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Entropia genetica e il mistero del genoma
di John C. Sanford
 
 

 

 

 

 

 

Tipo: Libro
Autore: John C. Sanford
Lingua: Inglese
Casa Editrice: Ivan Press
Link Internet: 
Numero pagine: 202

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di Michael Georgiev

Il genoma è la somma di tutte le parti genetiche dell’organismo, ed è costituito in sostanza dall’insieme dei cromosomi, i quali contengono i geni, a loro volta fatti da nucleotidi. Questo materiale, contenuto nel nucleo delle cellule viventi, costituisce una specie di “manuale d’istruzioni” contenente i “codici” della vita. La quantita dell’informazione contenuta nel genoma di una sola cellula è enorme, molto maggiore di quella contenuta nell’insieme dei libri delle più grandi biblioteche del mondo.

Da dove viene questa informazione? Come si è formata e come si mantiene nel tempo? Per l’Autore queste domande costituiscono “il mistero del genoma”. Ci sarebbe, è vero, una spiegazione scientifica “ufficiale”, secondo la quale l’informazione biologica è stata creata e si è evoluta mediante mutazioni combinate con selezione. Tutti i genomi sarebbero derivati da un primo e primitivo genoma, mediante una lunga serie di mutazioni (errori tipografici nella scrittura del genoma) e tanta selezione naturale (riproduzione differenziata). Il processo combinato di mutazioni-selezione costituisce ciò che l’Autore chiama l’Assioma basilare dell’evoluzione biologica.

Assioma che secondo l’Autore è smentito dalle scienze biologiche. La genetica e la biologia molecolare presentano un quadro completamente diverso, anzi opposto, perché i dati dell’osservazione non fanno vedere nessun ruolo evolutivo delle mutazioni. Non solo, neanche gli innumerevoli tentativi di indurre artificialmente le mutazioni nei laboratori – praticati soprattutto per le piante – sono riusciti ad incrementare in qualche modo l’informazione del genoma o modificare in senso “migliorativo” gli organismi: tanto è vero che il metodo mutazione/selezione è stato completamente abbandonato dagli agronomi e dagli allevatori.

Le mutazioni (errori di copiatura del DNA) si verificano continuamente, ma la maggior parte di esse sono “neutrali”, cioè rendono il genoma di pochissimo “difettoso” rispetto all’originale e senza che ciò pregiudichi la vitalità dell’organismo. Una piccola parte delle mutazioni sono letali, cioè incompatibili con la vita, e su queste sì che agisce la “selezione naturale”, ma si tratta di un processo eliminativo, non evolutivo.

Il cuore del problema è che nessuna selezione naturale è in grado di filtrare le mutazioni ed impedire il loro progressivo accumulo. In altre parole, nessun processo in natura è in grado di impedire la degenerazione del genoma, con la conseguente riduzione di vitalità delle specie. Non solo la selezione naturale, ma nemmeno quella progettata ed eseguita dall’uomo è in grado di arrestare, quanto meno negli organismi superiori con poca prole, l’accumulo di mutazioni e la conseguente degenerazione del genoma. Non c’è da meravigliarsi, quindi, se ciò che osserviamo non è l’evoluzione, ma le estinzioni; perché la selezione naturale non solo non è in grado di aumentare l’informazione genetica e produrre nuove e più complesse forme di vita, ma non è in grado nemmeno di impedire la inesorabile degenerazione delle forme esistenti!

La scienza fa vedere quindi che in natura opera un processo di perdita continua di informazione genetica, chiamato dall’Autore “entropia genetica”, che è l’esatto contrario dell’evoluzione biologica. La biologia molecolare e la genetica indicano infatti un quadro “creazionista” della vita, con la comparsa, sin dall’inizio, di forme complesse e “perfette”, le quali poi hanno cominciato a subire una lenta e inesorabile degenerazione.

La cosa interessante è che a dire tutto ciò non è un “pseudoscienziato creazionista” o un “fondamentalista religioso”, ma John Sanford, professore per oltre 25 anni alla Cornell University (New York) e specialista in genetica delle piante. Non uno specialista qualsiasi, però, ma uno dei massimi esperti mondiali di ingegneria genetica, inventore di tre tra i più importanti metodi di manipolazione genetica: il processo biolistico (“gene gun”), la resistenza patogeno-derivata e l’immunizzazione genetica; la maggior parte degli organismi transgenici sono infatti prodotti utilizzando la tecnologia “gene gun”, inventata da Sanford e dai suoi collaboratori.

A dire il vero, il libro neanche racconta l’intera storia. La cellula, ad esempio, non subisce passivamente le mutazioni, ma è equipaggiata da sofisticati meccanismi di ingegneria genetica “anti-entropici” di concezione ancora più creazionista, che sono in grado di riconoscere e riparare gli errori di copiatura, quasi che le forme di vita fossero state create per essere eterne! Giustamente l’Autore non menziona questi meccanismi, giacché anche essi subiscono a loro volta le mutazioni e le perdite di informazione, perciò sono in grado soltanto di rallentare ma non di impedire la degenerazione genetica.

Considerata anche l’esperienza dell’Autore, il libro è assolutamente devastante per l’idea stessa di evoluzione biologica, che ne esce a pezzi, relegata nel campo della fantasia: un processo immaginario del quale neanche vale la pena di calcolare la “probabilità”. Se uno dovesse leggere uno e soltanto un libro antievoluzionista, questo libro è Genetic Entropy.

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Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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