1.
Introduzione
L’inizio “ufficiale” del conflitto tra
pensiero scientifico e pensiero dogmatico risale al Seicento. Nel 1616 il Santo Uffizio, dopo avere censurato le
deduzioni scientifiche di Copernico, aveva intimato a Galileo Galilei di non
sostenere, insegnare o difendere in alcun modo l’idea che la Terra si muove.
Non avendo ubbidito a tale ordine, Galilei fu processato e condannato nel 1633,
con la concessione di scontare la pena non in carcere, ma nello stato di dimora
vigilata.
Nell’Ottocento la formulazione della
teoria dell’evoluzione biologica da parte di Charles Darwin, nel 1859, fornì
l’occasione per la ripresa delle ostilità. Nel 1896 Andrew Dickson White, primo
presidente della prestigiosa Cornell University di Ithaca, New York, pubblicava la sua opera fondamentale Storia del conflitto tra scienza e teologia
nel Cristianesimo. Come spiega sulla copertina l’editore della ristampa più
recente (1993), le 889 pagine del libro
[…]
documentano in modo esauriente la battaglia tra scienza e religione,
evidenziata nel contrasto fra creazione ed evoluzione, fra universo geocentrico
e universo eliocentrico, fra “caduta
dell’uomo” e antropologia. La lotta della scienza contro i concetti medioevali
e obsoleti è ancora attuale. Persino un secolo dopo la pubblicazione, la grande
opera di White ha molto da insegnare sugli effetti pericolosi delle dottrine
religiose sull’educazione e sulla crescita
morale.1
In epoca moderna l’esempio più citato
della lotta tra scienza e religione è il cosiddetto “processo delle scimmie”
(Scopes trial), svoltosi nel 1925 nello Stato di Tennessee. In quel processo il
giovane insegnante di scienze Bert Cates fu condannato per avere insegnato in
classe l’origine dell’uomo dalla scimmia, cosa all’epoca proibita dalle leggi
dello Stato. L’analogia tra il processo a Bert Cates e quello a Galilei è
evidente, ed è continuamente sottolineata ed utilizzata come esempio della
continua interferenza censoria della teologia nel campo della scienza. Ecco la
più recente citazione, fatta da Massimo
Pigliucci, docente di Ecologia e Biologia evoluzionistica presso l’Università
di Tennessee, relatore al Convegno organizzato l’11 febbraio 2004 a
Milano in occasione delle celebrazioni del compleanno di Charles Darwin:
Tutti gli anni porto i
miei
studenti nel luogo in cui si svolse il processo. E se è vero che quella del
Tennessee è una delle migliori università per la ricerca, è vero purtroppo che
lo Stato tentò nel 1996 di far passare una legge che introduceva le teorie
creazioniste. Un po' lo stesso rifiuto che si ebbe con la rivoluzione
copernicana: ma noi siamo nel XXI secolo.
(Corriere della Sera, 12 febbraio 2004)
Questa, per sommi capi, è la storia
largamente conosciuta dei rapporti tra pensiero scientifico e pensiero
dogmatico. Essendo scritta e divulgata dalla cultura materialista dominante,
tale storia è parziale e faziosa. In essa sono messe in giusta evidenza solo i
fatti che riguardano gli scontri del dogmatismo religioso con la scienza,
mentre mancano quelli riguardanti i rapporti tra la scienza ed il dogmatismo
materialista. Questo capitolo ha lo scopo di colmare la lacuna, presentando
fatti poco conosciuti o taciuti, ma che consentono una visione più ampia e non
settaria dei rapporti tra scienza e dogmatismo.
Nel Novecento la filosofia materialista
ha guadagnato gradualmente una posizione dominante, diventando di fatto la
religione laica dell’Occidente, in condizioni di dettare le regole del gioco,
esattamente come la Chiesa ai tempi di Copernico e Galilei. Per capire i
rapporti del dogmatismo materialista con la scienza è opportuno iniziare dal
loro conflitto nell’Unione Sovietica, paese nel quale la filosofia materialista
(materialismo scientifico o dialettico) ha avuto la sua massima espressione,
diventando la religione ufficiale dello Stato. Gli eventi di cui parleremo sono
documentati anche in saggio tradotto in italiano.2
2. Il conflitto nell’URSS e nei paesi del blocco sovietico
Per oltre 30 anni, dal 1935 al 1965,
nell’Unione Sovietica la scienza fu subordinata all’ideologia comunista, basata
sulla filosofia materialista. Le osservazioni e le teorie che apparivano in
disaccordo con tale filosofia, furono negate e bollate come “idealiste” e
“reazionarie”. Questa prassi portò alla soppressione d’intere discipline
scientifiche, alla chiusura d’Istituti di ricerca, al controllo ideologico
(filosofico) delle pubblicazioni scientifiche, alla distruzione e sostituzione
di molti libri di testo, separando così la scienza dei paesi del blocco
sovietico dalla scienza del resto del mondo. Gli scienziati dissidenti furono
perseguitati, licenziati, ed in alcuni casi fisicamente eliminati. Un breve
elenco dei soli nomi più conosciuti comprende Schmalhausen, Levit, Vavilov,
Dubinin, Zebrak, Navasin, Ephroimson, Levitsky, Agol, Orbeli,
Timofeev-Ressovsky. L’Accademia delle scienze non risparmiò nemmeno i maggiori
scienziati occidentali - ad esempio Einstein, Bohr e Heisenberg - accusandoli
di “oscurantismo” e “metafisica borghese”.3 Le misure censorie si estesero anche agli
altri paesi del blocco sovietico, come la Germania Est, Cecoslovacchia,
Polonia, Bulgaria. L’elenco delle discipline scientifiche colpite è lungo e
comprende, tra le scienze naturali, l’astronomia (dove l’analogia con il
processo a Galilei è totale), la fisica (teoria della relatività, fisica
quantistica, principio d’indeterminazione), la matematica (teoria delle
probabilità e statistica), la fisiologia del lavoro, la genetica e molte
altre. Ma è la storia della genetica
quella che illustra meglio d’ogni altra disciplina gli aspetti ideologici e
filosofici del conflitto. Lo scontro tra il materialismo scientifico e le
scienze ebbe, nell’URSS, anche aspetti politici e sociali peculiari delle
società totalitarie. Tali aspetti non saranno trattati nel presente capitolo,
che si interessa solo degli aspetti scientifici, ideologici e filosofici della
questione.
Per i biologi sovietici più ortodossi le
teorie evoluzioniste di Lamarck e Darwin erano il cardine delle scienze
biologiche. Nelle parole di Lysenko “la comparsa della dottrina di Darwin,
esposta nel suo libro L’Origine delle
specie, ha segnato l’inizio della biologia scientifica.”4
Secondo la dottrina di Darwin, le forme di vita oggi esistenti si sono
sviluppate per lenta evoluzione, a partire da una forma di vita semplice,
comparsa nel lontano passato. Come è successo questo? Nelle popolazioni si osservano piccole variazioni che possono
essere ereditate. Queste variazioni tendono ad essere selezionate e conservate
quando favorevoli, ma eliminate se sfavorevoli. Nel corso di milioni di anni
l’accumulo di piccole variazioni ha portato alla comparsa di nuove specie fino
alla diversificazione delle forme oggi esistenti.
Per Darwin – e per l’evoluzionismo in
generale - la storia della vita è quella della discendenza con modifiche.
All’epoca delle formulazioni delle teorie di Lamarck e Darwin, i meccanismi
della discendenza (la trasmissione dei caratteri ereditari) erano sconosciuti,
quelli delle modifiche ereditabili anche, e la genetica non esisteva come
disciplina scientifica. La sua nascita è legata alle opere pionieristiche di
August Weismann, Gregor Mendel e Thomas Morgan (quest’ultimo premio Nobel nel
1933), considerati i fondatori della genetica moderna. Il problema è che il
quadro che le loro scoperte delinearono era in discordanza con i due punti cardinali
della teoria dell’evoluzione. Le scoperte scientifiche indicavano infatti che:
1)
le
uniche modifiche ereditabili erano le mutazioni casuali, che però non
sembravano di entità e tipo tali da sostenere l’evoluzione delle specie;
2)
i
meccanismi di riproduzione risultavano piuttosto conservativi e tendevano ad
eliminare anziché conservare le variazioni (mutazioni).
La genetica quindi metteva in crisi la
teoria dell’evoluzione biologica, che era invece fondamentale per la visione
materialista del mondo. I più dogmatici tra gli scienziati sovietici non furono
in grado di conciliare le scoperte della genetica con l’evoluzionismo e con il
materialismo, per cui rigettarono la genetica, accusandola di “idealismo”.
Avendo dalla loro parte il potere scientifico e quello temporale, risolsero la
questione nel seguente modo. Come prima cosa crearono una “loro” genetica,
basata sulla “dottrina di Miciurin”, secondo la quale non esistevano né
cromosomi, né geni, né meccanismi di eredità, ma le caratteristiche degli organismi
viventi si mescolavano liberamente durante la riproduzione ed erano fortemente
influenzate dai fattori ambientali. Come seconda cosa iniziarono ad attaccare
in modo sistematico i biologi “non allineati”. Le ostilità iniziarono nel 1935
e portarono ai seguenti risultati.
Nel 1936 l’Istituto Medicogenetico di
Mosca, guidato da Solomon Levit, allievo del Nobel statunitense H.J. Muller,
era l’Istituto di Genetica medica meglio attrezzato del mondo. Nelle parole
dello stesso Muller l’Istituto «con i molti biologi, psicologi ed oltre 200
medici costituiva un esempio luminoso, senza paragone nel mondo, delle
possibilità di ricerca nel campo della genetica umana». In quel tempo Muller
era dirigente genetista presso l’Istituto di Genetica dell’Academia delle
Scienze dell’Unione Sovietica e questo lo rendeva testimone oculare degli
eventi. Lo stesso anno però la ricerca
sui gemelli condotta dall’Istituto venne messa sotto l’accusa di esaltare i
fattori ereditari anziché quelli ambientali. Solomon Levit fu costretto prima a
“confessare” le sue “colpe scientifiche”, poi a dimettersi. Di lui non si è
saputo più niente, mentre l’Istituto fu chiuso, e nella letteratura scientifica
russa non fu più pubblicato nulla nel campo della genetica umana.5
Sempre nel 1936 le autorità sovietiche
annullarono il settimo congresso internazionale di genetica, che avrebbe dovuto
tenersi a Mosca; quando nel 1939 il congresso, finalmente, si tenne ad
Edinburgo, i sovietici non diedero il permesso di partecipare ai 40 genetisti
russi iscritti, compreso Vavilov,
presidente del congresso stesso. Nikolaj Ivanovic Vavilov è stato uno dei più
importanti biologi russi, direttore dell’Istituto di Genetica dell’Accademia
delle Scienze, dell’Accademia Lenin delle scienze agricole e dell’Istituto
delle Industrie agricole. Non rendendosi conto del pericolo, egli aveva
condannato l’attacco alla genetica come “una esplosione di oscurantismo
medievale”.6 Nel 1938 Vavilov fu cacciato dalla presidenza
dell’Accademia delle scienze agricole e nel 1940 gli furono tolti anche gli
altri due incarichi. Nel 1942 fu insignito del prestigioso titolo di membro
straniero della Royal Society, titolo concesso solo a 50 scienziati. Vavilov
non ha probabilmente mai saputo del titolo. Al momento del conferimento egli
era già arrestato e condannato a morte
come spia britannica e poi, commutata la sentenza, fu rinchiuso in un campo di
concentramento nella Siberia nord-orientale, dove morì di stenti nel 1943.
Il culmine della guerra alla genetica fu
raggiunto il 26 agosto 1948, quando il Presidium dell’Accademia delle scienze
emise una risoluzione contenente 12 punti, i più qualificanti dei quali furono
i seguenti:7
1)
L.
A. Orbeli è sollevato dall’incarico di Segretario Accademico della Divisione di
Scienze Biologiche.
2)
Schmalhausen
è sollevato dall’incarico di direttore dell’Istituto Severcov di Morfologia
Evolutiva.
3)
Il
Laboratorio di citogenetica, di citologia, istologia ed embriologia diretto da
N. P. Dubinin verrà abolito in quanto non scientifico ed inutile. Il
Laboratorio di Citologia botanica dello stesso Istituto verrà pure chiuso, dato
che ha seguito la stessa linea di ricerca errata e antiscientifica. Il
Laboratorio fenogenetico presso l’Istituto Severcov di Morfologia evolutiva
sarà abolito.
4)
La
composizione dei Consigli scientifici negli istituti biologici e dei Comitati
redazionali delle riviste biologiche sarà riesaminata, con lo scopo di
allontanare i partigiani della genetica morgan-weismanniana e di sostituirli
con sostenitori della biologia miciurinista progressista.
5)
L’Ufficio
della Divisione di Scienze Biologiche dovrà revisionare i programmi di lavoro e
la composizione del personale scientifico degli Istituti biologici, e dovrà
presentare entro un mese il progetto di riorganizzazione dell’Istituto Severcov
di Morfologia evolutiva e dell’Istituto di Citologia, Istologia ed Embriologia.
6)
Il
Consiglio Editoriale dovrà revisionare entro un mese gli attuali piani di
pubblicazione con lo scopo di assicurare la pubblicazione dei lavori della
biologia miciuriniana.
7)
L’Ufficio
della Divisione di scienze biologiche revisionerà i testi degli Istituti
biologici, tenendo conto degli interessi del miciurinismo.
Per oltre 30
anni, nei paesi del blocco sovietico, le teorie, i dati e le leggi scientifiche
furono giudicati non sulla base del loro merito scientifico o sulla base della
loro controllabile verità o falsità, ma in relazione all’aderenza o meno alla
filosofia materialista. I danni alla scienza e all’economia sovietica furono
incalcolabili. La genetica e le altre discipline scientifiche censurate furono
riammesse soltanto nel 1965.
3. Il conflitto in Occidente
Gli eventi
riportati sopra non furono stigmatizzati in modo adeguato dalle istituzioni
scientifiche occidentali. Le prese di posizione furono per lo più di singoli
scienziati, come ad esempio il premio Nobel H. J. Muller ed il Segretario della
Royal Society Sir Henry Dale, che in segno di protesta si dimisero da membri
dell’Accademia delle Scienze dell’URSS. Non mancarono gli scienziati che, in nome
della propria militanza comunista, giustificarono o addirittura approvarono gli
attacchi alla scienza, come ad esempio John B. S. Haldane, biologo e genetista
presso l’Università di Londra, al quale nel 1961 fu assegnato, dall’italiana
Accademia dei Lincei, il premio Feltrinelli internazionale per le scienze
biologiche.
Di particolare
interesse l’analisi della base ideologica del conflitto fatta da Julian Huxley,
biologo ed evoluzionista di fama internazionale, primo direttore generale
dell’UNESCO (1947-48), uno degli intellettuali più in vista all’epoca. Nel suo
saggio La genetica sovietica e la scienza,
pubblicato nel 1949 e più volte citato, egli
riassume e commenta le caratteristiche del dogmatismo materialista
sovietico nel seguente modo:
Ogni dottrina
filosofica o teoria scientifica deve poter essere giustificata come
“materialistica” per essere accettabile. E viceversa, dal momento che il nemico
ufficiale del materialismo è l’idealismo, ogni dottrina o teoria sulla quale vi
sia un sospetto di “idealismo” si trova in posizione di forte svantaggio.
Il termine “materialismo”
viene così ad assumere due diversi significati o dovrei forse dire due
differenti funzioni semantiche. A volte viene usato nel significato di descrizione:
cioè descrive il tentativo di interpretare la realtà soltanto in termini
materialistici. A volte viene usato come certificato di valore: diviene
un’etichetta che implica lode e condanna e sottolinea la conformità o meno col
dogma ufficiale. […]
Dal momento che
viene accettato ufficialmente il concetto che il materialismo dialettico solo,
tra le filosofie, è veramente scientifico, il termine “scientifico” viene ad
assumere un significato di etichetta e di approvazione, senza preoccuparsi se
l’attività così indicata si svolge in realtà in modo scientifico.8
Farò a questo punto una digressione per
considerare la natura delle leggi scientifiche, dal momento che un’augusta
autorità, l’Accademia delle scienze dell’URSS stessa, si è servita di questo
argomento come di un’arma contro i neomendeliani. Nel manifesto già da me
citato (agosto 1948, ndr), si asserisce che: ‘La dottrina idealista weismann-morganista è pseudoscientifica, perché
è fondata sulla nozione della divina origine del mondo ed ammette leggi
scientifiche eterne ed inalterabili’.
Anzitutto, anche se ambedue le affermazioni fossero
vere, il termine «pseudo-scientifico» sarebbe sempre ingiustificato. Molto buon
lavoro scientifico è stato compiuto da credenti in una creazione divina e da
individui che ritenevano che le leggi scientifiche, originate da un’autorità
superiore, attendessero soltanto di essere scoperte.9
Julian Huxley era nipote di Thomas Huxley, zoologo,
contemporaneo di Darwin, promotore, sostenitore e divulgatore dell’opera di
quest’ultimo. Anche Julian Huxley era ateo, materialista ed evoluzionista come
il nonno; questo è evidenziato dal suo intervento durante le celebrazioni del
centenario della prima edizione de L’origine
delle specie, tenutesi nell’Università di Chicago nel 1959:
Nel 1859 Darwin ha aperto il passaggio
verso un nuovo tipo di organizzazione ideologica del pensiero e della fede,
organizzazione basata sull’evoluzione. […] Nel modo di pensare evoluzionista
non c’è né bisogno né spazio per il sovrannaturale. La terra non è stata
creata, si è evoluta. Così gli animali, le piante, compresi noi uomini, la
mente e l’anima, come il cervello ed il corpo. Così la religione.10
Nonostante il proprio credo
materialista, Huxley non era dogmatico. Egli sapeva distinguere tra filosofia
e scienza, e riconosceva la legittimità
dell’interpretazione teista da parte di scienziati che hanno fatto “molto buon
lavoro scientifico”. Nella seconda metà del Novecento questa visione imparziale
e tollerante è stata progressivamente sostituita con una visione materialista
dogmatica, simile a quella dei materialisti scientifici sovietici.
Dal punto di
vista speculativo, il materialismo scientifico occidentale è più sofisticato
della versione rozza e fanatica dei sovietici. Ad esempio vengono negati non
tanto i dati scientifici quanto le interpretazioni ed i modelli non
materialisti. Il dogmatismo materialista è particolarmente evidente nelle aree
cosiddette storiche delle scienze naturali,
che riguardano le origini del cosmo, della vita e delle specie. In
queste aree, che sono fuori dalla portata di una sperimentazione controllata,
la comunità scientifica ufficiale accetta solo l’interpretazione evoluzionista
e materialista (naturalista), definita l’unica “scientifica”, anche se
costituita da ipotesi immaginarie e speculative. Tali ipotesi descrivono
passaggi e processi non solo non riscontrabili nella natura, ma anche talmente
improbabili da configurarsi come praticamente impossibili. Per contro respinge l’interpretazione teista
(origine da causa intelligente), come “non scientifica” o “pseudo-scientifica”,
anche se i dati dell’osservazione e la deduzione logica indicano come molto più
probabile un’origine da causa intelligente. Le motivazioni con le quali
l’ipotesi di una causa intelligente è rigettata come non-scientifica, mentre
l’ipotesi dell’evoluzione ad opera delle forze cieche della natura è difesa
come “scientifica”, sono identiche a quelle dei materialisti scientifici
sovietici e sono spiegate bene rispettivamente da Scott Todd, biologo
dell’Università di Kansas, e da Richard Lewontin, genetista dell’Università di
Harvard:
Anche se tutti i dati indicano un
progettista intelligente, una tale ipotesi è esclusa dalla scienza perché non è
naturalista.11
Noi difendiamo la scienza nonostante
l’evidente assurdità di alcune delle sue affermazioni e la tolleranza della
comunità scientifica per delle favole immaginarie […] perché abbiamo un’impegno
materialista aprioristico […] Non è che i metodi e le istituzioni della scienza
ci obbligano ad accettare una spiegazione materialistica dei fenomeni, ma al
contrario, siamo costretti dalla nostra adesione aprioristica alle cause
materiali […] Questo materialismo è assoluto, perché non possiamo permettere
l’ingresso di Dio.12
Si potrebbe pensare che queste siano opinioni estreme
ed isolate, ma non è così. Il dogmatismo materialista è praticato
sistematicamente dai vertici delle massime istituzioni scientifiche. Nel manuale Scienza e Creazionismo
dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli USA, pubblicato nel 2002, si
dichiara:
Per
coloro che studiano l’origine della vita, il problema non è più se la vita
sarebbe potuta originare attraverso un processo chimico che coinvolge
componenti non-biologici.
Gli
scienziati usano la parola “fatto” soprattutto per descrivere un’osservazione.
Ma gli scienziati possono usare la parola fatto anche per qualche cosa che è
stata osservata e testata così tante volte, che non c’è più la necessità di
continuare a testarla o cercare degli esempi. Che l’evoluzione sia accaduta è
un fatto in questo senso.”13
Queste
affermazioni dell’Accademia contraddicono molti dei suoi stessi membri. Ecco le
conclusioni sull’origine della vita e delle singole proteine, formulate rispettivamente
in uno dei primi testi di biologia molecolare ed in un più recente articolo:
Come è venuta in esistenza la prima
cellula? L’unica risposta inequivocabile a questa domanda è che non lo
sappiamo. […] Il passaggio dalle macromolecole alle cellule rappresenta un
salto fantastico che è situato al di là delle ipotesi passibili di verifica. I
fisici evitano di specificare quando è nata la materia o quando è iniziato il
tempo, e se qualche volta lo fanno, è solo su un piano speculativo. L’origine
della prima cellula evidentemente appartiene alla stessa categoria del non
conoscibile. Il problema presenta sfide concettuali affascinanti, ma per ora, e
forse per sempre, i relativi fatti non potranno essere conosciuti.14
Poiché la scienza non
ha la più pallida idea come le proteine sono venute in esistenza, sarebbe solo
onestà ammettere questo davanti agli studenti, alle agenzie che finanziano la
ricerca ed al pubblico.15
Il conflitto
in atto non si limita alle schermaglie verbali e
speculative, ma include anche azioni di intolleranza che, tenuto conto delle
differenti condizioni politiche, non sono molto diverse da quelle verificatesi
nei paesi del blocco sovietico. Esse consistono nell’impedimento sistematico
della critica alle teorie evoluzioniste (specie in biologia), nel rifiuto di
pubblicazione di lavori o testi scientifici che mettono in dubbio la validità
del modello evoluzionista16 e nell’allontanamento dalle loro
posizioni dei docenti che dissentono dall’interpretazione materialista
dominante.
Un esempio è
la storia di Dean Kenyon, professore di biologia all’Università statale di San
Francisco (SFSU). Nel 1969 Kenyon (insieme a Gary Steinman) scrisse il testo
fondamentale sull’origine spontanea della vita per “evoluzione chimica”,
intitolato Predestinazione biochimica.17 Nel corso degli anni, esaminando
criticamente la propria posizione, Kenyon arrivò alla conclusione che i dati
delle scienze naturali non sostengono l’ipotesi dell’origine spontanea della
vita. Di conseguenza, pur continuando ad insegnare agli studenti le teorie
evoluzioniste, egli aveva iniziato ad evidenziare anche i loro punti deboli,
suggerendo che gli esseri viventi potrebbero essere il prodotto di un “progetto
intelligente”. Alcuni studenti si lamentarono e di conseguenza Kenyon fu sollevato
dall’incarico di docente e messo a dirigere un laboratorio. Kenyon fece ricorso
contro questo provvedimento presso la Commissione per la libertà accademica
della SFSU. Dopo tre riunioni, la Commissione raccomandò il suo reinserimento
come docente, deliberando che i professori di biologia hanno il diritto, come
qualsiasi altro scienziato, di dissentire e criticare il modello scientifico
prevalente nel loro campo. Nonostante ciò, Kenyon fu reinserito solo dopo il
voto favorevole del Senato accademico e la denuncia sul Wall Street Journal fatta da Stephen Meyer, anch’egli scienziato
sostenitore del progetto intelligente. In favore del reinserimento di Kenyon
si espresse anche la AAUP (American
Association of University Professors). Tuttavia, la questione non si chiuse,
perché nel mese di febbraio 1997 il Consiglio della Facoltà di Biologia, con 27
voti favorevoli e 5 contrari, votò una risoluzione nella quale si dichiara che
“Non vi sono prove scientifiche a sostegno del progetto intelligente (intelligent
design), perciò tale concetto non è scientifico”.18
L’ostilità nei confronti dei docenti “non allineati”
è indicativa della particolare attenzione dei materialisti scientifici nei
confronti dell’educazione e della divulgazione scientifica. A questi livelli
l’evoluzionismo è insegnato come una teoria scientifica ben verificata, anzi,
un “fatto”. Ecco due esempi, il primo dalla prefazione del maggior libro
divulgativo sull’evoluzione, di Richard Dawkins dell’Università di Oxford, il
secondo da uno dei più diffusi testi di biologia per le scuole medie superiori,
in uso su entrambe le sponde dell’Atlantico:
Questo libro è scritto
con la convinzione che la nostra esistenza presentava una volta il più grande
dei misteri, ma ora non è più un mistero perché è stato risolto. L’hanno
risolto Darwin e Wallace, anche se continueremo per ancora un po’ ad aggiungere
note a piè di pagina alla loro soluzione.19
Che l’evoluzione si
sia verificata o meno, tuttavia, non è più tra i biologi argomento di
discussione.20
4.
La sfida al dogmatismo ed al monopolio materialista nella scienza
L’evoluzionismo darwiniano è stato contestato sin
dall’inizio da molti importanti scienziati, che hanno denunciato il suo
carattere speculativo e non scientifico. Per quanto riguarda l’Italia, tra i
più rappresentativi possiamo citare il
genetista Giuseppe Sermonti, il paleontologo Roberto Fondi ed il fisico
Antonino Zichichi. Per Sermonti “l’evoluzionismo darwiniano si è dimostrato
scientificamente insostenibile”21, per Fondi, si tratta di “un mito
del mondo moderno”22, per Zichichi il darwinismo è una teoria che
non appartiene alla scienza galileiana:
La cultura dominante
ha fatto credere al grande pubblico che l’origine della vita e l’evoluzione
biologica della specie umana siano verità scientifiche di stampo galileiano.
Ricordiamo ancora una volta che […] l’evoluzione biologica della specie umana
fu all’inizio, è sempre stata, ed è ancora oggi sotto il livello minimo di
credibilità scientifica.23
Fino a non
molto tempo fa gli scienziati dissidenti erano, in Italia e all’estero, voci
isolate e “fuori dal coro”. Per scardinare il monopolio del dogmatismo
materialista nella scienza non bastano le voci isolate, anche se qualificate,
ma occorre anche una strategia politica. In seguito a queste considerazioni è
nato negli USA il movimento “Intelligent design” (progetto intelligente).
Il movimento “Intelligent design” è nato
ufficialmente nel 1992, quando su inziativa di Phillip Johnson, professore di
diritto penale, si è svolto presso la Southern Methodist University in Dallas
(Texas) un simposio dal titolo: Il darwinismo:
deduzione scientifica o preferenza filosofica?24 Successivamente diversi leader del movimento
hanno pubblicato numerosi libri, due dei quali, uno del biochimico Michael Behe
e l’altro del matematico William Dembski, hanno avuto vasta risonanza nei
circoli accademici e nei media.25,26 Il movimento fa capo a due
istituzioni scientifiche, il Centro di scienza e cultura (Center for Science
and Culture) del Discovery Institute (www.discovery.org/csc/)
e la Società internazionale per complessità, informazione e progetto
(International Society for Complexity, Information, and Design, www.iscid.org). Il programma del Centro di
scienza e cultura è disponibile sul http://www.antievolution.org/features/wedge.html.
Vi si legge che:
Il Centro di Scienza e
Cultura del Discovery Institute ha lo scopo di rovesciare il materialismo e la
sua eredità culturale. Riunendo scienziati leader delle scienze naturali,
umanistiche e sociali, il Centro studia come i nuovi sviluppi nella biologia,
nella fisica e nelle scienze cognitive sollevano seri dubbi sul materialismo
scientifico, riaprendo la possibilità di una concezione teista della natura.
5.
Conclusioni
Nel ventesimo secolo il dogmatismo materialista ha
sostituito quello religioso, con effetti sulla libertà di pensiero del tutto
simili. A livello d’istruzione scolastica ciò ha portato all’indottrinamento di
massa nella filosofia materialista. A livello accademico c’è stata invece la
soppressione della critica ai dogmi e ai miti del modernismo, e l’emarginazione
degli scienziati dissidenti.
Le novità dell’ultimo decennio fanno sperare nella
fine del monopolio materialista e nel reinserimento dell’interpretazione teista
della natura. Questo è un traguardo
importante per lo sviluppo della libertà di pensiero. Non si tratta di
censurare la scienza, ma di semplice onestà intellettuale: insegnare le
differenze tra scienza, ideologia e filosofia. Solo così si potrà comprendere
che l’evoluzionismo non è una deduzione scientifica, ma una preferenza
filosofica. Questo è il punto
importante perché, per dirla con le parole di Zichichi, “di Scienza ce n’è una
sola, mentre di Arte, Letteratura, Filosofia e di altre attività intellettuali
ce ne sono tante e spesso in contraddizione le une con le altre.”27
Bibliografia
1)
White AD, A
History of the Warfare of Science with Theology in Christendom, Buffalo (New York), Prometheus Books, 1993
(Prima edizione: New York, Appleton, 1896).
2) Huxley
J, La genetica sovietica e la scienza, Milano, Longanesi, 1977 (prima
edizione italiana: 1952).
3)
Huxley
J, op. cit., p. 171-174.
4) Lysenko
T, cit. da (2) p. 48.
5)
Langdon-Davies
J, Russia Puts the Clock Back. A study of Soviet Science and Some British
Scientists, London, Victor Gollancz Ltd, 1949, p. 54-59.
6)
Ashby
E, Scientist in Russia, London,
Penguin Books, 1947, p. 111.
7)
Langdon-Davies
J, op. cit., p. 74-76.
8)
Huxley J, op. cit., p 155.
9)
Huxley
J, op. cit., p. 85.
10)
Cit.
da: P. Johnson, Defeating Darwinism by
Opening Minds, Downers Groove, Illinois, InterVarsity Press, 1997, p. 130-1
(La frase di J.Huxley è tratta dal discorso pubblicato nel terzo volume di Evolution after Darwin, Chicago,
University of Chicago Press, 1960).
11)
Todd
S.C., A view from Kansas on that evolution debate. Nature 1999;401 (September 30):423.
12)
Lewontin
R, Billions and billions of demons. The
New York Review of Books, 1997, January 9, p. 31.
13)
Scioence and Creationism. A View from the
National Academy of Sciences, Washington, DC, National Academy Press, 2002, p. 6, 28.
14)
Green
DE, Goldberger RF. Molecular insights
into the living process. New York, Academic Press, 1967, p. 403-407.
15)
Yockey
HP. Self Organization of Life Scenarios and Information Theory. J Theoret Biol 1981;91:13-31.
16) Vedi http://www.alternativescience.com/censorship.htm.
17)
Kenyon
DH, Steinman G, Biochemical
Predestination, New York, McGrow Hill Book Company, 1969.
18)
Sulla
storia di Dean Kenyon vedi: Johnson P, The Established religious Philosophy of
America, Part 1. The Real Issue,
september/october 1997 (http://leaderu.com/real/ri9403/johnson.html);
Dembski W, What every theologian should
know about creation, evolution and design, http://www.origins.org/articles/dembski_theologn.html; Meyer SC, Danger: Indoctrination. A Scopes Trial for the ‘90s, http://www.arn.org/docs/meyer/sm_scopes.htm.
19) Dawkins R, L’orologiaio cieco. Creazione o evoluzione?
Milano, Mondatori, 2003.
20) Curtis H, Sue
Barnes N, Invito alla Biologia,
Milano, Zanichelli, 2002, p. 10.
21) Yahya H, L’inganno dell’evoluzione. Imperia,
Edizioni Al Hikma, 2001; la citazione è dall’introduzione di Giuseppe Sermonti.
22) Sermonti G, Fondi
R, Dopo Darwin Critica all’evoluzionismo.
Milano, Rusconi, 1980, p. 135.
23) Zichichi A, Galilei divin uomo. Milano, il
Saggiatore, 2001, p. 218.
24)
Gli atti del simposio sono pubblicati nel: Buell J,
Hearn V, Darwinism: Science or
Philosophy? Richardson
(Texas), Foundation for Thought and Ethics, 1994. Proceedings of a symposium
entitled “Darwinism: scientific inference or philosophical preference?”.
25)
Behe
M, Darwin’s Black Box. New York,
Simon & Shuster, 1996.
26)
Dembski W, The
Design Inference. Eliminatine Chance Through Small Probabilities. Cambridge, Cambridge
University Press, 1998. In versione divulgativa: Dembski W, Intelligent Design. The Bridge Between
Science and Theology.
Downers Grove, Illinois, InterVarsity Press, 1999.
27) Zichichi A, Perchè io credo in Cului che ha fatto il
mondo. Milano, il Saggiatore, 1999, p. 122-3.
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