Copyright
© 2005 First Things 156 (October 2005): 9-12.
Con il permesso della rivista statunitense, ecumenica e
interreligiosa, First Things,
pubblichiamo in italiano il testo integrale dell’opinione del fisico nucleare
Stephen M. Barr, sulla presa di posizione contro il neodarwinismo, da parte del
cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn (http://www.origini.info/articolo.asp?id=113).
L’articolo è disponibile in originale
sul sito della rivista (http://www.firstthings.com/ftissues/ft0510/opinion/barr.html).
In seguito pubblicheremo anche la replica
del cardinal Schönborn sulle pagine della stessa rivista.
La teologia cattolica in realtà non si è mai scontrata con l’idea che
le attuali specie di piante e animali sono il risultato di un lungo processo di
evoluzione – oppure con l’idea che questo processo si sia svolto secondo
leggi naturali. L’Enciclopedia Cattolica del 1909 dichiara, infatti, che queste idee
sembrano “in perfetto accordo con la concezione cristiana dell’universo.”
I teologi
cattolici avevano qualche esitazione in più per quanto riguardava l’origine
della razza umana, ma perfino in questo caso la vecchia enciclopedia ammetteva
che l’evoluzione del corpo umano è “per
se non improbabile”, e che una versione di tale evoluzione “è stata
proposta da S. Agostino.” Il punto dottrinale cruciale era l’anima umana
che, essendo spirituale, non poteva essere il risultato di un processo puramente
materiale: né evoluzione biologica, né riproduzione sessuale. L’anima deve
essere data ad ogni persona con un atto creativo speciale di Dio. Perciò la
Chiesa deve rifiutare le filosofie ateiste e materialiste dell’evoluzione, che
negano l’esistenza del Creatore o il Suo dominio sul mondo. Tuttavia, fintanto
che la teoria dell’evoluzione si limitava alle questioni puramente biologiche,
era considerata innocua.
Questo era il
concetto insegnato a generazioni di bambini nelle scuole cattoliche. La prima
dichiarazione formale del magistero sull’evoluzione è arrivata soltanto con
l’enciclica Humani Generis di Papa
Pio XII nel 1950. L’unico punto che il pontefice dichiarava come
indiscutibilmente dogmatico era che
l’anima umana non è prodotto dell’evoluzione. Per quanto riguarda il corpo
umano, Pio XII dichiarava che la sua evoluzione da quello degli animali
inferiori potrebbe essere studiata come una ipotesi scientifica, purché non si
facciano conclusioni affrettate.
Le cose sono
rimaste così per un altro mezzo secolo. Poi, nel 1996, in una lettera alla
Pontificia Accademia delle Scienze, papa Giovanni Paolo II ammetteva che la
teoria dell’evoluzione è ora “più che una ipotesi,” grazie alle
impressionanti e convergenti prove provenienti dalle diverse discipline. Egli
ripeteva il “punto fondamentale” di Pio XII, cioè che “se il corpo umano
prende origine dalla materia vivente preesistente, [tuttavia] l’anima
spirituale è creata immediatamente da Dio.”
Alcuni
commentatori della stampa scientifica e popolare hanno interpretato questa
dichiarazione nel senso che la Chiesa una volta rifiutava l’evoluzione, mentre
ora si è arresa. La verità è che Pio XII, anche se con cautela, lasciava
chiaramente la scienza libera di puntare in qualsiasi direzione; e Giovanni
Paolo II semplicemente prendeva atto che nel frattempo molte scommesse sono
state vinte. Tuttavia, la dichiarazione di Giovanni Paolo II è stata un gradito
richiamo al vero atteggiamento della Chiesa nei confronti della scienza
empirica. Ad essa seguiva il lungo documento della Commissione Teologica
Internazionale (sotto la direzione del cardinal Ratzinger), dal titolo Comunione
e Servizio: La persona umana creata a immagine di Dio. Questo importante
documento conteneva, tra l’altro, un’analisi lucida e attenta
dell’evoluzione e i suoi rapporti con l’insegnamento cattolico.
Allora perché
Cristoph Schönborn, il cardinale arcivescovo di Vienna, ha inveito la scorsa
estate sul neodarwinismo? In un editoriale pubblicato il 7 luglio 2005 su New
York Times , egli ha reagito con sdegno all’idea che “la Chiesa
cattolica non ha problemi con la parola ‘evoluzione’ nel modo in cui è
usata dalla maggior parte dei biologi – cioè come sinonimo di neodarwinismo.
Spazzando via la dichiarazione di Giovanni Paolo II come “vaga e priva di
importanza,” egli citava altre prove (comprese dichiarazioni del papa
precedente, frasi da Comunione
e Servizio e dal Catechismo della
Chiesa Cattolica, più una riga dell’omelia di inaugurale del nuovo papa
Benedetto XVI) a sostegno della tesi dell’incompatibilità tra neodarwinismo e
insegnamento cattolico.
___________
Negli Stati
Uniti le domande scomode e i commenti ironici
sono arrivati subito e furiosamente. La Chiesa moderna sta davvero
condannando una teoria scientifica? Quale è il peso dottrinale dell’articolo
di Schönborn? (Dopotutto, se una lettera del papa indirizzata agli scienziati
può essere chiamata “priva di importanza”, quanto importante può essere la
lettera di un cardinale indirizzata ai lettori di un quotidiano?) Perché l’ha
scritta? (Sembra che l’abbia fatto su sollecitazione e con l’aiuto del suo
amico Mark Ryland, filantropo e grande sostenitore del movimento antidarwinista
Intelligent Design.) E poi cosa, precisamente, ha detto il cardinale?
Nei secoli
recenti la Chiesa ha evitato di prendere posizione nelle dispute interne alla
scienza – ed è per questo che tanto la forma quanto il contenuto
dell’articolo del cardinale sono arrivati come uno shock. Gli argomenti,
avendo a che fare principalmente con il rapporto tra casualità e provvidenza
divina, sono troppo sottili e non possono essere trattati in modo adeguato in
una colonna di quotidiano.
Era quasi inevitabile, perciò, che delle distinzioni si sarebbero perse, dei
termini sarebbero stati definiti male, gli argomenti trattati in modo troppo
riduttivo.
Dicendo che
il “neodarwinismo” è “sinonimo” di “’evoluzione’ nel senso usato
dalla maggior parte dei biologi, ” Schönborn intende il termine nel modo in
cui è comunemente usato tra gli scienziati. Inteso in questo modo, il
neodarwinismo consiste nell’idea che il motore principale dell’evoluzione è
la selezione naturale che agisce sulle variazioni genetiche casuali. In un altro
punto dell’articolo, però, il cardinale da una definizione diversa:
“evoluzione nel senso neodarwinista [è] un processo privo di guida e non
pianificato, che consiste in variazione casuale e selezione naturale.” Questo
è il principale passo falso dell’articolo di cardinal Schönborn. Egli ha
infilato nella definizione di una teoria scientifica,
il neodarwinismo, le parole “non pianificato” e “privo di guida”, che
sono piene di significato teologico.
La frase che
egli cita da Comunione e Servizio
potrebbe sembrare dargli ragione: “Un processo evolutivo privo di guida – un
processo che quindi non rientra nei confini della divina Provvidenza –
semplicemente non può esistere.” E siccome l’estensione del piano
provvidenziale di Dio a tutti gli eventi nell’universo è una dottrina
cristiana fondamentale, per quanto concerne Dio, nulla di ciò che accade può
essere “non pianificato.”
Però Comunione
e Servizio avverte anche, in modo esplicito, che la parola “casuale”,
usata dai biologi, chimici, fisici e matematici nell’esercizio del loro
lavoro, non ha lo stesso significato delle parole “privo di guida” e “non
pianificato” come usate nelle dichiarazioni dottrinali della Chiesa. Nel
linguaggio comune “casuale” spesso si usa come “non causato,” “privo
di senso,” “inspiegabile” o “inutile.” È anche vero che alcuni
biologi, quando spiegano l’evoluzione al pubblico o agli studenti malcapitati,
partono dalla “casualità” delle mutazioni genetiche per arrivare alla
conclusione filosofica che la storia della vita è “priva di guida” e “non
pianificata.” Alcuni fanno questo per sentimento anti-religioso, altri
semplicemente per disinteresse.
Quando si
occupano di scienza, gli scienziati non usano però le parole “privo di
guida” e “non pianificato”. Dal famoso Science
Citation Index dell’Istituto per l’Informazione Scientifica risulta che
nella letteratura scientifica esistono solo 48 pubblicazioni che hanno nel
titolo la parola “privo di guida”, e nella maggior parte con riferimento ai
missili. Solo 467 pubblicazioni hanno la parola “non pianificato”, quasi
tutte in riferimento a gravidanze o procedure mediche. Per contro, vi sono
52.633 pubblicazioni, di tutti i campi della scienza, che hanno nel titolo la
parola “casuale” o “cieco.” La parola “caso” è un termine tecnico
di base nella maggior parte delle discipline scientifiche. Esso è utilizzato
per descrivere il movimento delle molecole nei gas, le fluttuazioni dei campi
quantistici, il rumore nei dispositivi elettronici e per gli errori statistici
in un insieme di dati, tanto per dare alcuni esempi. Quindi, se il termine
“caso” significa necessariamente che alcuni eventi sono “privi di guida”
nel senso che sono “fuori dai confini della divina Provvidenza,” allora
avremmo dovuto condannare come incompatibile con la fede cristiana gran parte
della moderna fisica, chimica, geologia e astronomia, così come la biologia.
Questo,
naturalmente, è assurdo. Nell’uso scientifico la parola “casuale” non
significa senza causa, non pianificato o inspiegabile; significa non correlato.
I miei figli amano osservare le targhe delle automobili che ci sorpassano
sull’autostrada, per vedere da quale stato provengono. La sequenza degli stati
mostra un certo grado di casualità: auto di Kentucky, poi di New Jersey, poi
Florida e così via – perché le automobili non sono correlate: il fatto di
sapere la provenienza di un’automobile non dice nulla sulla provenienza
dell’automobile successiva e così via. Nonostante ciò, ogni automobile si
trova in quel posto a quel ora per una ragione. Ogni viaggio è pianificato e
guidato da una mappa, o da un itinerario. Il viaggio di ciascun automobilista è
inserito nella sua vita in un qualche modo intelligibile, anche se le vite dei
diversi automobilisti normalmente non sono correlate l’una con l’altra.
Prendiamo in
considerazione un’altra analogia. Le righe della prosa, a differenza della
poesia, non finiscono con rima. La sequenza delle ultime parole di ogni riga ha
perciò le caratteristiche di una distribuzione cieca. Però questo non
significa che la prosa è “priva di guida” o “non pianificata”.
Semplicemente l’autore non ha selezionato le ultime parole di ogni riga in
modo da creare una rima, cioè imponendone quel tipo particolare di
correlazione. Ma le parole, tuttavia, sono scelte. Così anche Dio, pur avendo
pianificato la propria opera con la massima cura, potrebbe non aver scelto di
imporre delle correlazioni specifiche a determinati eventi, per cui i movimenti
delle molecole in un gas, ad esempio, potrebbero non esibire una correlazione
statisticamente verificabile.
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Dobbiamo
distinguere tra ciò che potremmo chiamare “casualità statistica”, che non
indica assolutamente se un processo è pianificato o guidato, e gli altri
significati del termine “casuale” o “cieco.”
La casualità statistica, basata sulla mancanza di correlazione tra cose
o eventi, si usa per capire e spiegare i fenomeni mediante la teoria della
probabilità. Ad esempio, quando voliamo stabilire se l’incidenza di cancro in
una contea concorda con le aspettative statistiche, oppure è in azione qualche
fattore causale non ancora conosciuto. Controllando i dati statistici
sull’aspettativa di vita, le cause di morte, l’età della popolazione e così
via, si potrebbe calcolare l’aspettativa di morte da cancro e vedere se vi è
una differenza statisticamente significativa con i dati reali; questi calcoli
implicano la casualità statistica. Intere parti delle discipline scientifiche
(ad esempio “meccanica statistica”) sono basate su tali metodi: le
proprietà dei gas, dei liquidi e dei solidi, ad esempio, si possono capire e
calcolare con precisione con metodi basati sulla casualità statistica del moto
molecolare e atomico.
I promotori
del movimento antidarwinista Intelligent Design di regola ammettono che le idee
di casualità statistica, probabilità e caso sono legittime nelle spiegazioni
dei fenomeni. Loro però sostengono che per poter concludere scientificamente
che un set di dati è dovuto ad un “progetto”, occorre prima escludere le
altre spiegazioni, compreso il “caso”. I membri della Commissione Teologica
Internazionale si riferiscono chiaramente al movimento Intelligent Design quando
scrivono in Comunione e Servizio:
“Una compagine sempre più ampia di scienziati critici del neodarwinismo
segnala invece le evidenze di un disegno (ad esempio, nelle strutture biologiche
che mostrano una complessità specifica) che secondo loro non può essere
spiegato in termini di un processo puramente contingente, e che è stato
ignorato o mal interpretato dai neodarwinisti. Il nocciolo di questo acceso
dibattito concerne l’osservazione scientifica e la generalizzazione, in quanto
ci si domanda se i dati disponibili possono far propendere a favore del disegno
o del caso: è una controversia che non può essere risolta attraverso la
teologia.”
Se
“propendere a favore del caso” come parte della spiegazione di un fenomeno
non può essere escluso su basi teologiche, allora la disputa sulla complessità
in biologia tra i neodarwinisti e i loro critici del Intelligent Design non può
essere risolta teologicamente. Bisogna riconoscere che anche molti dei migliori
scrittori del movimento Intelligent Design, inclusi William Dembski e Michael
Behe, insistono che il problema va risolto scientificamente.
Noi non siamo
in grado di risolvere teologicamente il problema del ruolo del “caso”
nell’evoluzione, perché Dio è onnipotente e perciò può usare metodi
diversi per causare gli effetti. Supponiamo che un giocatore di poker voglia
avere una specifica mano. Se provasse con una singola mano da un mazzo
mischiato, la probabilità di avere scala reale sarebbe di 1 a 649.740. Allora
egli potrebbe decidere di truccare le carte, introducendo le giuste correlazioni
nel mazzo prima di dare le carte. In alternativa, potrebbe decidere di dare le
carte da ciascuno di un miliardo di mazzi mischiati. In questo caso la mano
desiderata quasi certamente comparirà. (La probabilità di non riuscire è
infinitesima: 10 elevato a 669° potenza.) In quale modo Dio ha fatto la vita?
Il mazzo molecolare era “truccato” o “mischiato”?
L’analogia
con il poker è, naturalmente, debole. Noi non conosciamo l’ordine in un mazzo
mischiato – ed è per questa ragione che mischiamo le carte. Ma Dio conosce
tutti i dettagli dell’universo sin dall’eternità. Egli sa come sono messe
le carte. Lo scienziato e il giocatore di poker, però, non vedono le cose dal
punto di vista di Dio ed è per questo che parlano di “probabilità.”
Gli uomini
hanno usato le parole “cieco”, “probabilità” e “caso” per millenni,
senza immaginare minimamente che esse implicassero necessariamente la negazione
della divina Provvidenza. Come dice Ecclesiaste: “Ho visto anche sotto il sole
che non è degli agili la corsa, né dei forti la guerra e neppure dei sapienti
il pane e degli accorti la ricchezza e nemmeno degli intelligenti il favore,
perché il tempo e il caso raggiungono
tutti.” (Qo 9,11, ndr) Oppure, per dirla in gergo tecnico, non vi è una
correlazione perfetta tra l’essere forti e vincere, o tra l’agiatezza ed
essere saggi.
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Perché nel
nostro mondo esistono la casualità statistica e l’assenza di correlazione?
Perché gli eventi non avvengono in sincronia, secondo una formula semplice, ma
fanno parte di una rete vasta e complessa di contingenze. La nozione di
contingenza è importante nella teologia cattolica, ed è intimamente legata a
quello che nel linguaggio comune si chiamerebbe “caso”.
Comunione
e Servizio chiarisce questo punto. “Molti scienziati neodarwinisti, e
alcuni dei loro critici, hanno concluso che se l’evoluzione è un processo
materialistico radicalmente contingente, guidato dalla selezione naturale e da
variazioni genetiche casuali, allora in essa non può esserci posto per una
causalità provvidenziale divina,” osserva il documento. “È tuttavia
importante notare che, secondo la concezione cattolica della causalità divina,
la vera contingenza nell’ordine creato non è incompatibile con una
Provvidenza divina intenzionale. La causalità divina e la causalità creata
differiscono radicalmente in natura e non soltanto in grado. Quindi, persino
l’esito di un processo naturale veramente contingente può ugualmente
rientrare nel piano provvidenziale di Dio per la creazione. Secondo san Tommaso
d’Aquino: «Effetto della divina Provvidenza non è soltanto che una cosa
avvenga in un modo qualsiasi; ma che avvenga in modo contingente, o necessario.
Perciò quello che la divina Provvidenza dispone che avvenga infallibilmente e
necessariamente, avviene infallibilmente e necessariamente; quello che il piano
della divina Provvidenza esige che avvenga in modo contingente, avviene in modo
contingente (Summa Theol. I, 22, ad
1).» Nella prospettiva cattolica, i neodarwinisti che si appellano alla
variazione genetica casuale e alla selezione naturale per sostenere la tesi che
l’evoluzione è un processo completamente privo di guida vanno al di là di
quello che è dimostrabile dalla scienza.”
Qui non
vengono quindi criticati i neodarwinisti come tali, ma solo la conclusione non
valida fatta da “molti” di loro (insieme ad alcuni dei “loro critici”)
che la supposta “casualità” della variazione genetica implica un processo
“assolutamente privo di guida.” La dichiarazione intende fare chiaramente
una netta distinzione tra le ipotesi scientifiche legittime e gli errori
filosofici considerati spesso - ma
erroneamente - una conseguenza logica delle ipotesi stesse.
Nel suo
articolo Schönborn cita il Catechismo
della Chiesa cattolica: “Noi crediamo che Dio ha creato il mondo secondo
la propria saggezza. Il mondo non è il prodotto di una necessità, e nemmeno di
una cieca fatalità o caso.” Tuttavia, una cosa è dire che l’intero mondo
è prodotto del caso e l’esistenza dell’universo è un puro caso, ben altra
è dire che nell’universo esiste la casualità statistica. Il cardinale cita
anche la seguente frase da un discorso del papa recentemente scomparso: “A
tutte queste indicazioni dell’esistenza di Dio Creatore, alcuni oppongono la
forza del caso o i meccanismi propri della materia. Parlare di caso per un
universo che presenta una organizzazione così complessa dei suoi elementi e
finalità così meravigliose nelle forme di vita, equivale a rinunciare alla
ricerca della spiegazione del mondo come lo conosciamo.” Infatti. Tuttavia,
usare nelle scienze argomenti basati sulla casualità statistica e la probabilità
non significa necessariamente “opporre” l’idea del caso all’esistenza di
Dio Creatore.
Persino dal
punto di vista neodarwinista vi sono molte possibilità per vedere quella
“finalità” (la guida dell’universo e della vita) alla quale fa
riferimento papa Giovanni Paolo II. La possibilità di un processo evolutivo in
grado di produrre le forme meravigliosamente intricate che vediamo, presuppone
l’esistenza di un universo la cui struttura, materia, processi e leggi hanno
caratteristiche speciali. Questa è la lezione delle molte “coincidenze
antropiche” individuate dai fisici e dai chimici. È anche molto probabile,
come suggerito dal noto biologo neodarwinista Simon Conway Morris, che alcuni
prodotti (o “soluzioni”) dell’evoluzione siano incorporati nelle regole
della fisica e della chimica, così che le “variazioni casuali” finiscono
per arrivare agli stessi risultati, un pò come il corso tortuoso dei fiumi
trova sempre il mare. Nel suo libro Life’s
Solution, Morris fornisce molte e impressionanti prove di un simile tropismo
dell’evoluzione. E poi, naturalmente, non dobbiamo dimenticare che ciascuno di
noi possiede la forza spirituale dell’intelletto, la razionalità e la libertà,
che non possono essere spiegate con la semplice biologia, sia quella dei
neodarwinisti, sia quella dei loro critici dell’Intelligent Design.
Personalmente
non sono assolutamente certo che la concezione neodarwinista sia sufficiente in
biologia. Ma anche se dovesse risultarlo, questo non invaliderebbe affatto ciò
che papa Benedetto XVI ha detto: “Non siamo il prodotto casuale e senza senso
dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno
di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario.” Nel suo articolo
su New York Times il cardinal Schönborn
comprensibilmente ha voluto contrastare quegli avvocati del neodarwinismo, che
sostengono che la teoria dell’evoluzione esclude la guida provvidenziale del
Creatore nella creazione. Sfortunatamente egli ha finito per dare credibilità
alla loro affermazione, oscurando il chiaro insegnamento della Chiesa che la
verità della scienza non può contraddire la verità della rivelazione.
Stephen
M. Barr è fisico teorico delle particelle nel Bartol Research Institute
dell’Università di Delaware. Egli è autore del libro Fisica Moderna e
Fede Antica (University of Notre Dame Press).
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