IL
DIBATTITO SUL DARWINISMO IN ITALIA E NEL MONDO/1
La
nomenclatura intellettuale italiana ignora la cultura scientifica
di
Fabrizio Fratus
Le
discussioni sull’evoluzione hanno assunto il carattere di un
dibattito intellettuale globale. Tutto è partito dagli Stati
Uniti, dove un certo creazionismo “aggressivo” ha
contestato l’insegnamento dell’evoluzione a scuola.
Appoggiato dalla maggioranza della popolazione, questo atteggiamento
ha provocato una reazione che ha visto uniti la maggioranza dei
rappresentanti delle istituzioni scientifiche, molti intellettuali
laici, gli umanisti, i paladini delle libertà e dei diritti
civili e la galassia di movimenti collegati. Il fenomeno per un po’
è sembrato americano, ma poi è diventato globale.
In
Italia non esistono creazionisti che fanno battaglie politiche simili
a quelle americane. Una delle poche Associazioni creazioniste –
la nostra – ha avuto l’apprezzamento di “ragionevolezza”
(vedi http://www.cicap.org/articoli/at101151.htm).
L’Istituzione più importante – la Chiesa cattolica
– evita di prendere posizione sulla solidità scientifica
del darwinismo e di pronunciarsi sull’insegnamento scolastico,
limitandosi a dissentire dalle premesse e dalle conclusioni
filosofiche della teoria darwiniana. Ciononostante la nomenclatura
intellettuale italiana ha aderito all’ala più dogmatica
dei difensori dell’evoluzione, aggregandosi a quella che
a tutti gli effetti è una “Internazionale atea”
che ha come esponenti più pittoreschi Richard Dawkins e Daniel
Dennet.
Mentre
in America la voce degli antievoluzionisti – pur minoritaria –
ha il massimo accesso ai mass media, e i libri fondanti il movimento
Intelligent Design sono pubblicati da case editrici grandi o
universitarie, in Italia le voci fuori dal coro sono isolate e la
visibilità è garantita solo ai paladini
dell’evoluzione. Si vede che da noi la cultura passa solo
tramite una certa specifica cerchia di intellettuali e se non si è
della “cricca” non si può avere nessun tipo di
risonanza culturale.
In
tutti i campi vi è una nomenclatura intellettuale
autoreferenziale organizzata a tal punto che ogni questione o ipotesi
non condivisa viene automaticamente oscurata e derisa. Domina il
pensiero unico. Per lo più in collegamento globale, sostenuto
proprio da coloro che contestano la globalizzazione. È
una scuola che nasce lontano ed è cresciuta nell’indifferenza.
Nel
mondo si dibatte e si discute su evoluzionismo e Intelligent Design,
su neodarwinismo e neocreazionismo, su ateismo e teismo, ma in Italia
no. Appena qualcuno fa notare che la teoria di Darwin è
in crisi in America, in Europa, in Russia ecc., la nomenclatura
intellettuale si chiude a riccio ridicolizzando coloro che fanno
notare un dato evidente a tutti, cioè che le scoperte
scientifiche hanno sviluppato correnti di pensiero che negano
“l’ideologia naturalista”.
La
cosa che ci interessa però è fare notare come
l’argomento, nel resto del mondo, sia di attualità. Solo
5 anni addietro, precisamente nel 2004, uno dei più famosi
atei al mondo, se non il più importante in quanto ha trattato
l’argomento sull’ateismo in moltissimi suoi libri
costruendone un sistema di pensiero, ha cambiato la sua visione del
mondo: da atea a teista. Parlo del filosofo Antony Flew che ha svolto
un “pellegrinaggio della ragione che lo ha condotto
dall’ateismo a Dio” come ha detto John Polkinghorne,
autore del testo “credere in Dio nell’età della
scienza”. Nel suo ultimo libro “Dio Esiste”, nel
capitolo il “nuovo ateismo”, Flew ha rimesso al proprio
posto studiosi come Dawkins e Dannet sostenendo che sono rimasti a
ragionare con la logica del Circolo di Vienna e quindi del
positivismo logico, ormai decisamente superato.
Flew
è l’autore di testi “sacri” per tutti gli
atei come: Theology and Falsification, God and Philosophy e
the Presumption of Atheism. Bertrand Russell è
sicuramente il più famoso ateo che noi conosciamo eppure non
ha scritto quasi nulla sull’ateismo, mentre Flew sull’ateismo
aveva costruito un vero e proprio sistema di pensiero. Seguace del
principio socratico di “seguire l’evidenza ovunque essa
porti” si è convertito al teismo dichiarando che
l’evidenza conduce a Dio e solo l’idea di un progettista
può spiegare l’esistenza del creato e la complessità
irriducibile dell’esistente.
Antony
Flew ha cambiato la posizione con la forza del ragionamento e
analizzando le scoperte scientifiche, e questo ha fatto infuriare gli
atei. Nel suo libro spiega dettagliatamente come le nuove scoperte
possono ricondurre solamente a Dio e come la logica non possa
sostenere nessun tipo di ateismo. Una rivoluzione. La notizia della
sua conversione è stata data il 9 dicembre del 2004
dall’agenzia di stampa Associated Press con il seguente titolo:
“Famoso ateo ora crede in Dio: uno dei principali atei del
mondo ora crede in Dio basandosi sull’evidenza scientifica”.
Ma
in Italia, la notizia, non è stata divulgata, si è
letto qualcosa ma senza nessun commento. Una notizia così
meglio farla dimenticare subito, sai mai che si possa aprire un
dibattito sull’argomento e discutere su delle certezze come la
teoria di Darwin e l’ateismo.
Ma
non solo Flew è argomento su cui aprire un dibattito. In tutto
il mondo è ormai di attualità la discussione
sul”progetto intelligente” dell’universo e del
creato. Lo stesso J. Barrow, fisico di fama mondiale e premio
Templeton nel 2006, ha dichiarato durante una discussione,
riferendosi a Dawkins: “Hai dei problemi con queste
idee (origine dell’universo e scienza), Richard, perché
non sei veramente uno scienziato. Sei un biologo”
continuando con “i biologi hanno una comprensione limitata
ed intuitiva della complessità. Sono bloccati su un conflitto
ereditato dal diciannovesimo secolo e s’interessano solo dei
risultati, di ciò che trionfa sugli altri. Ma i risultati non
dicono praticamente nulla delle leggi che governano l’universo”.
[1] Sulla stessa linea di pensiero troviamo anche Paul Davies che con
Barrow ha sviluppato le intuizioni di Einstein e altri scienziati con
la teoria sulla relazione tra la razionalità della natura e la
mente di Dio. L’elenco di scienziati teisti è lungo,
lunghissimo e sono, per la maggior parte i migliori nel loro campo.
Ma in Italia si dice che la scienza nega Dio. Non mi sembra
assolutamente che gli scienziati italiani e la nomenclatura
intellettuale del nostro speciale paese abbia fatto scoperte che
neghino l’esistenza di Dio confutando le scoperte che in tutto
il mondo portano altri scienziati a pensare ad una mente divina.
In
Italia non si parla della teoria dei fisici denominata “Mente
divina”. Il dibattito è negato e la “ragione”
è lasciata a Piergiorgio Odifreddi e i divulgatori come Piero
Angela e Cecchi Paone. Che sicuramente sono preparati e attendibili,
ma non conoscono Flew, Davies, Barrow, Penrose, Francis Collins e
tanti altri. La nostra nomenclatura intellettuale rimane chiusa per
ignoranza o faziosità, lasciando il pubblico escluso dal
dibattito culturale mondiale. Non segue le prove e i dati
scientifici, “non segue l’evidenza ovunque essa porti”.
Segue invece le interpretazioni che sono frutto di pre-giudizio
ideologico dell’800. La nostra nomenclatura scientifica non
segue l’evidenza del progetto come hanno fatto e fanno i
più grandi scienziati della storia.
[1]
Julio Vittullo-Martin, A
Scientist’s Scientist; vedi www.templeton.org/milestones
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