Salve, sono un giovane studente
universitario e mi sto interessando sulla diatriba tra Creazionismo ed
Evoluzionismo, in particolar modo alla tematica del flagello batterico.
Ho trovato un articolo in cui viene
confutato un modello evolutivo a discapito della teoria di Michael J. Behe.
Volevo sapere come rispondono
dettagliatamente i creazionisti ad un tale modello.
http://www.talkdesign.org/faqs/flagellum.html
Ringrazio anticipatamente e Vi porgo i miei
più cordiali saluti.
Piero
L’articolo da lei indicato
riporta una bibliografia di 228 voci, ma non cita Behe; questo potrebbe anche
essere normale, dato che i due libri di Behe dove si menziona il flagello sono
in realtà di tipo misto scientifico/divulgativo. Cita però quattro volte Charles
Darwin e addirittura Mivart, i cui libri sono ancora più divulgativi.
L’autore prima introduce il
problema, poi elenca 14 (quattordici) teorie sull’evoluzione del flagello, poi
altre due più in dettaglio; infine propone il proprio modello. La discussione
tra evoluzionisti – con ben 17 modelli diversi – è già affollata, ci manchiamo
solo noi creazionisti. D’altra parte, dato che l’autore stesso dichiara
l’evoluzione del flagello un «enigma», non vedo cosa dobbiamo confutare, semmai
qualcosa da approfondire, per capire perché e fino a che punto di «enigma» si
tratta.
Dal punto di vista generale e
concettuale, l’articolo fa una disamina dei componenti del sistema flagello,
che sono proteine; poi si passa alla ricerca di omologie/analogie tra queste
proteine ed altre proteine, poi alla possibilità che i vari componenti abbiano
svolto diverse funzioni nel tempo (cosa necessaria per poter spiegare la loro
selezione) e costituiscano una linea evolutiva. L’argomentazione ripete quella
degli organi omologhi/analoghi: l’ala del pipistrello, la zampa della rana e il
braccio dell’uomo hanno una struttura simile, quindi questo prova una linea
evolutiva. Solo che nel caso del flagello il ragionamento si fa a livello
molecolare. L’articolo propone infine un suggestivo diagramma che riassume il
nuovo modello, con 15 tappe evolutive del flagello.
L’autore sostiene che la
«risposta standard alla domanda dell’evoluzione dei sistemi con più componenti
è stata data da Darwin». Questo non è vero: Darwin considerava fino all’ultimo
l’evoluzione di tali sistemi un problema per la propria teoria.
Il modello proposto si basa
sull’albero filogenetico di RNA, che però – ammette lo stesso autore –
praticamente non esiste, perché gli “alberi” sono tanti e diversi, tutti senza
radice: non è chiara cioè neanche l’origine dei batteri in primo luogo.
Naturalmente questo non impedisce di zoomare l’ignoto e proporre un modello per
l’evoluzione del flagello; di modelli ne abbiamo, a questo punto, ben 17 (diciasette).
Con così tanti modelli, qualora uno fosse vero, i rimanenti 16 sarebbero falsi;
tuttavia, l’autore pensa che si debbano proporre ancora modelli: «La scienza
avanza proponendo e testando delle ipotesi, non dichiarando i problemi irrisolvibili».
Sono d’accordo, ma come vengono discusse tutte queste ipotesi? Vediamo qualche
dettaglio che manca, come ad esempio i calcoli della probabilità di
realizzazione delle diverse tappe evolutive previste dal modello. Poiché
l’assemblaggio ed il funzionamento del flagello sono oggetto di studio e di
simulazione al computer, questi calcoli si possono fare. Eccoli: per la
trasformazione di una sola delle proteine occorre ristrutturare il relativo
gene con ben 10 mutazioni contemporanee, cosa che ha una probabilità del 10-60,
senza calcolare la probabilità che tale evento abbia esito positivo, cioè che
nasca un nuovo ceppo modificato. Tutto qui. Non c’è niente da confutare, solo
da approfondire. D’altra parte neanche una probabilità del 10-600 farebbe
vacillare la fede di chi crede che Darwin e Mivart abbiano già dato la risposta.
Non è che i creazionisti siano “credenti” e gli evoluzionisti pieni di
“conoscenza scientifica”. Chi non crede in Dio spesso crede in cose che il
calcolo delle probabilità indica come impossibili.
Se la risposta non è
sufficientemente dettagliata, per ulteriori dettagli può consultare l’ultimo
libro di Michael Behe, The Edge of Evolution, disponibile solo in
inglese, oppure il libro di R. Junker e S. Scherer Evoluzione, Un trattato critico:
Certezza dei fatti e diversità delle interpretazioni, Gribaudi Editore,
pagine 155-164. Può vedere anche il video della ricostruzione dell’assemblaggio
(non dell’evoluzione) del flagello sul sito giapponese Protonic Nanomachine
Project, http://www.npn.jst.go.jp/movie5.html.