LA BIBBIA E LE
ORIGINI
di Mihael
Georgiev
I primi undici
capitoli della Genesi contengono il racconto della storia della
creazione e delle fasi iniziali della vita sulla Terra. Fra i
cristiani, tale racconto è stato creduto come la sintesi della
vera storia della Terra per duemila anni, mentre fra gli ebrei
naturalmente lo è stato da molto prima . Per lungo tempo
quest’antica fede ha dunque resistito alle teorie alternative
formulate dai filosofi greci, sia quelle idealiste dei platonici (in
fondo panteiste), sia quella dell’evoluzione materialista degli
epicurei e di Lucrezio.
Le cose sono
cambiate a partire dalla metà dell’Ottocento, quando
l’evoluzione materialista degli antichi greci è stata
riproposta – questa volta come scienza e non più come
mera filosofia – con una serie di teorie nelle diverse branche
delle scienze naturali, in primo luogo la geologia e la biologia.
L’affermarsi di tali teorie ha messo in dubbio il racconto
della Genesi, costringendo i credenti ad una presa di posizione nei
confronti della nuova concezione evoluzionista del mondo.
Il mondo religioso,
semplificando, ha risposto alla sfida in due modi. Da una parte col
rifiuto delle nuove teorie, motivato dall’accettazione
dogmatica del racconto biblico e/o per l’inconsistenza
scientifica delle teorie evoluzioniste. Un altro modo di rispondere è
stato quello di reinterpretare il racconto biblico alla luce delle
teorie evoluzioniste, nella ricerca di un compromesso che lasciasse a
Dio un qualche ruolo di guida nel processo evolutivo.
Queste due opzioni
sono le uniche possibili, per cui sono presenti a tutt’oggi e
dividono trasversalmente il mondo delle religioni monoteiste. La
seconda opzione obbliga però a considerare il racconto della
Genesi non più come storiografico e rivelato, ma come
mitologico e frutto dell’invenzione umana. Tale opinione,
promossa con convinzione ed anche in buona fede da eminenti teologi
di ogni appartenenza, è curiosamente identica a quella che
hanno della Bibbia i più convinti e militanti tra gli atei.
Questa paradossale sintonia tra teologi e atei ha avuto una conferma
nel sottostante episodio.
Stavo ascoltando una
lezione di un eminente fisico e teologo, nonché sacerdote, sul
rapporto tra Bibbia e scienza, tenuta presso un’Università
estera. Il docente sosteneva che è assurdo cercare di
armonizzare la Genesi con la scienza, perché il primo capitolo
della Genesi – e in generale tutti i testi biblici relativi al
mondo fisico – non vanno intesi per ciò che raccontano,
ma vanno interpretati come miti o metafore. Per spiegare perché
il significato letterale di tali testi sarebbe assurdo e offensivo
per l’intelligenza umana, ha citato ed analizzato i seguenti
due versetti biblici.
Il primo si trova in
Genesi 2,2-3: «Allora Dio nel settimo giorno portò a
termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno
da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò,
perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando
aveva fatto». Per l’oratore questi versetti erano quanto
di più insensato e ridicolo si possa concepire: una
descrizione antropomorfica di un Dio che, per aver pronunciato una
breve frase al giorno per sei giorni consecutivi, era così
stanco da avere bisogno dell’intero settimo giorno per
riposarsi.
Nonostante le due
lauree e l’abito talare, al professore non è venuto in
mente che c’era un’altra possibilità, cioè
che ridicolo non fosse il testo, ma l’interpretazione datane.
Personalmente propendo per la seconda opzione. Il testo infatti non
dice che Dio era stanco, lo dice semmai l’interpretazione
caricaturale dell’oratore. Se vogliamo sapere dalla Bibbia
qualcosa sulle caratteristiche di Dio, ci sono decine di versetti che
Lo descrivono come “onnipotente” (in uno dei programmi di
ricerca ho trovati ben 81 versetti!); scendendo nei dettagli,
basterebbe leggere Isaia 40,28: «Dio eterno è il
Signore, creatore di tutta la terra. Egli non si affatica né
si stanca, la sua intelligenza è imperscrutabile». Per
interpretare Genesi 2,2-3 in quel modo, perciò, occorrerebbe
prima spazzare via dalla Bibbia almeno 80 versetti! O forse
occorrerebbe conoscere meno la fisica e la teologia, ma più la
Bibbia stessa.
Il modo in cui il
professore ha messo in ridicolo il testo biblico ha richiamato alla
mia memoria la “Bibbia per i non credenti”, pubblicata
nell’Unione Sovietica, che da ragazzo avevo letto in russo: un
libro scritto con lo scopo di mettere in ridicolo la Bibbia e che
descriveva un creatore sfinito, avente bisogno di riposo.
Impressionante davvero: identica la tecnica che consiste nel creare
(dal testo) un avversario di comodo da mettere poi in ridicolo. Atei
militanti e scienziati sacerdoti che recitano lo stesso copione! Mi
ha ricordato anche la trasmissione TV “L’infedele”
di Gad Lerner, dove Francesco Cavalli Sforza (figlio del più
noto Luigi Luca) chiedeva se la Bibbia, precisando che Dio aveva le
mani, indicasse anche l’eventuale taglio delle unghie: cosa che
ha indignato persino Gad Lerner.
Forse la sintonia
tra atei e scienziati sacerdoti non è né paradossale né
casuale, ma è il prodotto naturale di uno specifico metodo di
lettura. Come per qualsiasi testo, anche della Bibbia ci si può
interessare per cercare di capirla, oppure per criticarla: il
risultato della lettura dipenderà dal metodo. Forse alcune
persone di altissima istruzione teologica, scientifica e filosofica
sono portate alla lettura critica per una deformazione professionale,
finendo paradossalmente a trarne le stesse conclusioni degli
avversari dichiarati della Bibbia.
Il conferenziere,
per la sua seconda illustrazione, ha usato Salmo 93,1, dov’è
scritto che il Signore «rende saldo il mondo» e perciò
il mondo «non sarà mai scosso». Anche questo
verso, secondo il professore, affermerebbe una cosa assurda e
precisamente che la Terra non si muove. Basterebbe però
leggere il versetto successivo, dove la stessa espressione è
usata per il trono di Dio («Saldo è il tuo trono»)
o Salmo 16,8, dove il salmista, sentendosi sicuro perché
protetto da Dio, afferma «non posso vacillare». Significa
allora che, oltre alla Terra, sono immobili o paralizzati anche Dio
ed il salmista?
Insomma, non è
risultato ridicolo il testo biblico, ma la sua interpretazione. In
altri casi vengono attribuiti alla Bibbia concetti formulati altrove,
come quello della Terra immobile che è semmai proposto dal
sistema tolemaico e non dalla Bibbia.
Queste
argomentazioni contro la veridicità dei racconti biblici hanno
rafforzato la mia convinzione sulla correttezza dell’interpretazione
cosiddetta “letterale” dei primi 11 capitoli della
Genesi; interpretazione
basata su un racconto che ha un valore storiografico che molti
studiosi e teologi di tutti i tempi hanno confermato.(1)
Considerando poi l’inconsistenza delle teorie alternative sulle
origini, rimango un creazionista biblico intellettualmente
soddisfatto.
(1) si consiglia di leggere il libro di A.Terino: LE ORIGINI: BIBBIA
E MITOLOGIA
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