RECENSIONE
(1/1/07)
Reinhard
Junker – Siegfried Scherer
TRATTATO
CRITICO SULL’EVOLUZIONE
Certezza
dei fatti e diversità delle interpretazioni
Gribaudi, Milano, 2007,
pp. 336, E 30,00.
di
Fernando De Angelis
1.
Panoramica
Ben
14 specialisti di lingua tedesca, coordinati dai due autori
principali Junker e Scherer, si sono cimentati in un esame
strettamente scientifico delle ipotesi biologiche sostenute dagli
evoluzionisti, scendendo nel dettaglio dei dati disponibili e
arrivando alla conclusione che le ipotesi relative alla
macroevoluzione “non sono dimostrate”, solo i cambiamenti
microevolutivi sono evidenti e accettati da tutti. La distinzione è
cruciale, perché un conto è affermare, per esempio, che
da una coppia di cani si può avere una discendenza anche molto
varia ma sempre di cani (microevoluzione), altra cosa è invece
sostenere che un rettile si possa col tempo trasformare in un
uccello (macroevoluzione).
In
riquadri a parte (gli Sconfinamenti) viene via via presentata
una prospettiva diversa, che inquadra i dati disponibili partendo dal
presupposto di una creazione. Tale prospettiva è poi ripresa
organicamente nell’ultimo capitolo. Un merito di questo libro,
perciò, è quello di separare la scienza dall’ideologia,
distinguendo i fatti dalle interpretazioni che se ne possono dare.
Non vengono approfonditi i temi direttamente collegati con la
Geologia, per i quali sarebbe necessario un altro libro simile.
Le
bozze di stampa sono state visionate anche da specialisti italiani di
convinzioni evoluzioniste i quali, pur mantenendo la propria visone
delle cose, hanno riconosciuto che lo scritto è
“scientificamente accurato e aggiornato”. D’altronde
il libro non è frutto di un’improvvisazione, perché
Junker e Scherer hanno pubblicato la prima edizione un ventennio fa
(1986) ed ora, in lingua tedesca, è uscita la sesta edizione
(2006).
Per
i media italiani sembra che le critiche all’evoluzionismo siano
un’esclusiva di certi settori degli Stati Uniti, culturalmente
non affini all’Europa. Ecco allora l’importanza di un
libro “scritto da europei per europei”, il quale accresce
sempre più il suo prestigio con le traduzioni che se ne stanno
facendo: oltre a quella finlandese, serba e olandese (in corso), è
di particolare rilievo la traduzione patrocinata da alcune Università
brasiliane (lingua portoghese), che lo hanno adottato come libro di
testo.
Un
libro con più di 300 pagine di formato grande (quasi A4) può
incutere un certo timore, ma la questione delle origini è di
importanza fondamentale e gli autori hanno voluto fare un lavoro
approfondito. Pertanto il libro non è “per tutti”,
perché il livello di trattazione è chiaramente
universitario, ma se si possiedono un po’ di nozioni
scientifiche di base, si riuscirà a comprendere quasi tutto,
perché gli autori (e anche i traduttori italiani) per quanto
possibile hanno cercato di usare un linguaggio semplice. Aiutano
anche le numerose illustrazioni a colori con finalità
esplicative, molto utili sono pure i riepiloghi posti alla fine dei
capitoli e il glossario, come pure l’indice delle voci e dei
nomi.
Alcuni
vorranno leggere attentamente l’intero libro, che però
può essere molto utile anche come “manuale da
consultazione”, da usare quando si ha necessità di
approfondire determinate questioni di Biologia. È composto di
16 capitoli, su ciascuno dei quali daremo ora qualche cenno.
2.
I
16 capitoli in poche parole
Cap.
1. Principi basilari della scienza. Il
confronto evoluzionismo-creazionismo è di tipo scientifico o
ideologico? La conclusione del testo è che «sia
l’ideologia evoluzionista che quella creazionista si basano su
premesse che […] non possono essere verificate empiricamente».
Cap.
2. Storia del pensiero evoluzionista. Vengono introdotti due
aspetti cruciali e sui quali spesso si sorvola: il primo è che
la concezione evoluzionista è molto più antica di
Darwin, mentre il secondo è che quella concezione è
collegata a determinate visioni filosofiche; l’importanza di
queste precisazioni sta nel fatto che gli evoluzionisti tendono a far
passare la propria impostazione come “moderna” e “solo
scientifica”. Si segnalano due libri sui quali approfondire
questi aspetti (H. Bavinck, Filosofia della rivelazione, Alfa
& Omega; F. De Angelis, L'origine della vita per evoluzione,
Casa Biblica).
Cap.
3. Nomenclatura delle specie e tassonomia. Dopo aver constatato
le difficoltà di definire cos’è una “specie”,
viene proposta una classificazione incentrata sui “tipi base”:
un “tipo base” raggruppa specie affini, come per esempio
il cane e la volpe, che potrebbero derivare da un progenitore comune
attraverso il rimescolamento genetico o comunque la microevoluzione.
C’è perciò una limitata convergenza con le
posizioni evoluzioniste, che non elimina però il contrasto
perché l’impostazione dei “tipi base” non
contempla il passaggio da un “tipo base” ad un altro.
Cap.
4. Meccanismi evolutivi. Viene precisato quali meccanismi
evolutivi sono effettivamente accertati e quali restano
essenzialmente ipotetici, per poi chiarire bene la distinzione fra
micro e macroevoluzione.
Cap.
5. Il raggio d’azione dei
fattori evolutivi. Si
chiariscono le possibilità e i limiti di processi in genere
sopravvalutati dagli evoluzionisti (speciazione, mutazioni,
ricombinazione e selezione).
Cap.
6. Macroevoluzione. Le contestazioni all’evoluzionismo
riguardano essenzialmente la macroevoluzione, perciò il testo
mette in rilievo i problemi che essa pone, con i diversi modi
ipotizzati per tentare di superarli; modi che cercano di andare oltre
la cosiddetta “teoria sintetica”, che continua a dominare
a livello divulgativo, ma convince sempre meno gli specialisti.
Concetti recenti presentati spesso come “risolutivi”, in
realtà spostano solo i problemi (come l’approccio
“evo-devo” e i geni “omeobox”).
Cap.
7. Evoluzione chimica: passi verso la vita? Cap. 8. Sviluppo
dell’informazione biologica in condizioni prebiotiche?
Questi due capitoli affrontano questioni decisive con una grande
efficacia. L’evoluzione vera e propria non può
cominciare finché non c’è il primo essere
vivente, supposto unicellulare; la distanza fra la cellula più
semplice e il mondo minerale, però, è abissale. Gli
evoluzionisti si soffermano poco su questo enorme salto, per superare
il quale si ipotizzano processi opposti a quelli che
scientificamente constatiamo.
Cap.
9. Meccanismi molecolari della microevoluzione. È una
lunga trattazione che mette ben in chiaro le possibilità e i
limiti della microevoluzione: processo concettualmente e
sperimentalmente diverso dalla macroevoluzione e che perciò
non può considerarsi come una sua spiegazione.
Cap.
10. Somiglianze. Cap. 11. Embriologia e filogenesi. Cap.
12. Biogeografia. Vengono affrontati temi molto noti, quali la
somiglianza fra specie diverse (anatomia comparata), i cosiddetti
“organi vestigiali”, la famosa “ontogenesi che
ricapitola la filogenesi” e la distribuzione geografica dei
viventi. I dati vengono
precisati al di là di interessati pressappochismi (le
“branchie” nell’embrione umano non sono branchie!),
integrandoli con altri dati spesso sottaciuti, concludendo con quello
che nel libro è una specie di ritornello: «La tesi
proposta dagli evoluzionisti non è stata dimostrata»;
una formula che non nega una futura dimostrazione, ma che ricaccia
l’evoluzionismo nel territorio della speranza (parente stretta
della fede).
Cap.
13. Nozioni fondamentali di paleontologia. Si danno alcune
nozioni basilari (anche di Geologia) come preparazione per
affrontare, nei due capitoli successivi, le questioni relative ai
fossili.
Cap.
14. Specie fossili: precursori e anelli di congiunzione? È
un lungo capitolo che si concentra su quelli che dovrebbero essere i
“testimoni centrali” dell’evoluzione, cioè i
fossili. Riportiamo i titoli di alcuni paragrafi, per dare un’idea
degli argomenti trattati: esplosione Cambrica, dal pesce al
tetrapode, origine degli uccelli, origine dei mammiferi, evoluzione
dei cavalli, evoluzione dei vegetali. Telegiornali e stampa
annunciano periodicamente che è stato trovato il progenitore
fossile della tale specie, dopo un vaglio non superficiale si vede
però che quegli “anelli di congiunzione”
continuano ad essere degli “anelli mancanti”. Infatti
spesso i caratteri si presentano “a mosaico”, cioè
con certe caratteristiche che farebbero considerare la specie come
“antecedente”, unite però con altre che inducono a
pensarla come “discendente”.
Cap.
15. Origine dell’umanità. Anche qui gli autori non
hanno risparmiato l’inchiostro ed era prevedibile, essendo
questo l’argomento che ci riguarda più da vicino.
Vengono approfondite questioni anatomiche sulle quali il lettore
medio rischia di perdersi (pagine come queste ci fanno pensare
all’incredibile sforzo fatto dai traduttori, che vogliamo qui
ringraziare) e mi sono chiesto: «Ma non potevano semplificare
un po’?». Poi ho portato questi capitoli sui fossili
(13-15) ad uno dei “vertici” della Paleontologia italiana
il quale, dopo aver letto il tutto e pur rimanendo evoluzionista, ha
riconosciuto la “correttezza scientifica” delle
argomentazioni. Ho dovuto allora ammettere che certi approfondimenti
sono utili a tutti, perché forniscono “armi” che
non sapremmo costruirci da soli. In capitoli come questo è
ancor più utile il riepilogo finale, dove si viene informati
che, viste le difficoltà di ricostruire un qualsiasi “albero
genealogico”, «recentemente è stata proposta –
tuttavia senza una base genetica – un’evoluzione senza
anelli di congiunzione»: gli “anelli mancanti”,
insomma, qualcuno comincia a non cercarli più.
Cap.
16. Interpretazione creazionista della Biologia. Qui si cerca di
vedere i dati scientifici partendo da presupposti creazionisti,
concentrandosi su due concetti: quello dei “tipi base”
visti all’inizio e quello del riconoscimento di un “Disegno
Intelligente”. La proposta creazionista è presentata in
modo non dogmatico, senza nascondere i problemi che restano aperti.
Gli ultimi righi del libro sintetizzano lo scopo complessivo
dell’opera, perciò li riportiamo integralmente: «Quando
ci poniamo delle domande sull’origine del mondo, della vita,
della nostra specie e su noi stessi, dobbiamo necessariamente
ricorrere a presupposti legati alla nostra visione del mondo. Nessuno
può riflettere su tali questioni senza credere e ciascuno
dovrà scegliere che cosa vuole credere. Se questo libro ha
contribuito a dare (nuova) consapevolezza dell’inevitabilità
di una tale scelta, ha raggiunto il suo scopo».
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