“Che cosa vedo quando osservo i
miei colleghi imbevuti di genetica? Vedo una stretta fedeltà
ad una tradizione che risale a Darwin, che funge da articolo di fede
fondamentale nell'impostazione che i genetisti danno alla
comprensione dell'evoluzionismo.
Il credo recita: abbiamo una
comprensione sostanziale di ciò che causa il cambiamento
dell'informazione genetica da una generazione all'altra nell'ambito
della selezione naturale. Punto. Fine della storia. Abbiamo una
teoria semplice ed elegante del cambiamento evolutivo e, se dobbiamo
dare retta ai genetisti (e a Darwin), non dobbiamo fare altro che
prendere questo modello, basato sulla selezione naturale del
cambiamento generazione per generazione ed esportarlo nel tempo
geologico..”
Così scrive Niels Eldredge,
famosissimo paleontologo evoluzionista nel suo testo “ripensare
Darwin” per poi proseguire e sostenere che “...l'ho
scoperto nel lontano 1960, quando tentai invano di documentare esempi
di quel genere di cambiamento lento e costante che tutti noi
pensavamo dovesse esistere, sin da quando Darwin disse che la
selezione naturale dovrebbe lasciare proprio tale segnale rivelatore
nei fossili. Scoprii invece,..., che le specie non tendono affatto a
cambiare granché, rimangono imperturbabilmente e
implacabilmente resistenti al cambiamento...” in sostanza lo
scienziato famoso per la sua teoria degli equilibri punteggiati
insieme al professor S.J Gould confessa che i fossili negano ogni
evidente sviluppo da una specie ad un'altra, cioè che la
teoria evoluzionista delle piccole variazioni non è dimostrata
empiricamente.
La teoria si basa sul fatto che ad un
cambiamento che avviene nell'ambito in cui una data specie vive la
stessa “evolve”; la specie, quindi, subisce un processo
di trasformazione per arrivare ad adattarsi alla nuova situazione. La
specie che non è in grado di adattarsi si estinguerebbe per
mezzo della selezione naturale. L'immaginazione si scontra con il
buonsenso e con la la realtà empirica in quanto sappiamo,
ormai con certezza assoluta, che nella grande maggioranza dei casi in
risposta al cambiamento le specie, semplicemente, si spostano,
emigrano, vanno a vivere in altro luogo.
Questo processo avviene per generazione
in tutte le specie e nel caso in cui la specie non riuscisse a
trovare un ambiente adatto alle sue caratteristiche si estingue.
Proprio il contrario delle teorie di Darwin e degli evoluzionisti.
La risposta dei
due ricercatori evoluzionisti (Niels Eldredge – S. J. Gould;
teoria degli equilibri punteggiati) che hanno attaccato la teoria
classica del gradualismo è un presupposto di difficile
dimostrazione che segue più un processo di evoluzione
miracolosa che di evoluzione scientifica; infatti, sostengono, che vi
sono due periodi da prendere in considerazione, uno di stasi e
l'altro di veloce speciazione. Nel primo le specie sono immobili,
cioè non hanno nessun tipo di sviluppo evolutivo ma
all'improvviso, a causa di molteplici situazioni, si sviluppano
cambiamenti evolutivi rapidi da non lasciare traccia nei fossili.
Le risposte, nel
campo dei fossili non ci sono, anzi al contrario negano ogni
possibilità evolutiva. Gli evoluzionisti continuano a
sostenere che per ora la macro-evoluzione si sviluppa in un modo a
noi sconosciuto, ma che è l'unica risposta possibile.
Le domande sono
ovvie: la scienza è osservazione? E' sperimentazione? E'
ricerca? Noi crediamo di si ma non per le teorie evoluzioniste che al
contrario crediamo appartengano ad altro settore e precisamente a
quello della “religione atea”. Le teorie evoluzioniste si
basano su processi sconosciuti che vengono presupposti e immaginati e
su un'evoluzione graduale e progressiva che non trova riscontro nei
fossili. Più che una teoria scientifica crediamo che si tratti
di un dogma naturalista. La favola dell'evoluzione da primate a uomo
sta crollando, è ormai palese che le prove di verifica
sviluppano risultati che negano ogni possibilità di evoluzione
da specie a specie.
Fino a quando gli
scienziati evoluzionisti continueranno a raccontarci questa favola?
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