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Il flagello batterico
Piero - 28/09/2007
 

Salve, sono un giovane studente universitario e mi sto interessando sulla diatriba tra Creazionismo ed Evoluzionismo, in particolar modo alla tematica del flagello batterico.

Ho trovato un articolo in cui viene confutato un modello evolutivo a discapito della teoria di Michael J. Behe.

Volevo sapere come rispondono dettagliatamente i creazionisti ad un tale modello.

http://www.talkdesign.org/faqs/flagellum.html

Ringrazio anticipatamente e Vi porgo i miei più cordiali saluti.

 Piero

 

L’articolo da lei indicato riporta una bibliografia di 228 voci, ma non cita Behe; questo potrebbe anche essere normale, dato che i due libri di Behe dove si menziona il flagello sono in realtà di tipo misto scientifico/divulgativo. Cita però quattro volte Charles Darwin e addirittura Mivart, i cui libri sono ancora più divulgativi.

L’autore prima introduce il problema, poi elenca 14 (quattordici) teorie sull’evoluzione del flagello, poi altre due più in dettaglio; infine propone il proprio modello. La discussione tra evoluzionisti – con ben 17 modelli diversi – è già affollata, ci manchiamo solo noi creazionisti. D’altra parte, dato che l’autore stesso dichiara l’evoluzione del flagello un «enigma», non vedo cosa dobbiamo confutare, semmai qualcosa da approfondire, per capire perché e fino a che punto di «enigma» si tratta.

Dal punto di vista generale e concettuale, l’articolo fa una disamina dei componenti del sistema flagello, che sono proteine; poi si passa alla ricerca di omologie/analogie tra queste proteine ed altre proteine, poi alla possibilità che i vari componenti abbiano svolto diverse funzioni nel tempo (cosa necessaria per poter spiegare la loro selezione) e costituiscano una linea evolutiva. L’argomentazione ripete quella degli organi omologhi/analoghi: l’ala del pipistrello, la zampa della rana e il braccio dell’uomo hanno una struttura simile, quindi questo prova una linea evolutiva. Solo che nel caso del flagello il ragionamento si fa a livello molecolare. L’articolo propone infine un suggestivo diagramma che riassume il nuovo modello, con 15 tappe evolutive del flagello.

L’autore sostiene che la «risposta standard alla domanda dell’evoluzione dei sistemi con più componenti è stata data da Darwin». Questo non è vero: Darwin considerava fino all’ultimo l’evoluzione di tali sistemi un problema per la propria teoria.

Il modello proposto si basa sull’albero filogenetico di RNA, che però – ammette lo stesso autore – praticamente non esiste, perché gli “alberi” sono tanti e diversi, tutti senza radice: non è chiara cioè  neanche l’origine dei batteri in primo luogo. Naturalmente questo non impedisce di zoomare l’ignoto e proporre un modello per l’evoluzione del flagello; di modelli ne abbiamo, a questo punto, ben 17 (diciasette).  Con così tanti modelli, qualora uno fosse vero, i rimanenti 16 sarebbero falsi; tuttavia, l’autore pensa che si debbano proporre ancora modelli: «La scienza avanza proponendo e testando delle ipotesi, non dichiarando i problemi irrisolvibili». Sono d’accordo, ma come vengono discusse tutte queste ipotesi? Vediamo qualche dettaglio che manca, come ad esempio i calcoli della probabilità di realizzazione delle diverse tappe evolutive previste dal modello. Poiché l’assemblaggio ed il funzionamento del flagello sono oggetto di studio e di simulazione al computer, questi calcoli si possono fare. Eccoli: per la trasformazione di una sola delle proteine occorre ristrutturare il relativo gene con ben 10 mutazioni contemporanee, cosa che ha una probabilità del 10-60, senza calcolare la probabilità che tale evento abbia esito positivo, cioè che nasca un nuovo ceppo modificato. Tutto qui. Non c’è niente da confutare, solo da approfondire. D’altra parte neanche una probabilità del 10-600 farebbe vacillare la fede di chi crede che Darwin e Mivart abbiano già dato la risposta. Non è che i creazionisti siano “credenti” e gli evoluzionisti pieni di “conoscenza scientifica”. Chi non crede in Dio spesso crede in cose che il calcolo delle probabilità indica come impossibili.

Se la risposta non è sufficientemente dettagliata, per ulteriori dettagli può consultare l’ultimo libro di Michael Behe, The Edge of Evolution, disponibile solo in inglese, oppure il libro di R. Junker e S. Scherer Evoluzione, Un trattato critico: Certezza dei fatti e diversità delle interpretazioni, Gribaudi Editore, pagine 155-164. Può vedere anche il video della ricostruzione dell’assemblaggio (non dell’evoluzione) del flagello sul sito giapponese Protonic Nanomachine Project, http://www.npn.jst.go.jp/movie5.html.  

 

 

Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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