da soli: si
sono inventati il darwinismo sociale, culturale ecc., senza che
nessuno li abbia preventivamente “demonizzati”. E il
termine “darwinismo” lo usano sempre loro, anzi, hanno
trasformato il grande naturalista inglese in icona, immagine sacra da
sventolare in giro come se fosse Marx o Che Guevara. Si sono
inventati anche il “Darwinfest” (mi piace molto il
termine). Sono loro che trasformano la teoria di Darwin in ideologia
senza alcun contributo da parte dei “creazionisti”.
Almeno che Richard Dawkins e Daniel Dennett non siano dei
creazionisti camuffati, veri e propri infiltrati: allora
smascherateli e processateli! Non sono i creazionisti a non
rispettare la scienza, ma gli evoluzionisti. Chi è che
trasforma in evento mediatico (e se mi si permette, ridicolo) una
teoria biologica? I creazionisti? Qualcuno mi spieghi perché
esiste Darwinfest, ma non c’è né Newtonfest, né
Einsteinfest, né Marconifest? Per amor di scienza? (La
risposta la lascio a Totò).
Che
poi la gente non crede all’evoluzione perché presentata
con nome sbagliato, mi sembra un’idea un po’ ingenua. Che
fosse il contenuto e non l’etichetta ad essere poco convincente
, sembra neanche sfiori il cervello della Scott, che infatti deve
essersi rivolta a qualche agente pubblicitario o esperto di
marcheting, sperando nella creazione dello spot vincente. Ad esempio,
se tu dici ad una neomamma di lavare la tettarella del biberon con la
varechina, potresti beccarti una denuncia, se invece le consigli “il
liquido speciale … per tettarelle” (che è
varechina), allora corre a comprarlo, tanto sulla confezione è
scritto che contiene ipoclorito di sodio, mica la volgare varechina!.
Intanto
il “Darwinfest” si sta svolgendo secondo il solito
copione, e non potrebbe essere altrimenti. Ci provi la Scott a
festeggiare Darwin spiegando che non festeggia Darwin, ma sta
spiegando la biologia evoluzionistica.
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