Dai nuovi programmi ministeriali per la scuola elementare e media inferiore sono
scomparse, dagli argomenti di scienze, le voci “L’evoluzione della Terra”,
“Comparsa della vita sulla Terra”, “Struttura, funzione ed evoluzione dei
viventi”, “Teoria dell’evoluzione delle specie” e “L’origine ed evoluzione
biologica e culturale della specie umana”. Un gruppo di scienziati italiani e
stranieri, compresi alcuni Nobel, che considerano questa una “limitazione
culturale“dannosa per la cultura scientifica delle nuove generazioni”, ha fatto
sentire la sua voce attraverso i mezzi di comunicazione di massa, facendo
appello al ministro dell’istruzione affinché reinserisca tali argomenti (vedi http://www.repubblica.it /2004/d/sezioni/cronaca/darwin/appel/appel.html).
Siamo in attesa di ulteriori delucidazioni sui programmi, dato che il ministro
ha nominato una commissione di quattro scienziati che dovranno stabilire quando
e come insegnare gli argomenti delle origini. L’insegnamento delle origini è il
nostro principale interesse, e gli avvenimenti ci consentono di esprimere in
modo chiaro la nostra posizione.
Pur
non condividendo le teorie evoluzionistiche oggi dominanti, noi non siamo
contrari al loro insegnamento, anche perché si tratta di concezioni importanti,
frutto dei continui tentativi dell’uomo di conoscere meglio il mondo e le sue
origini. Allo stesso tempo vorremmo che fossero trattate in modo critico e non
dogmatico, essendoteorie in parte
controverse e per alcuni aspetti non condivise da molti importanti scienziati.
Senza un simile approccio il loro insegnamento non provoca apertura mentale,
come i sostenitori dell’evoluzione sostengono, ma, al contrario, provoca
indottrinamento e chiusura mentale.
Prendiamo
come esempio “La comparsa della vita sulla Terra”, uno degli argomenti
“esclusi”. Nelle direttive per l’insegnamento sulle origini dell’accademia
Nazionale per le Scienze degli USA (NAS) si legge che “Per coloro che studiano
l’origine della vita, il problema non è più se la vita sarebbe potuta originare
attraverso un processo chimico che coinvolge componenti
non-biologici”.1 Uno dei più diffusi testi di biologia per i licei
scientifici a sua volta dichiara che “Le prove raccolte [della formazione
spontanea di composti organici sulla Terra primitiva] sono, nondimeno, molto
numerose e la maggioranza dei biochimici ritiene ora che, date le condizioni
esistenti sulla giovane Terra, le reazioni chimiche che hanno dato origine agli
amminoacidi e ad altre molecole organiche fossero <inevitabili> come
precursori della prima cellula vivente”.2
Nella
letteratura specializzata però, le cose sono descritte in modo diverso. Per
quanto riguarda la comparsa delle molecole organiche che compongono la vita, su
una delle riviste più importanti di biologia si legge: “Poiché la scienza non ha
la più pallida idea su come le proteine siano venute in esistenza, sarebbe solo
onestà ammettere questo davanti agli studenti, alle agenzie che finanziano la
ricerca ed al pubblico”.3 Ed a proposito della comparsa della prima
cellula vivente, la rivista scientifica Nature, tra le più importanti al mondo,
scrive: “Come si è evoluto tutto questo? Qualcun altro dovrà rispondere a questa
domanda. Noi non sappiamo creare qualcosa di nuovo dal nulla – questo è un
problema per i biologi del futuro.”4
Le
cose stanno così anche per quanto riguarda “La Teoria dell’evoluzione delle
specie”. Anche qui viene insegnata, come un dato di fatto, l’origine delle forme
viventi oggi esistenti per lenta evoluzione da un semplice antenato comune.
Questa idea però è bollata, sempre da Nature, nei seguenti termini: “ L’idea
ingenua che un gruppo di organismi ha ricevuto tutti i suoi geni da un semplice
ultimo antenato comune sta cadendo a pezzi”.4
Ora,
mentre nella letteratura specializzata è ammesso che l’origine della vita e
delle specie è un mistero, e le relative teorie sono ingenue e stanno cadendo a
pezzi, perché tanta battaglia per insegnare ai nostri figli l’esatto contrario?
Se un motivo importante c’è, si dica esattamente quale esso sia. Altrimenti la
decisione del MIUR di rivedere l’insegnamento delle origini non è una battaglia
oscurantista contro la scienza, ma una battaglia di chiarezza, onestà ed
apertura mentale contro la prassi d’indottrinamento nel nome della scienza. Data
la natura controversa degli argomenti, una correzione dei tempi e dei modi in
cui sono insegnati è quanto mai opportuna.
Ogni
teoria cerca di offrire una sintesi quanto più attendibile di dati ed
osservazioni. Per comprenderne perciò i punti di forza e le debolezze
bisognerebbe avere una buona conoscenza dei dati e delle osservazioni su cui si
fonda. Insegnare la teoria dell’evoluzione fin dalle elementari sarebbe come
voler raccontare la fine di una storia saltandone a piè pari lo svolgimento.
Significherebbe voler offrire un “abito mentale”, una fede assiomatica da
confermare negli anni. Se veramente vogliamo “assicurare ai nostri ragazzi una
coscienza critica”, sarebbe più sensato insegnare loro dati quali le
caratteristiche del record fossile, le proprietà della materia e le complessità
degli esseri viventi, senza voler fin da subito far semplicisticamente rientrare
tutto in una grande narrazione che avrebbe una sapore più mitico che
scientifico.
Ci
chiediamo se un bambino di dieci anni potrebbe essere in grado di capire le
difficoltà della generazione della vita da materia inorganica senza conoscere le
leggi che regolano determinati tipi di reazioni e la struttura e il
comportamento di alcuni composti chimici. Sarebbe come voler dire: “Per ora
credimi: un giorno capirai”. Alla faccia della coscienza critica.
la Redazione
1)
Science and creationism. A View from the National Academy
of Sciences, Washington, DC, National Academy Press, 2002, p. 5.
2)
Curtis H, Sue Barnes N, Invito alla Biologia, Milano, Zanichelli
2002, p. 61.
3)
Yockey HP, Self Organization
Origin of Life Scenarios and Information Theory. J Theoret Biol 1981;91:13-31.
4)
Whitfield J, Born in a watery
commune, Nature 2004 (19
February);427:674-6.
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