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LA BIBBIA E LE RADICI GIUDAICO-CRISTIANE DELL'EUROPA
di Mihael Georgiev - 26/06/09 -
 



Le radici di cui si parla molto ma si conosce poco

di Mihael Georgiev

Una parte del mondo ebraico e cristiano usa la Bibbia anche come un “manuale d’istruzione”. Tale uso, ovviamente, va bene contestualizzato e non strumentalizzato.

Il tema dell’immigrazione domina la stampa italiana ed è anche un problema europeo. Si scontrano opinioni diverse e inconciliabili tra loro. Da una parte c’è uno schieramento preoccupato a difendere le nostre radici giudaico-cristiane e promuovere politiche restrittive, che viene accusato di provocare l’emarginazione, favorire sentimenti di ostilità verso gli immigrati, la xenofobia e il razzismo. Dall’altra parte nel nome di una fratellanza laica o dovere cristiano si tende a sottolineare i diritti dei deboli in modo acritico, considerando l’accoglienza degli immigrati un dovere e ogni loro richiesta un diritto, a prescindere di qualsiasi altra considerazione.

Ebbene, nella Bibbia si trovano istruzioni precise per quanto riguarda l’immigrazione e l’integrazione degli immigrati. Ad esempio, se uno straniero voleva vivere in mezzo al popolo ebraico, gli ebrei avevano il dovere di accoglierlo, ma anche lui aveva il dovere di un certo modo di comportarsi. La riflessione che segue è stata stimolata da una citazione che ho sentito recentemente mentre ascoltavo la trasmissione del sito www.radiovocedellasperanza.it.

Circa 2600 anni fa, nel periodo tra 597 e 587 A.C., i babilonesi distrussero il Regno di Giuda e deportarono una parte degli ebrei in Babilonia. Questo fatto storico è narrato nella Bibbia ed è diventato parte della cultura italiana ed europea il 9 marzo 1842 con la prima alla scala di Milano dell’opera lirica Nabucco di Giuseppe Verdi su libretto di Temistocle Solera. Il pezzo più famoso dell’opera è il coro degli schiavi, Va’ pensiero, che ha fatto da inno risorgimentale ed è stato proposto addirittura per inno nazionale italiano. Con cuore affranto gli ebrei ricordavano la patria lontana:

Oh mia patria sì bella e perduta!

Oh membranza sì cara e fatal!

Non bisogna però confondere la cultura con le sue radici. Mentre il Nabucco di Verdi è cultura, le radici sono il racconto biblico degli eventi dell’opera. È auspicabile che qualche volta si vada oltre la cultura per arrivare alle radici, cioè alla fonte. E poiché le radici sono la Sacra Scrittura, ecco cosa troviamo. Al tempo della deportazione degli ebrei in Babilonia, il profeta a Gerusalemme era Geremia. Dio in persona dettò a Geremia una Lettera agli esiliati, che si trova nel capitolo 29 del libro di Geremia. Nel versetto 7 troviamo un preciso ordine che Dio da agli immigrati – anzi ai deportati:

Cercate il benessere del paese in cui vi ho fatto deportare. Pregate il Signore per esso, perché dal suo benessere dipende il vostro benessere.

Non c’è da equivocare o interpretare: più chiaro di così e più applicabile alla situazione attuale non si potrebbe. Questa semplice frase (forse troppo semplice) da sola distruggerebbe dibattiti, scontri e quant’altro, eppure non mi risulta che coloro che parlano tanto delle radici la conoscano. L’integrazione e l’accoglienza dipendono anche dal modo in cui gli immigrati guardano il paese dove arrivano. E la ricetta è nelle nostre comuni radici, tanto parlate quanto poco conosciute.



 

Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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