Il no di Benedetto XVI
al progetto di «legge choc»sulla manipolazione genetica
Lo
sviluppo delle biotecnologie pone nuovi e sempre più delicati
problemi di bioetica. Gli ultimi in ordine sono esplosi sulla stampa
non appena è stato dato l’annuncio di una prossima legge
inglese che consentirà – anche se in modo limitato e per
soli scopi di ricerca – la manipolazione genetica su embrioni
umani. La notizia è stata data in caratteri cubitali con
titoli come «Dalla Gran Bretagna primo sì alla
manipolazione genetica; Embrioni, legge choc di Blair: Sì alle
modifiche genetiche», per citare la Repubblica e il
Giornale di domenica 25 febbraio 2007. A questa notizia entrambi
i quotidiani hanno abbinato il discorso fatto il giorno precedente da
Papa Benedetto XVI durante l’udienza concessa ai membri della
Pontificia Accademia per la vita, nel quale il pontefice ha
stigmatizzato «la ricerca biotecnologia più raffinata
per instaurare sottili ed estese metodiche di eugenismo approntate
per la ricerca ossessiva del ‘figlio perfetto’».
Di
cosa si tratta? Nei paesi dove l’aborto è legale, è
già possibile fare la diagnosi prenatale di alcune malattie
genetiche, ad esempio la sindrome di Down, e poi praticare l’aborto.
In altre parole una certa “pulizia genetica”, cioè
l’eliminazione dei feti con gravi malformazioni, è
legale e operante. Ma la legge sulla manipolazione genetica va oltre,
aprendo la strada a qualcosa di nuovo e precisamente al tentativo di
“migliorare” il patrimonio genetico umano. Ecco perché
il Papa parla di minaccia di eugenismo, opinione condivisa anche da
alcuni scienziati britannici che sono contrari al progetto di legge
ed auspicano un dibattito pubblico sull’argomento.
Che
sia la Gran Bretagna a dare il via alla manipolazione genetica sugli
embrioni umani non sorprende più di tanto, dato che
l’eugenetica - scienza che mira al miglioramento del patrimonio
genetico umano – è stata fondata proprio in Inghilterra,
nel 1883, da Sir Francis Galton, primo cugino di Charles Darwin.
Anche la prima Società di Eugenetica è nata in Gran
Bretagna, nel 1908, mentre la sua sorella americana, la Società
Americana di Eugenetica, è nata nel 1926.
L’idea
di “migliorare” l’umanità non è
rimasta solo oggetto di speculazioni accademiche: a cavallo tra le
due guerre mondiali in molti paesi occidentali e in oltre 30 degli
stati degli USA, leggi basate sull’eugenetica permettevano la
sterilizzazione degli individui ritenuti “inadeguati” e
politiche aggressive di aborto e controllo delle nascite per le
classi povere. Tale prassi è stata abbandonata solo dopo
l’applicazione fatta dal regime nazista di Hitler, che ha
squalificato e reso impresentabile l’eugenetica. Ora, grazie
allo sviluppo delle tecniche di ingegneria genetica, l’eugenetica
ritorna sulla scena, favorita dal fatto che il tempo ha cancellato
dalla memoria collettiva 120 anni di storia e pratica di tale
scienza.
La
rinascita dell’eugenetica pone però delicati problemi
etici che invadono la sfera di competenza della Chiesa, ed è
su questi che si è pronunciato il Papa. La stessa
preoccupazione – anche se non fondata sulla religione –
ha espresso anche David King, direttore della britannica Human
Genetics Alert. Non è facile immaginare quali embrioni
potranno essere manipolati “non a fini procreativi”.
Attualmente gli unici embrioni disponibili sono quelli a fini
procreativi, delle coppie che chiedono la procreazione assistita.
Cosa si intende fare? Far firmare alle coppie una liberatoria per la
manipolazione degli embrioni residui, una volta che quelli più
fortunati sono diventati bambini con nome e cognome? Un po’
come si fa oggi in ospedale con le trasfusioni di sangue, dove
parenti e amici devono donarlo affinché in caso di bisogno il
malato possa essere trasfuso? Una simile politica rischierebbe di
ostacolare il lavoro di procreazione assistita (che dà
risultati pratici ormai consolidati) per favorire la sperimentazione
(che ha scopi e risultati poco chiari).
Aspetti
etici a parte, quale è la base scientifica e cosa in realtà
ci si aspetta dalla manipolazione genetica degli embrioni umani?
Storicamente l’eugenetica è un sottoprodotto del
darwinismo e molti evoluzionisti, sin dai tempi di Darwin, hanno
auspicato il miglioramento genetico della razza umana. L’idea
stessa che le forme di vita siano migliorabili può crescere
solo sul terreno della concezione evoluzionista. Ma la vita che ci
circonda, quella che le scienze naturali – in questo caso la
genetica – conoscono, è diversa da quella descritta
dalla teoria dell’evoluzione. Ed è per questo che i
progetti di migliorare il patrimonio genetico umano, prima di essere
moralmente discutibili, sono scientificamente
insostenibili. La visione eugenista è frutto di quella
evoluzionista ed è considerata - proprio per questo –
una «insidiosa illusione» da John Sanford, uno dei
maggiori esperti di manipolazione e ingegneria genetica: «È
vero che possiamo selezionare praticamente qualsiasi singola
caratteristica umana – fare le persone più alte o più
basse, con pelle più chiara o più scura, più
grasse o più magre. Ma non possiamo efficacemente selezionare
persone superiori – cosa che coinvolge migliaia di geni
e milioni di nucleotidi.» (Genetic
Entropy & The Mystery of the Genome, New York, Ivan Press,
2005, p. 117).
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