Importanti scienziati italiani hanno
scritto delle critiche alle teorie sull'origine spontanea della vita (vedi ad
es. l'articolo di Giulio
Dante Guerra sul sito di Alleanza Cattolica). Qui proponiamo invece un
articolo tratto dalla rivista CRSQ della Creation
Research Society, Volume 38, Settembre 2001, pag.75. La traduzione è stata
curata da Fabio Lugaresi. Il titolo originale è "The Spontaneous Generation
Hypothesis"
Sommario
Mentre la nostra conoscenza dei segreti microscopici della vita è in
continuo progresso, è istruttivo riflettere sulla storia dell'ipotesi della
generazione spontanea per verificare se le scoperte scientifiche stiano di fatto
progredendo nel modo predetto da un anti-creazionista circa venti anni fa:
Se
la mia tesi sarà dimostrata, la prossima volta che udrete i creazionisti parlare
dell' "impossibilità" di costruire una particolare proteina, …potrete sorridere
in modo beffardo e riconoscere quanto essi siano lontani dalla realtà. … Dato il
rapido progresso nella nostra comprensione della biologia molecolare, non ho
dubbi che presto giungeranno spiegazioni soddisfacenti a questo problema.
(Doolittle, 1983, p. 96).
I Concetti Della Generazione Spontanea
Aristotele (384-322 a.C.), filosofo e scienziato greco, espresse
l'ipotesi che la materia in decomposizione potesse trasformarsi, attraverso l'
"azione spontanea della Natura", in animali viventi. Gli scienziati classici,
fino a soltanto 200 anni fa, credevano nel vitalismo, l'idea che la materia non
vivente come lo sporco e umido fieno, o la carne in decomposizione, avessero
un'innata vitalità, tale da dar luogo spontaneamente a forme di vita "semplici".
Francisco Redi è ricordato per i suoi esperimenti, nel diciottesimo secolo, con
cui dimostrò che i vermi non derivavano dalla carne, ma dalle mosche che vi
avevano depositato sopra le uova. Negli anni '60 del diciannovesimo secolo,
Louis Pasteur condusse la sua famosa confutazione scientifica della generazione
spontanea, in cui sterilizzò e sigillò contenitori di sostanze nutritive,
dimostrando che solo la vita genera la vita - la legge della biogenesi.
Riflettendo su questo, Wald (un sostenitore della generazione spontanea) nota:
Noi raccontiamo questa storia agli studenti principianti di biologia,
come se rappresentasse un trionfo della ragione sul misticismo. In effetti, si
tratta quasi del contrario. L'opinione ragionevole era quella di credere nella
generazione spontanea; l'unica alternativa, credere in un singolo, primario atto
di creazione soprannaturale. Non c'è una terza posizione. Per questa ragione
molti scienziati un secolo fa scelsero di considerare il credere nella
generazione spontanea come una 'necessità filosofica'. È un sintomo della
povertà filosofica del nostro tempo che questa necessità non sia più apprezzata.
La maggior parte dei biologi moderni, avendo assistito con soddisfazione al
crollo dell'ipotesi della generazione spontanea, non volendo però accettare
l'alternativa della creazione speciale, sono rimasti senza nulla. (Wald, 1954,
p. 46).
I
darwinisti, alla ricerca di questa "necessità filosofica", il naturalismo, hanno
investito grandi sforzi nel tentativo di colmare il vuoto tra ciò che non ha
vita e la vita stessa, sia sul campo che in laboratorio. Tra la fine del
diciannovesimo e l'inizio del ventesimo secolo, la speranza era quella di
trovare quegli "intermedi" tra la rozza chimica e la cellula. Luminari
dell'evoluzionismo come Haeckel e Huxley offrirono un supporto incondizionato al
Bathybius, lo strato melmoso del fondo oceanico che per un tempo si pensò
essere vivente. Anche l' Eozoon, un prodotto di una roccia metamorfica,
una volta si supponeva essere organico. "Eozoon entrò nella quarta edizione
dell' Origine delle specie con la benedizione della firma di Darwin: 'È
impossibile avere dubbi sulla sua natura organica' (Gould, 1980, p. 239).
Successivamente gli evoluzionisti spostarono il loro sforzo verso la
sintesi della vita in laboratorio. Le idee di J. B. S. Haldane negli anni '20,
ispirarono l'espressione "brodo primordiale" e gli esperimenti sulle origini
della vita erano progettati per ricreare le condizioni primitive della terra.
Anche se gli scienziati avessero avuto successo in questo tentativo, ciò non
avrebbe dimostrato con certezza che la vita sia potuta sorgere senza
l'intervento intelligente in un ambiente naturale ostile. Ad oggi, essi hanno
fallito completamente. "Inoltre, nessuna evidenza geologica indica che un brodo
organico, nemmeno un minuscolo stagno organico, sia mai esistito su questo
pianeta." (Thaxton, et al., 1992, p. 66). Ci fu un'euforia di breve durata
grazie agli esperimenti del brodo prebiotico di Miller negli anni '50. Bollendo
e caricando elettricamente una miscela di metano, ammoniaca, idrogeno e acqua,
si producevano alcuni amminoacidi. Ma il lavoro successivo mise in luce solo
nuove barriere tra la chimica complessa e la più semplice vita possibile.
Trovare i mattoni da costruzione non risolve il problema, come trovare le pietre
non può spiegare la produzione naturalistica di un'antica cattedrale.
Nell'autunno del 1976, a dispetto delle grandiose predizioni di
astronomi come Carl Sagan, la missione Viking su Marte fallì nel rilevare
la minima traccia di vita. Iniziarono finalmente ad essere riconosciute le
difficoltà statistiche. Wilson illustra una piccola parte del problema
probabilistico, concentrando l'attenzione sui 10 enzimi coinvolti nella
glicolisi:
Si calcola che la polimerizzazione casuale e non diretta di questi
enzimi da una miscela dei venti amminoacidi, avviene con una probabilità intorno
a 10-1000. Anche con tassi di polimerizzazione relativamente veloci e su una
scala temporale di un miliardo di anni, si è stabilito che la probabilità che
anche una sola copia di ciascuno di questi enzimi si produca spontaneamente, è
infinitesima. La probabilità totale non migliora di molto anche se viene
considerato solo uno dei dieci enzimi e, naturalmente, diventa ridicolmente
trascurabile per le migliaia di enzimi differenti in un tipico batterio.
(Wilson, 1983, pp. 95-96).
La Teoria Del Disegno Intelligente
Come risultato di tali calcoli, alcuni scienziati abbracciarono la
teoria del Disegno Intelligente, asserendo che sistemi biologici complessi non
sarebbero mai sorti in maniera naturale. Perfino evoluzionisti molto autorevoli,
come Hoyle, determinarono che le probabilità di abiogenesi (la prima vita
derivante da materia non vivente) su questa terra sono così fenomenologicamente
basse che postularono la vita proveniente dallo spazio (panspermia):
Non so quanto tempo passerà prima che gli astronomi riconoscano in
modo generale che dal punto di vista combinatorio nemmeno uno tra le molte
migliaia di biopolimeri da cui dipende la vita, potrebbe essere raggiunto
attraverso un processo naturale qui sulla terra. Gli astronomi avranno qualche
difficoltà a capire questo perché avranno l'assicurazione dei biologi che le
cose non stanno in questo modo. Gli 'altri' sono un gruppo di persone che
credono, piuttosto apertamente, nei miracoli matematici. Essi sostengono il
credo che, nascosta nella natura, al di fuori della fisica che conosciamo noi,
ci sia una legge che compie miracoli (a patto che i miracoli siano d'aiuto alla
biologia). Questa curiosa situazione risiede curiosamente su una professione che
a lungo è stata dedicata a trovare spiegazioni logiche ai miracoli biblici. …Ciò
è abbastanza, tuttavia, per gli esecutori dei moderni miracoli matematici, che
si trovano sempre a vivere agli estremi confini della termodinamica. …La nozione
che si potrebbe giungere non solo ai biopolimeri, ma al programma operativo di
una cellula vivente, per caso, in un brodo organico primordiale qui sulla Terra
non ha evidentemente affatto senso. La vita deve essere chiaramente un fenomeno
cosmico (Hoyle, 1981, pp. 526-527)
Yockey mostra che Hoyle non è solo:
La fede nelle dottrine infallibili e complete del materialismo
dialettico, gioca un ruolo cruciale negli scenari dell'origine della vita, e
specialmente in esobiologia e nella sua definitiva conseguenza: la dottrina
della civilizzazione extraterrestre avanzata. Che la vita deve esistere da
qualche parte nel sistema solare su 'pianeti altrove idonei' è ampiamente e
tenacemente creduto a dispetto della mancanza di evidenze o addirittura
dell'abbondante evidenza contraria. (Yockey, 1981, pp. 27-28).
La
più recente chimica dell'origine della vita, dai "proteinoidi" che si pensava si
fossero formati sull'orlo di un vulcano, al mondo del RNA che precede il DNA,
alle nuove idee circa le crete minerali inorganiche, è stata studiata con grande
attenzione. Il totale fallimento di queste teorie è evidenziato dagli
evoluzionisti seguaci di Gould, che credono in una sorta di predestinazione
biochimica, una vaga reminescenza del vitalismo. Dopo aver constatato l'evidenza
che la vita sulla terra iniziò molto prima di quanto si pensava, Gould affermò:
"…Non so che messaggio leggere in questa scala temporale, se non la proposizione
che la vita, sorta il prima possibile, era chimicamente destinata a realizzarsi,
e non il risultato casuale di improbabilità accumulate." (Gould, 1990, pp.
16-17). Dato che processi noti fallivano nel razionalizzare un'origine
naturalistica della vita, i proponenti del naturalismo furono forzati
(attraverso i dati e le loro predisposizioni filosofiche) a ritrattare le
asserzioni non provabili, che processi deterministici sconosciuti fossero
sufficienti. Il premio Nobel DeDuve concorre con Gould:
Un'altra lezione dell'Età della Chimica è che la vita è il prodotto
di forze deterministiche. La vita fu costretta a sorgere rapidamente sotto la
pressione delle condizioni dominanti, e sorgerà similmente ovunque e
ogniqualvolta si otterranno le medesime condizioni… La vita e la mente non
emergono come risultato di casualità bizzarre, ma come manifestazione naturale
della materia, scritta nella fabbrica dell'universo. (DeDuve, 1996, pp.
xv-xviii).
Più
recentemente Paul Davies immaginava che:
Una certa sorta di processi fisici autonomamente organizzatisi
potrebbero dar luogo ad un sistema fisico al di sopra di una certa soglia di
complessità, al qual punto questa nuova edizione delle "leggi della complessità"
inizierebbe a manifestarsi, conferendo al sistema un effetto inatteso di
auto-organizzazione e auto-complessivizzazione… Sotto tali leggi, il sistema
potrebbe rapidamente dirigersi verso la vita. (Davies, 1999, p. 259).
ReMine indica che "Ciò si limita semplicemente a sostituire le
antiche, sconosciute forze fisiche con nuove, sconosciute forze
'naturalistiche'. (ReMine, p. 95).
La
citazione di Hoyle di cui sopra si riferisce alle leggi della termodinamica.
Queste sono state applicate alla complessità biologica nel campo nascente della
teoria dell'informatica. In modo molto simile in cui sistemi complessi di
istruzioni comandano i computer, i sistemi viventi vengono costruiti usando
vaste librerie di informazioni immagazzinate nel codice genetico. La teoria
dell'informatica predice che proprio come le routine utili ai computer non
sorgeranno in modo casuale, così gli incrementi nelle informazioni che il DNA
deve codificare per le funzioni biologiche non accadranno senza un intervento
intelligente. Persino evoluzionisti come Davies riconoscono il problema:
La teoria della comunicazione - o teoria dell'informatica, come è
nota oggi - afferma che il rumore distrugge le informazioni, e che il processo
inverso, la creazione dell'informazione attraverso il rumore, sarebbe un
miracolo. Un messaggio che emerge spontaneamente dalle onde radio sarebbe
sorprendente come la marea che crei orme sulla spiaggia. Torniamo allo stesso
vecchio problema: la seconda legge della termodinamica insiste che le
informazioni non possano sgorgare più spontaneamente di quanto il calore possa
fluire dal corpo più freddo a quello più caldo. (Davies, pp. 56-57).
Behe osserva che la teoria del disegno intelligente non ha bisogno di
invocare il soprannaturale per presentare un argomento che spieghi la creazione
di questi sistemi biologici. Dopo aver discusso l'intervista del 1992 di Sir
Francis H. C. Crick in Scientific American, in cui vengono esplorate le
sue convinzioni esposte in "Directed Panspermia", Behe spiega:
La ragione primaria per cui Crick accetta questo punto di vista
ortodosso è che egli giudica l'origine non diretta della vita un ostacolo
virtualmente insormontabile, se si vuole una spiegazione naturalistica. Per i
nostri scopi presenti, la parte interessante dell'idea di Crick è il ruolo degli
alieni, che egli ipotizza abbiano inviato batteri sulla terra. Ma lui poteva con
altrettanta evidenza dire che gli alieni in effetti progettarono quei sistemi
biochimici irriducibilmente complessi della vita che inviarono qui, e
progettarono anche i sistemi irriducibilmente complessi che si svilupparono
successivamente. La sola differenza è il passaggio al postulato che gli alieni
costruirono la vita, mentre Crick originariamente speculò che essi la inviarono
qui. Non è un salto molto azzardato, tuttavia, dire che una civiltà capace di
inviare astronavi su altri pianeti sia anche in grado di progettare la vita -
specialmente se tale civiltà non è mai stata osservata. Disegnare la vita, si
potrebbe osservare, non richiede necessariamente abilità soprannaturali;
richiede piuttosto molta intelligenza. Se uno studente laureato in un moderno
laboratorio terrestre può pianificare e realizzare una proteina artificiale che
fissi l'ossigeno, allora non c'è nessuna barriera logica a pensare che una
civiltà avanzata su un altro mondo possa progettare cellule artificiali dal
nulla. (Behe, 1998, pp. 248-249).
Conclusione
Diventa ora chiaro che anche per il naturalista impegnato, ci sono
molte più alternative razionali rispetto agli scenari di generazione spontanea.
Ma qualcuno potrebbe obiettare che questa soluzione che coinvolge il disegno
intelligente della vita sulla terra lasci ancora irrisolto il problema della
vita iniziale. Behe risponde che il viaggio nel tempo (che permette agli
ingegneri del futuro di seminare la vita) è stato seriamente proposto da alcuni
fisici; oppure che i naturalisti possono postulare che la vita aliena sia così
radicalmente differente da qualsiasi cosa abbiamo conosciuto che non esibirebbe
le caratteristiche progettuali della biologia empirica. Per coloro la cui
predisposizione filosofica non preclude la considerazione dell'intervento
soprannaturale, la conclusione più ragionevole da trarre dall'annosa ricerca
sull'ipotesi della generazione spontanea è che il fenomeno della vita implica un
Creatore. Dembski nota che ci sono solo "due opinioni: o il mondo deriva il suo
ordine da una sorgente ad esso esterna (una 1° creazione) oppure possiede un suo
ordine intrinseco, cioè, senza impartizione dall'esterno." Nel presentare la sua
"Legge della Conservazione dell'Informazione" conclude: "l'unica considerazione
coerente d'informazione è il progetto". (Dembski, 1999, pp. 15, 99). Dopo aver
narrato l'azione creativa di Dio, le scritture chiariscono che "In lui era la
vita; e la vita era la luce degli uomini." (Giovanni 1:4). Indipendentemente
allora dal punto di vista metafisico di una persona, è giunto il tempo in cui le
ipotesi coinvolgenti la generazione spontanea della vita come la conosciamo
muoia di una morte naturale.
Riconoscimenti
Ringrazio in particolar modo Walter ReMine per gli illuminanti
commenti sulle bozze di questo articolo. Sono anche debitore ai revisori per i
preziosi suggerimenti.
Riferimenti
Behe, Michael J. 1998. Darwin's black box. The Free Press, New
York.
Davies, Paul. 1999. The fifth miracle: the search for the origins
of life. The Penguin Group, New York.
DeDuve, Christian. 1996. Vital Dust. Basic Books, New York.
Dembski, William A. 1999. Intelligent design: the bridge between
science and theology. InterVarsity Press, Downer's Grove, IL.
Doolittle, Russel F. 1983. Probability and the origin of life.
Scientists Confront Creationism, Laurie R. Godfrey (editore). W. W. Norton, New
York.
Gould, Stephen J. 1980. The panda's thumb. W. W. Norton, New
York.
Gould, Stephen J. 1990. Enigmas of the small shellies. Natural
History. Ottobre: 16-17.
Hoyle, Sir Fred. 1981. The big bang in astronomy. New
Scientist 92: 526-527.
ReMine, Walter. 1993. The biotic message. Saint Paul Science,
Saint Paul, MN.
Thaxton, Charles, Bradley, Walter; e Olsen, Roger. 1992. The
mystery of life's origin: reassessing current theories. Lewis and stanley,
Dallas, TX.
Wald, George. 1954. The origin of life. Scientific American
191:46.
Wilson, John H. 1983. L'origine della vita. In Wilson, D. B., Did
the devil make Darwin do it? Iowa State University Press, Ames, IA.
Yockey, Hubert P. 1981. Self-organization origin of life scenarios
and information theory. Journal of Theoretical Biology 91:13-31.
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