Il dibattito
sull’Intelligent Design
di
Fabrizio Fratus
La
maggior parte degli oppositori delle tesi antievoluzioniste sostiene
che le teorie che fanno riferimento all’Intelligent Design
siano frutto di una trasformazione del creazionismo. Per coloro che
ritengono che l’evoluzionismo sia la spiegazione più
ovvia e l’unica ammissibile nel campo della scienza,
l’Intelligent Design nacque in reazione alla decisione della
corte suprema nel 1987 nel processo Edwars-Aguillard che si pronunciò
contro l’insegnamento del creazionismo nelle materie
scientifiche delle scuole pubbliche. Quindi, per costoro,
l’Intelligent Design non è nient’altro che un
creazionismo mascherato. Ma la realtà è ben diversa. Le
radici dell’Intelligent Design affondano nelle speculazioni
filosofiche del “progetto” di
Socrate e Platone. Da ricordare che per circa un millennio i filosofi
hanno sostenuto che la complessità del "disegno"
della natura, che opera per scopi complicati, indichi l'esistenza di
un progettista/creatore sovrannaturale; questo è noto come
l'argomento
teologico dell'esistenza di Dio. Le forme più importanti
di questa argomentazione furono espresse da Tommaso
d'Aquino nella sua “Summa
Theologica[1]”.
Lo stesso F.C.S.Shiller, studioso di Oxford, nel 1897 scrisse “non
è possibile escludere la supposizione che il processo
dell’evoluzione sia guidato da una progetto intelligente”.
Il giornalista Larry Witham, pubblicando la storia della controversia
tra evoluzionisti e creazionisti, individua le radici della nascita
dell’Intelligent Design negli anni ’50 e ’60 quando
i biochimici svelavano i segreti del DNA e scoprivano che era parte
di un complesso sistema di elaborazione dell’informazione
composto da nanotecnologie estremamente sofisticate. Il chimico e
filosofo M. Polany fu tra i primi a comprendere l’importanza di
tali scoperte e sostenne che “le macchine non possono essere
riducibili alla sola fisica e chimica e che ugualmente sono
irriducibili le strutture meccaniche degli esseri viventi.”
Partendo
dalle idee di M. Polany il biochimico M. Behe in seguito sviluppò
la teoria della “complessità irriducibile”. E’
evidente che le considerazioni degli evoluzionisti sulla nascita
dell’Intelligent Design sono solamente pretestuose e infondate
e nascono dalla volontà di non volersi confrontare con coloro
che non ritengono le teorie evoluzioniste come assolute certezze.
M.
Denton in “Evolution: A theory in Crisis”
specifica bene, con una sua affermazione, la differenza tra
creazionismo e Intelligent Design. La sua affermazione dichiara
apertamente che l’Intelligent Design non ha origine religiosa:
“La conclusione dell’esistenza di un progetto è
un’induzione a posteriori basata sulla coerente e spietata
applicazione della logica dell’analogia. Questa conclusione può
avere implicazioni religiose, ma non dipende da presupposti
religiosi.” Il creazionismo si basa su una lettura letterale
della Genesi mentre l’Intelligent Design non è basato su
presupposti religiosi ma semplicemente deduce che la migliore
spiegazione per certe caratteristiche del mondo naturale sia da
ricondurre ad una causa intelligente.
L’Intelligent
Design non prende in considerazione l’identità del
progettista e tanto meno difende la Genesi descritta nella Bibbia.
Per questi motivi uno dei più famosi
atei inglesi, il filosofo A. Flew, ha abbracciato le tesi
dell’Intelligent Design per l’origine della vita. Ma è
soprattutto il convegno tenutosi nel mese di novembre del 1996 presso
la Biola University di La Miranda[2]che
diede un marcata impronta scientifica alla battaglia anti-darwinista
dei gruppi protestanti statunitensi. L’impronta del convegno fu
assolutamente provocatoria, come dimostra il titolo stesso
dell’incontro: “Mere Creation”,
col chiaro significato che solo l’idea di creazione poteva
spiegare l’esistenza del mondo naturale, della sua varietà,
nonchè della perfezione e della sofisticazione delle forme di
Vita. Ma alla provocatorietà del convegno si accompagnò
anche la varietà delle figure che vi parteciparono: tra i 160
relatori vi furono, infatti, non solo teologi e filosofi ma anche
scienziati, tra i quali paleontologi e biologi, biochimici e
matematici, insigni titolari di cattedre delle diverse università
statunitensi che, a vario titolo, si posero quali oppositori alle
teorie darwiniane o neodarwiniane. Si aggiunga che l’ampio
risalto e la notevole importanza di tale convegno fu da ascriversi
anche al fatto che gli scienziati che vi parteciparono furono in
buona parte trentenni, vale a dire giovani menti, molte delle quali
rappresentative del mondo del lavoro e della migliore metodologia di
ricerca e di sperimentazione nei campi più avanzati della
scienza.
Tale
evento ebbe un’importanza quasi rivoluzionaria ed il
tradizionale mondo scientifico, cresciuto e permeato dalla visione
evoluzionista, sentendosi attaccato e minacciato, al fine di evitare
che le fondamenta del pensiero tradizionale potessero vacillare,
cercò di escludere ed emarginare gli oppositori delle teorie
darwiniane, accusandoli di avere un atteggiamento oscurantista e
dogmatico, ovvero di incomprensibile fideismo, fino ad arrivare a
screditarne la competenza scientifica. Grazie a nuove generazioni di
scienziati, tale accusa pare ora essersi rovesciata: oggi è
l’establishment scientifico che deve difendersi dall’accusa
di dogmatismo, di oscurantismo e di aprioristica negazione delle
prove poste a supporto scientifico della contestazione delle teorie
darwiniane. Di certo al convegno “Mere Creation”
deve riconoscersi il merito di aver dato
vita ad un florido e acceso dibattito culturale che sta sempre più
acquistando risvolti rivoluzionari ed interesse nel mondo
scientifico, occupando ormai anche le pagine di autorevoli riviste
scientifiche, come ad esempio quelle del “Boston Review”[3].
Oggi le teorie dell’Intelligent
Design sono discusse in ambito accademico ed è probabile che
saranno la nuova frontiera della scienza moderna. Da metà
degli anni ’90 del secolo scorso le teorie dell’Intelligent
Design hanno iniziato a circolare con notevole successo negli Stati
Uniti D’america. La tesi centrale della teoria è che il
“caso” e la “selezione naturale” non siano in
grado di spiegare tutte le caratteristiche degli esseri viventi,
l’origine della vita, la complessità delle specie e che
solo considerando la volontà di un disegno intelligente; di
una progettazione si poteva meglio comprendere e spiegare tutto
l’esistente.
Il
filosofo inglese A. Flew fece scalpore annunciando che le prove
empiriche erano dimostrazione che la complessità dell’universo
fosse da ritenersi opera di un’intelligenza superiore. M.
Denton[4],
con la pubblicazione del suo libro “Evolution: A theory in
Crisis”, è da
ritenersi colui che ha iniziato la rivolta, nel campo scientifico
americano, contro le teorie evoluzioniste. Il suo testo decretava che
le scoperte empiriche non dimostravano la validità scientifica
del darwinismo, ma al contrario lo bocciavano. Nel testo di Denton si
elencavano moltissimi organi che tramite piccole e successive
modificazioni non avrebbero mai potuto formarsi o funzionare.
Era
l’inizio della contestazione scientifica delle teorie
darwiniane. Per tutti coloro che non accettavano le teorie
evoluzioniste M. Denton fu da considerarsi molto importante in quanto
non era un credente ma un agnostico e non propose nessun tipo di
alternativa all’evoluzionismo, ne contestava solamente la
validità come paradigma scientifico e il suo libro fu il primo
passo per la creazione del movimento dell’Intelligent Design in
quanto era un testo rigorosamente scientifico e non contemplava
nessun tipo di creatore. Il movimento nacque grazie ad un docente di
diritto dell’Università della California, B. P.
Jonhnson[5],
che leggendo il libro di R. Dawkins, ateo e forse il più
famoso sostenitore delle teorie evoluzioniste al mondo, e il libro di
M. Denton rimase perplesso sulle argomentazioni di Dawkins e fu
colpito da quelle di Denton. Jonhnson iniziò così una
sua personale preparazione sull’argomento e terminato il suo
studio organizzò in ambito universitario convegni pubblici con
esponenti delle teorie evoluzioniste criticando il darwinismo a 360°.
Nel 1991 Jonhnson pubblicò un libro di accusa ai darwinisti
sostenendo che gli stessi non fondavano le teorie su prove
scientifiche ma su una loro aprioristica adesione al materialismo. È
nel 1996 con il biochimico M. Behe[6]
che compare la teoria chiamata “disegno
intelligente”. Sul New York Times, il professor Behe, scrisse
un articolo dal titolo: “Darwin al microscopio”
in cui spiegò che a suo giudizio
vi sono meccanismi molecolari di “irriducibile complessità”
che con il Darwinismo non possono trovare spiegazione e che solo con
l’ipotesi di un progetto intelligente potevano avere risposta.
M. Behe portò come esempio alcune funzioni cellulari e la
coagulazione del sangue. Più tardi M. Behe illustrò
meglio i suo concetti con il libro: “Darwin’s Black
Box” dove
spiegò meglio tantissimi meccanismi con cui il funzionamento
avviene dall’interazione di molte parti dell'organismo e che
solo la mancanza di una delle funzioni da parte di un organo non
avrebbe permesso il funzionamento del processo in atto. Nasce così
la teoria della “complessità Irriducibile” di M.
Behe. L’esempio di Behe per fare
comprendere al grande pubblico la sua intuizione è quello
della trappola per topi. Behe
spiega che anche una semplicissima trappola per topi, composta da
soli cinque elementi semplicissimi, per funzionare ha necessità
che i cinque lementi siano tutti funzionanti, mancandone uno soltanto
tutta la trappola diviene inutile e quindi secondo le teorie
evoluzioniste o la trappola viene messa in funzione già
completa o la selezione naturale non avrebbe mai permesso la sua
creazione. La trappola per topi ha solo cinque elementi é di
semplicissima concezione, l’organismo umano e animale è
estremamente complesso e organizzato. Per M. Behe il caso e la
selezione naturale non possono assolutamente spiegare la complessità
degli organismi. Un altro contributo di notevole importanza è
il libro del matematico W. Dembsky[7]
dal titolo “Mere Creation”
che raccoglie i migliori interventi del
convegno svoltosi nel 1997 alla Biola University di Los Angeles. Nel
suo testo W. Dembsky fa notare che in molti campi della scienza si fa
ricorso all’individuazione di un ‘intervento
intelligente, nell’archeologia con il ritrovamento di manufatti
e oggetti. Con il programma SETI per l’individuazione di
messaggi intelligenti dallo spazio. Alla decifrazione di codici
segreti, ai disegni tracciati nelle caverne. W. Dembsky spiega che
non si comprende perché la stessa metodologia non possa
ritenersi valida anche nelle scienze naturali e che il DNA, che ha
notevoli quantità di informazioni, non possa ritenersi
creazione di un “ disegno intelligente”. Nel suo libro
viene fatta anche una proposta di filtro che identifichi
statisticamente se un risultato è figlio di un prodotto
dell’intelligenza o del caso. Ad un primo livello si verifica
se l’accaduto è altamente probabile, quindi escludendo
da subito un’ipotesi di progetto intelligente. Al secondo
livello si verifica se è solo mediamente improbabile, come
esempio viene riportata una scala reale a poker. Al terzo livello
troviamo solo i risultati altamente improbabili e nel caso siano
anche “specifici” è logico supporre vi sia una
precisa volontà di progettazione. Come esempio viene riportato
che se in una partita a carte per cinque volte si verifica una scala
reale alla stessa persona in modo consecutivo è più
facile supporre con logica che non sia il caso a favorire il
giocatore; ma che il giocatore è semplicemente un baro e le
scale reali siano frutto di una sua “volontà creatrice”.
Altro
grande colpo al paradigma evoluzionista arriva dal testo di J. Wells.
Il saggio è una raccolta delle numerevoli frodi che riempiono
i testi di biologia. Icone che da decenni sono descritte nei testi di
biologia per illustrare la veridicità dell’evoluzionismo:
l’esperimento di S. Miller sull’origine della vita,
l’albero della vita darwiniano, gli embrioni di E. Haeckel e
l’archaepterix (l’ipotetico anello di congiunzione tra
rettili e uccelli).
L’esperimento
di Miller non riuscì a creare la vita da un brodo primordiale
ma riuscì solamente a fare scaturire un aminoacido. In oagni
caso vi fu un progetto intelligente ad organizzare l’esperimento,
Miller stesso. L’albero della vita darwiniano non ha nessun
raffronto con le scoperte della paleontologia in quanto ancora oggi
non vi sono stati ritrovamenti di anelli di congiunzione tra specie e
specie. Al contrario dalla paleontologia e dai fossili sembrerebbe
che le molteplici specie compaiano all’improvviso completamente
formate. L’archaepterix, come si è scoperto era
solamente un uccello estinto.
Forse,
però, la presenza degli embrioni di E. Haeckel è ancora
più grave; il genetista voleva dimostrare l’origine
comune di tutti i viventi tramite la rassomiglianza tra differenti
specie nella prime fasi di vita e comparando i differenti embrioni
riprodurre il meccanismo generale di evoluzione da “uno stadio
indifferenziato ad uno differenziato”. Ci si scorda si scrivere
che E. Haeckel aveva alterato di proposito i disegni degli embrioni e
che scelse degli esempi di comodo in diverse fasi del loro sviluppo.
Dopo il processo alle scimmie[8],
a parti invertite, lo scorso dicembre a Harrisburg[9],
si è tenuto il processo contro l’insegnamento delle
teorie dell’intelligent designer. Questo processo è
servito a fare conoscere in tutto il mondo il dibattito di carattere
scientifico/culturale che sta investendo il mondo scientifico
americano. In America, il dibattito, è a tutti i livelli,
accademico, scolastico e pubblico.
[1]
La Summa Theologica fu
composta da Tommaso in sette anni, dal 1266 al 1273 circa, e consta
di ben 512 questioni; Dio appare come causa efficiente e finale di
tutte le cose . Questa struttura, di forte sapore neoaristotelico, è
inquadrabile nello schema della storia sacra, che va dalla
creazione, all'incarnazione fino al giudizio finale.
[2]
California, Università di Biola, dal 14 al 17 novembre 1996
[3]
Autorevolissima rivista del M.I.T. (Massachussets Istitute of
Technology)
[4]
Lureato in biologia molecolare nel suo testo conclude
così: “L’universalità della
perfezione e il fatto che dovunque guardiamo, non importa quanto
profondamente o quanto lontano, troviamo un’eleganza ed una
ingenuità di una qualità trascendente, che mitiga
contro l’idea [che tutto è il risultato di] caso… a
fianco del livello di ingenuità e complessità esibito
dalle macchine molecolari della vita, perfino i nostri manufatti più
avanzati sembrano malfatti. Ci sentiamo umiliati, tanto quanto
si sentirebbe l’uomo neolitico alla presenza della tecnologia
del ventesimo secolo… Sarebbe illusorio pensare che ciò
che vediamo nel presente superi di una sola frazione la totalità
del disegno biologico. Praticamente in ogni settore di ricerca
biologica fondamentale i livelli di disegno e di complessità
si rivelano più sofisticati man mano che si scoprono, sempre
a una frequenza che aumenta parallelamente”.
[5]
Professore di legge presso l'Università di Berkeley, USA,
autore del libro uscito nel 1991 e in seconda edizione aggiornata
nel 1993, Darwin on Tria
[6]
M. Behe, Darwin's Black
Box: The Biochemical Challenge to evolution, New York, Simon &
Shuster, 1998.
[7]
William Dembski, 1998. The Design Inference.
Cambridge University Press
[8]
John Thomas Scopes (3
agosto 1900
- 1970),
insegnante statunitense.All'età di 24 anni, il 25
maggio 1925,
fu accusato e processato per violazione del Tennessee's
Butler Act, che
proibiva di insegnare la supplenza di biologia,
avendo egli in realtà un incarico da allenatore di football
americano. Nello
storico processo chiamato "Scopes Monkey Trial" (Processo
delle scimmie), fu
difeso da Clarence
Darrow e altri
dell'ACLU
(American Civil Liberties Union) ed
accusato da William
Jennings Bryan, poi
candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Il verdetto finale fu
di colpevolezza e John Scopes fu multato per 100 dollari, sentenza
che fu poi rivista ed annullata per un vizio di forma. Dopo il
processo, Scopes fu prevalentemente impiegato nell'industria del
petrolio
nel suo paese e in Venezuela.
Si tenne a debita distanza dalle scuole.
[9]
Nella primavera del 2004 William Buckingham, a
capo della commissione scolastica del distretto di Dover,
Pennsylvania, annunciò che il nuovo libro di testo delle high
school avrebbe reso conto della teoria del “disegno
intelligente” a fianco di quella sull’evoluzione. Né
nacque una controversia legale che il 26 settembre del 2006 arrivò
davanti alla Corte federale di Harrisburg, dove si aprì il
processo “Kitzmiller et al vs. Dover Area School District”.
Il processo si è concluso con la constatazione che William
Buckingham andava contro il primo
emendamento della Costituzione americana che vieta di impartire
insegnamenti motivati in senso religioso o che hanno come effetto
quello di diffondere una fede.
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