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La demenza creazionista e l'intelligenza evoluzionista.
di Mihael Georgiev - maggio 2004
 

Richard Dawkins è docente di Public Understanding of Science – credo si debba tradurre Divulgazione della Scienza - all’Università di Oxford. Il suo mestiere è di spiegare la scienza ai non addetti ai lavori. La cosa che Dawkins spiega meglio di tutto è la teoria dell’evoluzione. Lo fa talmente bene, che nella recensione del suo libro più famoso (L’orologiaio cieco), Michael Ruse, il direttore della rivista Biology and Philosophy, scrive: “La migliore analogia che mi viene in mente è con i Dialoghi di Galileo, che hanno reso comprensibile la Rivoluzione Copernicana, ed io spero che non sembrerà una affermazione spinta fino all’imbarazzo se dichiaro che il libro di Dawkins è paragonabile a quello di Galileo non solo come tipo, ma anche come livello.” Il libro in questione è tradotto in italiano, e si può ricevere comodamente a casa, a contrassegno, assieme ad altri quattro libri di Dawkins (costo totale di tutti e cinque: meno di 50 euro). Per averli è sufficiente collegarsi al seguente indirizzo internet: http://www.internetbookshop.it/ser/serpge.asp?type=keyword&x=richard+dawkins.

 Essendo il più grande divulgatore dell’evoluzione nel mondo, Dawkins ha sentito il dovere di scendere in campo per difendere il darwinismo dal tentativo del Miur di rimandarne l’insegnamento a dopo le medie inferiori. Lo ha fatto pubblicando, il 30 aprile, su Repubblica un articolo dal titolo “Difendo l’evoluzione contro l’oscurantismo”; per leggerlo tutto è sufficiente cliccare qui.

L’articolo mette in evidenza che Dawkins non è solo bravo, ma anche modesto. Egli infatti non crede che per capire l’evoluzione ci voglia una particolare intelligenza. Al contrario, crede che le prove dell’evoluzione siano così convincenti, che “si dovrebbe essere dementi per dubitarne.” Purtroppo i dementi (e gli oscurantisti) sono ancora tanti. Dawkins però non dispera. Sicuro dei propri mezzi, cerca di istruirli anche dalle pagine di Repubblica.

Dawkins sostiene la concezione secondo la quale l’origine della vita e delle varie forme viventi presenti sulla Terra – compreso l’uomo – sono frutto di un processo lento, graduale, cieco e senza scopo, che ha agito in miliardi di anni. Come è successo questo? Gli esseri viventi subiscono piccoli e casuali cambiamenti (mutazioni) che sono trasmessi alla generazione successiva. La selezione naturale ha fatto sopravvivere i discendenti portatori di cambiamenti utili, e con il tempo questo processo ha creato, dalle più semplici alle più complesse, tutte le forme di vita.

Questo tipo d’idea non è nuovo. Gli uomini hanno avuto sempre la tendenza ad attribuire alla natura poteri che non ha. Questo è tanto più facile, e le relative ipotesi risultano tanto più fantasiose, quanto meno si conoscono i relativi fenomeni. La tentazione è così forte, che persino Sant' Agostino e lo scienziato gesuita del Seicento Athanasius Kircher, che pure avrebbero dovuto essere difensori d’ufficio delle Sacre Scritture e saper distinguere tra Creatore e creato, hanno formulato delle ipotesi evoluzioniste sulla trasformazione delle specie e l’origine spontanea della vita. Per arrivare a una teoria dell’evoluzione degna del nome, c'è voluto però Charles Darwin. Dawkins sottolinea questo fatto in modo molto efficace: “Le scoperte di Darwin sono, al pari di quelle di Einstein, universali ed eterne, mentre le conclusioni cui giunsero Marx e Gesù sono limitate e caduche.”

Nonostante la sua grandezza, o forse proprio per questo, Darwin era più cauto e riconosceva alcuni limiti e difficoltà della propria teoria. Riteneva che l’origine degli organi complessi per trasformazione lenta e graduale non era ancora dimostrata, tanto che scriveva: “Se si potesse dimostrare che esiste un qualsiasi organo complesso, che non può essersi formato tramite molte tenui modificazioni successive, la mia teoria crollerebbe completamente.”1 Poi aggiungeva “Io, però, non riesco a trovare un caso del genere.” All’epoca di Darwin la complessità degli organismi era solo intuibile. Ora, però, è descrivibile, in termini di composizione chimica e contenuto d’informazione. Le acquisizioni della biologia moderna mettono in crisi la teoria dell’evoluzione, e questo è un fatto riconosciuto da molti scienziati. Per fortuna c’è il moderno Galileo della biologia, Richard Dawkins, il quale mette le cose a posto, spiegando con quale meccanismo è venuta in esistenza e si è espansa la complessità. Ecco la sua spiegazione.

 

Occhi e ali non possono essersi evoluti in un’unica fase. Sarebbe stato come avere la fortuna di trovare il numero di combinazione che apre il forziere di una grande banca. Ma se si girassero a caso i quadranti del forziere, e ogni volta che ci si avvicina alla combinazione esatta la porta del forziere si aprisse di una sola fessura alla volta, ben presto si riuscirebbe ad aprire il forziere. In sostanza, questo è il segreto di come l’evoluzione per mezzo della selezione naturale abbia raggiunto ciò che ci pareva del tutto impossibile realizzare. Ciò che non può plausibilmente derivare da predecessori molto diversi, può plausibilmente derivare da un predecessore solo leggermente diverso: ammesso che vi sia una serie sufficientemente lunga di predecessori solo leggermente diversi, da una cosa se ne può ottenere una qualsiasi altra.

 

Ora, un forziere che si apre poco alla volta, quando per caso esce uno dei numeri della combinazione, non esiste. E se venisse in esistenza, verrebbe scartato e non selezionato, perché inadatto allo scopo. L’esempio è quindi improponibile perché inconsistente ed incoerente. A questo punto gli scettici dell’evoluzione (dementi e oscurantisti) potrebbero essere tentati di pensare che il demente è Dawkins. Si sbagliano. Ragionando in questo modo Dawkins sembra demente, ma non lo è. Al contrario, è molto intelligente. Estrae, infatti, dal cilindro il migliore ragionamento possibile. Altro non c’è. Nei suoi libri ci sono, è vero, altri esempi, molto più sofisticati. Fatti non con le serrature artigianali, ma con prodotti tecnologici di alto contenuto d’informazione, i computer. Ma la logica è la stessa, falsa ed improponibile.

Il problema è che il mondo naturale, le scienze naturali e le leggi naturali non conoscono l’evoluzione. Per spiegarla occorre fare esempi con un mondo (e forziere) immaginabili, che non esistono. Forse per questo alcuni hanno fretta di insegnare queste cose ai ragazzi di prima elementare. Se dovessero tardare di qualche anno, non si sa quanti ne rimarrebbero affascinati e convinti. Per liberare l’umanità dalla demenza e dall’oscurantismo occorre anticipare quanto più possibile l’insegnamento della teoria scientifica dell’evoluzione.

 

 

 

1) Darwin C, L’Origine delle specie, Roma, Newton Compton Editori, 2000, p. 178.


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Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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