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Il dilemma di Darwin
Dialogo e confronto tra scienziati in televisione - 30/12/2005
 

Vi riportiamo qui la trascrizione di una trasmissione statunitense "The evidence", presentata da Dwight Nelson, il cui tema è per noi molto interessante. Il titolo della puntata è "Il dilemma di Darwin" ("Darwin's dilemma"). E' possibile vederla in streaming in lingua originale sul sito della trasmissione, andando all'indirizzo http://www.theevidence.org/episodes/episode11.php. Degli scienziati partecipanti alla trasmissione, esperti accademici statunitensi, vi riportiamo alcune informazioni, per avvalorare il contenuto della trasmissione.

William A. Demski, matematico e filosofo, è un ricercatore e professore associato nella Conceptual Foundations of Science presso la Baylor University. Autore di "The Design Inference: Eliminating Chance Through Small Probabilities" e "Intelligent Design: The Bridge Between Science and Theology".

Dr.ssa Elisabeth Sahtouris, biologa evoluzionista, futurista, autrice, conferenziera e consulente sul Living System Design. La dottoressa Sahtouris utilizza i principi e le pratiche naturali, rivelate nell'evoluzione biologica, come modelli applicabili alla politica e all'economia, con l'obiettivo di creare uno stato di benessere dell'umanità nell'immenso sistema vivente che è la Terra. Autrice di "Biology Revisioned", "1998 A Walk Through Time: From Stardust to Us" e "EarthDance: Living Systems in Evolution"

Dr. Mike Behe, professore di scienze biologiche alla Lehigh University in Pensylvania (USA). Autore del libro "Darwin's Black Box",  di critica alla teoria dell'evoluzione, di cui sono state pubblicate più di venti ristampe e che si è diffuso in tutto il mondo, in più di cento differenti pubblicazioni. Recentemente è stato citato dal National Review and World Magazine come uno dei cento libri più importanti del XX secolo.

Earl Aagaard, professore di Biologia al Pacific Union College a Angwin, California. Sostiene che l'evidenza, oggi, sia che non è possibile spiegare ragionevolmente la diversità presente in natura attribuendola a processi naturali.

Robert Wright, autore di diversi libri, tra cui "Three Scientists and Their Gods: Looking for Meaning in an  Age of Information", "The Moral Animal: why we are the way we are: the new science of evolutionary psicology", "Nonzero, the Logic of Human Destiny". Wright ha pubblicato su The Atlantic, The New Yorker, sul New York Times Magazine, Time e Slate. E' stato in passato senior editor al The New Repubblic e The Science. Ora porta avanti il sito internet nonzero.org.

Phillip Johnson, professore di legge all'University of California a Berkeley. Oltre ad essersi distinto e aver scritto diverse pubblicazioni come accademico in legge, è un ben noto critico del Darwinismo. Tra le sue opere "Darwin on Trial", "Darwinism: Scientific Inference or Philosofical Preference?" e "Defeating Darwinism By Opening Minds".


IL DILEMMA DI DARWIN

Michael Behe:
È' importante riconoscere che la teoria di Darwin è sorta più di cento anni fa e che le teorie scientifiche si evolvono proprio come ogni cosa in natura. La fisica, per esempio, si è sviluppata enormemente nel corso di questo secolo. E tuttavia i biologi ancora professano il neo-Darwinismo.

Dwight Nelson:
Da alcuni anni, gli scienziati stanno sfidando la teoria base di Darwin. Le prove più recenti intensificano questa sfida. Cominciamo dalla biologa Elisabeth Sahtouris.

Elisabeth Sahtouris:
La premessa fondamentale del Darwinismo è che i cambiamenti nell'evoluzione avvengono per caso e vengono poi selezionati dall'ambiente come una sorta di modello, permettendo l'evoluzione, la vita e la possibilità di riproduzione soltanto agli organismi in possesso di quei particolari, casuali cambiamenti, mentre altre casualità potrebbero non essere fattibili, così che la specie si estingue. Oppure quegli individui si estinguono e di conseguenza si estingue la specie. Noi, parallelamente, abbiamo 50 anni di prove di laboratorio che testificano scientificamente che il DNA non cambia per caso. Se succede, si ripara da solo. In altre parole il nostro DNA, e quello di tutte le creature giù fino ai batteri, è in grado di sentire i cambiamenti dell'ambiente che richiedono cambiamenti nel DNA.

Dwight Nelson:
Prove sperimentali di quello che gli scienziati chiamano "Cambiamenti diretti nel DNA" sono state pubblicate su Nature nel 1998. Batteri intolleranti al lattosio sono stati posti in un ambiente dove l'unico cibo disponibile era il lattosio- velenoso per questo tipo di batterio. I batteri non potevano riprodursi senza cibo. Secondo la teoria convenzionale di Darwin, i batteri avrebbero dovuto morire, ma non fu così. Al contrario, gli scienziati hanno scoperto che i batteri avevano ri-sistemato il loro DNA. L'hanno fatto specificatamente, coscientemente e in fretta, in modo da rendere loro possibile il nutrirsi di lattosio e cominciare a riprodursi. Secondo le predizioni della teoria di Darwin, il cambiamento del DNA ri-sistemato avrebbe dovuto: uno, essere casuale e due, avere avuto luogo nell'arco di diverse generazioni. 

Phillip Johnson:
La cosa importante circa il DNA non è la sua composizione chimica, ma le lettere e come queste lettere vengono combinate. I "nucleotidi", come vengono chiamate le lettere chimiche che dirigono la sintesi delle proteine, non sono nell'ordine in cui si trovano a causa di legami chimici più di quanto le lettere in una pagina dell'Amleto di Shakespeare siano nel loro ordine a causa dei legami chimici tra inchiostro e carta.

Earl Aagaard:
Tutti concordano nel dire che gli oggetti inanimati come i computer hanno una complessità che non può sorgere naturalmente. Quando ci spostiamo a un sistema vivente come il cervello, è come se le regole delle prove cambiassero. La scienza ci dice che il cervello è sorto a causa di leggi e casualità. A mio parere, non è legittimo cambiare le regole delle prove in situazioni comparabili semplicemente perché uno è non vivente mentre l'altro è vivente. È proprio questo che ha portato in essere il movimento del progetto intelligente.

Dwight Nelson:
Il concetto di ri-combinazione finalizzata del DNA a portato alcuni scienziati a modificare il loro parere sull''evoluzione.

Elisabeth Sahtouris:
Come scienziato, ho fatto un cambiamento a 180 gradi. Mi era stato insegnato che la coscienza è un prodotto recente dell'evoluzione in un universo non vivente su un pianeta non vivente dove la vita si è evoluta per casualità, attraverso cambiamenti casuali. Io a quella storia non ci credo più. Mi sembra ora molto più plausibile arguire che la coscienza arrivi per prima, come una risorsa per la creazione materiale, per l'evoluzione materiale. Questa coscienza e intelligenza era là prima che l'evoluzione materiale cominciasse. Semplicemente non posso sostenere l'idea che fango muto si porti da solo al livello di intelligenza O che la non-coscienza si elevi nella coscienza.

Dwight Nelson:

Quando gli scienziati usano termini come "coscienza" e "progetto intelligente" per spiegare i sistemi viventi, è chiaro che essi stanno portando un nuovo tipo di approccio alla comprensione di come è sorta la vita che vediamo intorno a noi. Se il DNA si ricombina per venire incontro alle esigenze ambientali, questo indica che c'è più senso nell'evoluzione di quanto pensavamo originariamente?

Phillip Johnson:
Non credo che sia così. Io penso che c'è abbastanza direzionalità nell'evoluzione che come minimo farebbe sorgere la domanda se non fosse stata messa in moto per servire a qualche scopo.

Earl Aagaard:
La gente si chiede da secoli se le diversità su questa terra potrebbero essere ragionevolmente spiegate da qualche fenomeno naturale. Oggi, a mio parere, la miglior prova è data dal fatto che non possono essere spiegate così.

Robert Wright:
La cosa importante da riconoscere è che l'evoluzione non procede per caso. Darwin è stato bravo nell'elaborare una teoria dell'evoluzione più di cento anni fa. Ma nella scienza le teorie cambiano, e oggi siamo molto oltre Darwin.

Dwight Nelson:
Siamo oltre Darwin, e quando torniamo indietro scopriremo perché questa semplice trappola sfida il principio fondamentale della teoria dell'evoluzione di Darwin.
Il naturalista del diciannovesimo secolo Charles Darwin sviluppò una teoria dell'evoluzione che suggerisce che la vita si è evoluta passo passo dal semplice al complesso. Ma ci sono prove a sostegno di questa teoria? Tutti gli organismi si evolvono un passo alla volta? Oppure ci sono sistemi come le macchine, così complessi che se mancasse una qualsiasi parte non funzionerebbe niente? Il dr. Michael Behe crede di avere una risposta.

Michael Behe:
È mia opinione che l'argomento più forte contro l'evoluzione di Darwin sia una cosa chiamata "complessità irriducibile". E' una frase fantasiosa, ma indica una cosa semplice. Significa che avendo un sistema, un macchinario o qualcosa del genere, che comprende un certo numero di parti differenti, tutte devono combinarsi insieme per poter lavorare. Un buon esempio è dato dalla trappola per topi. La trappola per topi che compri in negozio ha una molla, una piccola piattaforma e varie altre parti. Se togli una di queste parti la trappola non funzionerà più. Ne deriva che cose come questa rappresentano grossi problemi per l'evoluzione Darwiniana perché la selezione naturale ha bisogno di lavorare su qualcosa che ha una funzione, che fa qualcosa. Un sistema complesso irriducibile, riesci a farlo lavorare solo quando è tutto unito insieme.

Dwight Nelson:
Ma la natura veramente costruisce sistemi complessi come la trappola per topi? Da come parliamo sembra che i macchinari della natura siano anche più complessi.

Michael Behe:
Un esempio realmente sorprendente di complessità irriducibile nelle cellule che abbiamo scoperto più di 25 anni fa è quello che viene chiamato flagello batterico. Il flagello è letteralmente un motore fuori bordo che i batteri usano per nuotare. Ha un'elica che gira e gira. Ha un motore. Ha un albero che congiunge il motore all'elica. Ha un statore che lo mantiene stabile nel piano della cellula mentre gira. Ha del materiale isolante che gli permette di attraversare la membrana cellulare. Studi genetici hanno mostrato che questa piccola macchina ha bisogno di circa 40 parti proteiche diverse per poter lavorare. Se manca l'elica, lo statore, o una qualsiasi delle sue 40 parti, non pensiamo che lavorerà un pò meno o la metà di come lavorava prima. Semplicemente è rotta. Non lavorerà per niente. Come, secondo l'evoluzione darwiniana, una macchina simile potrebbe essere stata assemblata gradualmente, resta tutt'ora senza spiegazione.

Dwight Nelson:
Il dibattito su quello che Michael Behe chiama complessità irriducibile continua tra gli scienziati. Ma non ci sono dubbi che questi motori batterici esistano.

Elisabeth Sahtouris:
Questi esistono in batteri con piccoli dischi rotanti, con cuscinetti a sfera e altri materiali, e ruotando una piccola coda che li sposta in avanti. Quello era un vero miglioramento nella locomozione. Questi batteri ad alta energia sono capaci di invadere batteri più deboli che gli consentono di vivere per fermentazione, e di sfruttarli dall'interno in una sorta di colonialismo batterico. Ma alla fine, nel corso di questa competizione,invasione reciproca e invenzione di tecnologia, sono inciampati nell'idea di costruire cellule cooperative più grandi, che sono l'unico altro tipo di cellule che mai si siano evolute su questo pianeta. Tu ed io siamo fatti di queste cellule, così come ogni albero, topo o cimice.

Phillip Johnson:
Questo mi mostra semplicemente la realtà...veramente mostra la tremenda complessità sotto la quale noi abbiamo a lungo pensato ci fosse la semplicità della vita.

Elisabeth Sahtouris:
In un ecosistema, ogni parte, ogni specie dà il suo contributo. Infatti, la migliore garanzia di sopravvivenza per le specie che vivono in una foresta pluviale è di dare un prodotto di qualità alle altre specie -cioè qualcosa che a loro serva. Quello che noi potremmo chiamare "spazzatura" potrebbe essere cibo per un'altra specie. Potrebbe essere materiale da costruzione per altre specie. Potrebbe essere ossigeno o diossido di carbonio a seconda che tu sia un animale o una pianta, utile a coloro che si nutrono di tali gas. Così ogni cosa è interagente con le altre. Ogni cosa contribuisce alla sopravvivenza delle altre.

Robert Wright:
A mio parere, questa complessità alla base della vita è un indizio della presenza di un progetto. Una cosa del genere non può essere saltata fuori da un processo casuale, anche con la selezione naturale immaginata dall'evoluzione darwiniana.

Elisabeth Sahtouris:
Ogni singola specie in un ecosistema ha la sua parte, e noi apprendiamo che qualche volta, togliendo una specie, l'ecosistema si deteriora. Questo ci rende consapevoli di quanto siano simili al nostro corpo, dove non puoi rimuovere un singolo organo e avere comunque l'intero corpo funzionante. È semplicemente un concerto. Tutti gli organi lavorano insieme e noi abbiamo così questa incredibile funzione complessa e stupenda.

Dwight Nelson:
Complessità e bellezza di funzione sembrano essere prova di uno schema in natura, ma le apparenze possono ingannare. Una volta gli scienziati ritenevano che i crateri sulla luna formassero un disegno che indicava la presenza di un'intelligenza. Anche i concetti di complessità irriducibile o la mutazione diretta del DNA possono essere mal fondati? Come possiamo dirlo? Un matematico di nome William Dembski ha di recente sviluppato un set oggetivo di criteri porgettati per rispondere a questa domanda.
Il Dr. William Dembski, Ph.D in matematica all'Università di Chicago e Ph.D. all'Università dell'Illinois a Chicago. È titolare di due "Fellowship" alla fondazione di Scienze Naturali e autore di diversi libri, incluso l'apprezzato "Progetto intelligente: un ponte tra scienza e teologia". Bill, è un piacere averti qui.

William Dembski:
Grazie a voi.

Dwight Nelson:
Sono affascinato da questo titolo. Infatti, ho trovato questa frase nel tuo libro. Mi piacerebbe che tu ci sviluppassi questa singola frase. Hai scritto: "progetto intelligente è una intelligenza che determina quello che un'altra intelligenza ha fatto".

Wlliam Dembski:
Esatto.

Dwight Nelson:
E che cosa vuol mai dire?

William Dembski:
Dunque, scienziati e ricercatori sono generalmente agenti intelligenti. Nel mondo ci sono cose che sono prodotte da cause naturali, non intelligenti. Ma le cose sono anche prodotte da cause intelligenti. Se per esempio guardi l'inchiostro su un foglio di carta, cause naturali non intelligenti possono mettere là dell'inchiostro.

Dwight Nelson:
Ok, ci sono.

William Dembski:
Quindi se vuoi avere una scultura in legno o un sonetto di Shakespeare, questo richiede un'intelligenza. Cause intelligenti, quindi, quando indagano nel mondo, diranno che questo è il risultato di un'intelligenza. Questo è il risultato del caso, processi naturali, o per tutto quello che ne sappiamo, è il risultato di cause non intelligenti.

Dwight Nelson:
Quindi ti stai muovendo dal campo della filosofia alla matematica, e che cos'è questa, una teoria di informazione? Spiegacela.

William Dembski:
Il Progetto storicamente è stato un'intuizione. Quando la gente attribuisce qualcosa ad un progetto, dice: "Oh, è un'intuizione comune che qualcosa sia stato progettato" Quello che dobbiamo fare è definire bene tutto ciò. Vogliamo dire che questo processo attribuirà un progetto, e noi possiamo attestare questo in modo attendibile. Desideriamo i test di verifica empirici per il progetto. Questo è ciò che abbiamo ora. Abbiamo alcuni criteri per identificare il progetto. Ciò che è cruciale è che ci sia un progetto... questi sono criteri di verifica congiunta. Uno è la complessità. L'altro è la specificazione. Queste sono parole ingombranti e potrebbero sembrare...

Dwight Nelson: 
Puoi spiegarci un pò più semplicemente? 

William Dembski: 
Penso che un modo per spiegare la cosa sia proprio dare un'occhiata al film, Contact, uscito nell'estate del '97. C'è un esempio chiave in questo film che penso illustri questo argomento splendidamente. In quel film, ci sono dei ricercatori di città che stanno cercando intelligenze extra-terrestri. Sono astronomi. Stanno cercando i segni di intelligenza dallo spazio esterno. Hanno collegato i loro radio-osservatori con lo spazio e controllano i segnali. E che cosa è accaduto? C'è una scena chiave nel film dove il contatto è stabilito, dove si rendono conto di essere in presenza di un'intelligenza. E che cosa è quel segnale? Beh, è una lunga sequenza di numeri primi. I numeri primi sono numeri divisibili soltanto per uno e per se stessi. Così è per 2, 3, 5, 7, (non 9 perché quello è 3 x 3 e così via... tutti fino a 101). Quella sequenza viene rilevata e loro affermano, "Questo non è rumore, questo ha una struttura." Così viene illustrata una chiara inferenza di progetto. Hai così un sacco di materiale, un sacco di numeri che entrano. Questa è complessità. C'è inoltre un modello. È un modello dato obiettivamente. Sapete, se fosse stata anche soltanto una monetina arrivata qui dallo spazio esterno, come le sequenze arrivate di 0 e di 1, ci sarebbe stata complessità, ma non avremmo definito che ci sarebbe stata anche alcuna intelligenza. Così, oltre alla complessità, deve esserci anche il modello. Ma deve anche esserci complessità perché che cosa sarebbe se tre numeri primi fossero venuti, come 2, 3, 5 - fine della storia. Bene, non andreste a mettervi in contatto con il redattore scientifico del New York Times per dirgli, "Gli alieni conoscono i primi tre numeri primi." Sapete, l'abbiamo detto da soli. È' troppo poco. C'è bisogno della complessità ed anche del modello. Una volta che avete anche quello, allora avete definito il tutto. Così abbiamo un criterio affidabile, elaborato su basi empiriche per l'identificazione del progetto. Allora la domanda è, "Bene, che cosa accade quando cominciamo ad applicarlo alle varie scienze particolari, alla biologia, ai sistemi complessi irriducibili di Michael Behe...?" Ne risulta che sta dandoci una positiva evidenza di progetto. 

Dwight Nelson: 
Ok, se è ricerca seria, allora potremmo concludere che gli scienziati, stanno abbracciando il progetto intelligente? 

William Dembski: 
Beh, sono disposti a accettare l'idea di progetto a patto che il grande "D" non venga coinvolto

Dwight Nelson:
Ok.

William Dembski: 
Il grande "D" è Dio.

Dwight Nelson: 
Tutto ok. 

William Dembski: 
Finchè si conosce il progetto e può essere attribuito a qualcosa d'altro che non sia trascendente, allora gli va bene. 

Dwight Nelson: 
Bene, come potrebbe essere trasferito a qualcosa che non sia il grande "D"? 
William Dembski: 
Bene, quello è... sai... non ci sono molte alternative. C'è qualcuno come Francis Crick, co-scopritore del codice genetico con James Watson, che sostiene, "Guardate, la vita è troppo improbabile che sia sorta qui sulla terra, quindi deve essersi generata e impiantata qui dallo spazio esterno - sapete, dagli extra-terrestri". Così, il problema del progetto è spinto un passo più indietro. Ma da dove sono venuti questi extra-terrestri? Bene, forse c'è un certo altro posto nell'universo in cui potrebbero essersi evoluti più velocemente, con più successo di quanto avrebbero potuto fare qui. Ma questo non fa altro che spingere il problema solo un pò più indietro. 

Dwight Nelson: 
Un momento fa hai accennato che noi determiniamo che ci sia un progetto. Ma tu non stai determinando automaticamente il progetto. 

William Dembski: 
No. 

Dwight Nelson: 
Non è il presupposto che tu porti alla prova... l'oggetto. 

William Dembski: 
Giusto. Ciò che ho fatto è presentare un apparato matematico formale per l'identificazione del progetto. Ora la domanda sorge quando applichiamo quell'apparato alla biologia o alla cosmologia, è una possibilità aperta che non ci sia un progetto. Quell'apparato non rileva il progetto. Sembra che ci sia, ma è un problema diverso- la teoria dall'applicazione. 

Dwight Nelson: 
Che cosa... che genere di influenza prevedi l'idea di progetto intelligente avrà sul naturalismo Darwiniano? 

William Dembski: 
L'intuizione fondamentale della teoria di Darwin, il meccanismo di selezione e mutazione o il meccanismo di selezione e variazione, avrà ancora validità. Ma non si risolve tutto qui. Infatti, probabilmente avrà una piccola parte nel tentativo di spiegare la complessità biologica. Così è... io penso che il suo scopo sarà drasticamente ristretto una volta che il progetto intelligente prenderà quota. Quando si parla di complessità biologica, il mio punto di vista è che la biologia sia giusto strapiena di progetto. Avete determinati processi naturali, cose dove i meccanismi Darwiniani hanno un'influenza. Ma il progetto è in modo schiacciante il testimone della biologia. 

Dwight Nelson: 
La teoria di Darwin suggerisce che la vita si evolve attraverso una serie di adattamenti casuali. Suggerisce che la vita si evolve dal semplice al complesso, e che la competizione migliora la vita meglio della cooperazione. Secondo gli scienziati con i quali abbiamo parlato, tutte e tre queste idee possono essere messe in dubbio. Perchè ha importanza? Importa perché chi siamo come esseri umani importa molto. Siamo fondamentalmente il materiale nei nostri corpi? Questo è ciò che la teoria di Darwin suggerisce. La vita è nient'altro che reazioni chimiche collegate. Un'alternativa sta nel credere che ci sia una componente spirituale nella vita, nella vita umana. Significa credere che ci sia uno scopo per l'esistenza. L'universo è stato fatto per noi e viceversa. Quella visione del mondo viene dal vedere un Dio che sta dietro la creazione. Ora può essere un salto grande arrivare a dire che la teoria di Darwin è incompleta a dire che Dio esiste. Ma molti scienziati credono precisamente questo, a causa della prova potente del progetto in natura. Quando guardano i complicati rapporti fra le creature viventi ed i sistemi viventi, per loro è difficile non vedere un progettista intelligente all'opera. Devo dire che trovo tutto ciò molto interessante. La fede in Dio è ragionevole. La fede in Dio è qualcosa che regge all'esame del microscopio e fuori fra le galassie. Abbiamo prove da circa ogni ramo della scienza di quanto tutto sia stato messo abilmente e saggiamente insieme.

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Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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