L'INNARRESTABILE
PERCORSO DEL DARWINISMO SOCIALE: ORIGINI DEL FENOMENO
Testo
di Fabrizio Fratus
La
scalata al successo degli scienziati inizia nella seconda metà
dell'ottocento; la ricerca scientifica si unisce alle applicazioni
tecnologiche creando un legame essenziale che porterà la
scienza a subordinare a sé la tecnica.
Lo
scienziato diviene, allora, il vero “eroe” della società,
la sua figura è vista come colui che sviluppa “verità”
e benessere per l'intera popolazione.
Lo
scienziato, da semplice studioso della natura diviene colui che dà
risposte ad aspetti politici, sociali, economici e morali.
E'
molto semplice comprendere, nel panorama culturale descritto, il
successo di Darwin e delle sue ipotesi.
L'impatto
culturale che Darwin ebbe sulla società fu potentissimo; si
rivoluzionò tutta la visione della natura immutabile creata da
Dio e sostituendolo con un unico processo che coinvolgeva ogni
aspetto dell'universo.
L'uomo
viene relegato nella sfera degli animali anche se più evoluto.
Queste
concezioni daranno origine a pensieri ideologici con contenuti di
carattere scientifico, l'idea dell'evoluzione fu inserita su piano
sociale creando così una visione ottimistica di progresso
della società; visione che portò la “società
delle nazioni” ad un concetto di selezione basata sulla lotta
per la vita che voleva dare giustificazioni al diritto del più
forte, sia nel campo delle classi sociali, che nei rapporti tra
stati; nacque così il “darwinismo sociale” che,
interpretando scientificamente la società sulle ipotesi di
Darwin, diede sostegno alle concezioni di nazionalismo, colonialismo
e razza.
Il
processo che portò alla “vittoria” delle teorie di
Darwin va ricercato nella corrente filosofica del positivismo,
corrente che predicava la supremazia dei dati di fatto, del
“positivo” contro le speculazioni filosofiche.
Prima
delle ipotesi darwiniane le teorie positive non erano riuscite a
contrastare l'egemonia delle correnti di carattere spiritualistiche
e idealiste; dopo la pubblicazione de “L'origine della specie”
il positivismo prese il sopravvento e si impose culturalmente nelle
università e nella cultura in generale. Colui che riuscì
a ribaltare la concezione delle impostazioni filosofiche fu Herbert
Spencer il quale era convinto che tramite l'osservazione della
natura con metodo scientifico e con l'interpretazione data dalle
scoperte darwiniane , si era in grado di comprendere la società
e il suo futuro caratterizzato da un progressivo sviluppo in senso
tecnologico e sociale.
Per
Spencer l'evoluzione consisteva nel passaggio dall'indifferenziato al
differenziato, all'incoerente al coerente, quindi anche la società
umana procedeva verso una progressiva differenziazione e
specializzazione delle attività.
Questo
modello interpretativo della società portò ad una
visione ottimistica di un progresso ottimistico.
Per
Spencer “l'evoluzione può terminare, per l'uomo, solo
con lo stabilirsi della più grande perfezione e più
completa felicità”.
Fu
in questo clima che si imposero a livello accademico le nuove
scienze: la psicologia, la sociologia, l'antropologia culturale e
tutte quelle nuove materie denominate scienze sociali. Tali materie
erano frutto diretto della filosofia di Comte; si compiva così
la vittoria della metodologia scientifica per la conoscenza della
natura, dell'uomo e della società.
Il
nuovo pensiero dominante sostenne fortemente le teorie di Karl Marx
ossia che i fatti spirituali come l'arte, le religioni, la poesia, le
ideologie, avessero un fondamento materiale e, dato questo
presupposto, espresso nel testo “Il manifesto del partito
comunista”, scritto con il suo collaboratore Engels, e
soprattutto ne “Il capitale”, si prospettava una
rivoluzione sociale. Marx sostenne che “i filosofi hanno
soltanto variamente interpretato il mondo, ma quello che importa è
modificarlo”.
Quindi
per Marx tutte le opere artistiche andavano considerate come
sovrastrutture che dovevano essere interpretate storicamente, nel
senso che erano frutto di certe condizioni sociali di cui erano un
riflesso.
Marx
trovò sostegno per le sue teorie grazie soprattutto alla
visione materialistica della vita che andava sempre maggiormente
prendendo corpo tra gli scienziati, grazie alle teorie darwiniane
Marx aveva la “base” scientifica per interpretare tutto
in senso materiale.
Se
prima della rivoluzione industriale, di quella francese e poi di
quella culturale vi era una società impostata su un dogma
religioso, nel ventesimo secolo il dogma materialista andava a
sostituirsi a quello religioso, dando origine ad una vera e propria
ideologia: lo scientismo. Questo processo ha portato, nel campo
dell'insegnamento, ad un vero e proprio indottrinamento massificante
della filosofia materialista, negando ogni possibilità di
critica ed arrivando perfino all'emarginazione.
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