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LA BIBBIA E LE ORIGINI
di Mihael Georgiev 07/10/08
 

LA BIBBIA E LE ORIGINI


di Mihael Georgiev


I primi undici capitoli della Genesi contengono il racconto della storia della creazione e delle fasi iniziali della vita sulla Terra. Fra i cristiani, tale racconto è stato creduto come la sintesi della vera storia della Terra per duemila anni, mentre fra gli ebrei naturalmente lo è stato da molto prima . Per lungo tempo quest’antica fede ha dunque resistito alle teorie alternative formulate dai filosofi greci, sia quelle idealiste dei platonici (in fondo panteiste), sia quella dell’evoluzione materialista degli epicurei e di Lucrezio.

Le cose sono cambiate a partire dalla metà dell’Ottocento, quando l’evoluzione materialista degli antichi greci è stata riproposta – questa volta come scienza e non più come mera filosofia – con una serie di teorie nelle diverse branche delle scienze naturali, in primo luogo la geologia e la biologia. L’affermarsi di tali teorie ha messo in dubbio il racconto della Genesi, costringendo i credenti ad una presa di posizione nei confronti della nuova concezione evoluzionista del mondo.

Il mondo religioso, semplificando, ha risposto alla sfida in due modi. Da una parte col rifiuto delle nuove teorie, motivato dall’accettazione dogmatica del racconto biblico e/o per l’inconsistenza scientifica delle teorie evoluzioniste. Un altro modo di rispondere è stato quello di reinterpretare il racconto biblico alla luce delle teorie evoluzioniste, nella ricerca di un compromesso che lasciasse a Dio un qualche ruolo di guida nel processo evolutivo.

Queste due opzioni sono le uniche possibili, per cui sono presenti a tutt’oggi e dividono trasversalmente il mondo delle religioni monoteiste. La seconda opzione obbliga però a considerare il racconto della Genesi non più come storiografico e rivelato, ma come mitologico e frutto dell’invenzione umana. Tale opinione, promossa con convinzione ed anche in buona fede da eminenti teologi di ogni appartenenza, è curiosamente identica a quella che hanno della Bibbia i più convinti e militanti tra gli atei. Questa paradossale sintonia tra teologi e atei ha avuto una conferma nel sottostante episodio.

Stavo ascoltando una lezione di un eminente fisico e teologo, nonché sacerdote, sul rapporto tra Bibbia e scienza, tenuta presso un’Università estera. Il docente sosteneva che è assurdo cercare di armonizzare la Genesi con la scienza, perché il primo capitolo della Genesi – e in generale tutti i testi biblici relativi al mondo fisico – non vanno intesi per ciò che raccontano, ma vanno interpretati come miti o metafore. Per spiegare perché il significato letterale di tali testi sarebbe assurdo e offensivo per l’intelligenza umana, ha citato ed analizzato i seguenti due versetti biblici.

Il primo si trova in Genesi 2,2-3: «Allora Dio nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto». Per l’oratore questi versetti erano quanto di più insensato e ridicolo si possa concepire: una descrizione antropomorfica di un Dio che, per aver pronunciato una breve frase al giorno per sei giorni consecutivi, era così stanco da avere bisogno dell’intero settimo giorno per riposarsi.

Nonostante le due lauree e l’abito talare, al professore non è venuto in mente che c’era un’altra possibilità, cioè che ridicolo non fosse il testo, ma l’interpretazione datane. Personalmente propendo per la seconda opzione. Il testo infatti non dice che Dio era stanco, lo dice semmai l’interpretazione caricaturale dell’oratore. Se vogliamo sapere dalla Bibbia qualcosa sulle caratteristiche di Dio, ci sono decine di versetti che Lo descrivono come “onnipotente” (in uno dei programmi di ricerca ho trovati ben 81 versetti!); scendendo nei dettagli, basterebbe leggere Isaia 40,28: «Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra. Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è imperscrutabile». Per interpretare Genesi 2,2-3 in quel modo, perciò, occorrerebbe prima spazzare via dalla Bibbia almeno 80 versetti! O forse occorrerebbe conoscere meno la fisica e la teologia, ma più la Bibbia stessa.

Il modo in cui il professore ha messo in ridicolo il testo biblico ha richiamato alla mia memoria la “Bibbia per i non credenti”, pubblicata nell’Unione Sovietica, che da ragazzo avevo letto in russo: un libro scritto con lo scopo di mettere in ridicolo la Bibbia e che descriveva un creatore sfinito, avente bisogno di riposo. Impressionante davvero: identica la tecnica che consiste nel creare (dal testo) un avversario di comodo da mettere poi in ridicolo. Atei militanti e scienziati sacerdoti che recitano lo stesso copione! Mi ha ricordato anche la trasmissione TV “L’infedele” di Gad Lerner, dove Francesco Cavalli Sforza (figlio del più noto Luigi Luca) chiedeva se la Bibbia, precisando che Dio aveva le mani, indicasse anche l’eventuale taglio delle unghie: cosa che ha indignato persino Gad Lerner.

Forse la sintonia tra atei e scienziati sacerdoti non è né paradossale né casuale, ma è il prodotto naturale di uno specifico metodo di lettura. Come per qualsiasi testo, anche della Bibbia ci si può interessare per cercare di capirla, oppure per criticarla: il risultato della lettura dipenderà dal metodo. Forse alcune persone di altissima istruzione teologica, scientifica e filosofica sono portate alla lettura critica per una deformazione professionale, finendo paradossalmente a trarne le stesse conclusioni degli avversari dichiarati della Bibbia.

Il conferenziere, per la sua seconda illustrazione, ha usato Salmo 93,1, dov’è scritto che il Signore «rende saldo il mondo» e perciò il mondo «non sarà mai scosso». Anche questo verso, secondo il professore, affermerebbe una cosa assurda e precisamente che la Terra non si muove. Basterebbe però leggere il versetto successivo, dove la stessa espressione è usata per il trono di Dio («Saldo è il tuo trono») o Salmo 16,8, dove il salmista, sentendosi sicuro perché protetto da Dio, afferma «non posso vacillare». Significa allora che, oltre alla Terra, sono immobili o paralizzati anche Dio ed il salmista?

Insomma, non è risultato ridicolo il testo biblico, ma la sua interpretazione. In altri casi vengono attribuiti alla Bibbia concetti formulati altrove, come quello della Terra immobile che è semmai proposto dal sistema tolemaico e non dalla Bibbia.

Queste argomentazioni contro la veridicità dei racconti biblici hanno rafforzato la mia convinzione sulla correttezza dell’interpretazione cosiddetta “letterale” dei primi 11 capitoli della Genesi; interpretazione basata su un racconto che ha un valore storiografico che molti studiosi e teologi di tutti i tempi hanno confermato.(1) Considerando poi l’inconsistenza delle teorie alternative sulle origini, rimango un creazionista biblico intellettualmente soddisfatto.


(1) si consiglia di leggere il libro di A.Terino: LE ORIGINI: BIBBIA E MITOLOGIA



 

Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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