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Evoluzionismo e religioni. Darwinismo e visione teistica
Relazioni dal Congresso organizzato dal Bakhtivedanta Institute di Roma - 01/12/2005
 

Vi riportiamo qui due interventi avvenuti al congresso organizzato dal Bakhtivedanta Institute di Roma,
su "Evoluzionismo e religioni. Darwinismo e visione teistica"
a Roma, mercoledì 26 ottobre 2005,
presso la Sala della protomoteca al Campidoglio.


In particolare i due interventi riportati presentano, il primo, il punto di vista della chiesa cattolica, esposto dal Prof. Rafael Pascual, e il secondo, il punto di vista di AISO, esposto dal Dott. Mihael Georgiev.
(Cliccare sui link per visualizzare gli interventi)


IL PUNTO DI VISTA CATTOLICO
Creazione, evoluzione e insegnamento della Chiesa Cattolica

Prof. Rafael Pascual
Direttore del Master in Scienza e Fede
Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Roma

 

Il tempo a disposizione consente di esprimere soltanto in modo sintetico, sommario e con ovvie semplificazioni le idee principali del punto di vista della Chiesa cattolica sull'argomento. 

1. "Evoluzione sì, evoluzionismo no". L'evoluzione intesa come teoria scientifica, fondata su dati empirici, sembra abbastanza ben affermata, sebbene non è del tutto vero che ormai non ci sia niente da aggiungere o completare, soprattutto riguardo ai meccanismi che la regolano. Per questo mi sembra troppo ottimistica e contraria alla realtà l'idea espressa recentemente su The New York Times da un scienziato secondo il quale non esiste più una controversia riguardo l'evoluzione1. Per contro, l'evoluzionismo come ideologia, che nega il finalismo e sostiene che tutto è dovuto al caso e alla necessità, come scrive Jacques Monod nel suo classico libro2, è un materialismo ateo, che non è né verità scientifica, né conseguenza necessaria della teoria scientifica dell'evoluzione, come taluni sostengono.

2. "Creazione sì, creazionismo no". La creazione è una verità accessibile alla ragione, in particolare alla filosofia, ma anche una verità rivelata. D'altra parte, il cosiddetto creazionismo è anch'esso, come l'evoluzionismo, un'ideologia, fondata spesso, peraltro, su una teologia sbagliata, cioè su un'interpretazione letterale di certi passaggi della Bibbia, la quale, secondo i suoi fautori, riguardo l'origine delle specie sosterrebbe il 'fissismo', cioè la creazione immediata di ogni singola specie da parte di Dio, e l'immutabilità di ciascuna specie nel trascorso del tempo3.

3. Evoluzione e creazione di per sé possono essere compatibili (si può parlare, senza cadere in una contradictio in terminis, di una "creazione evolutiva"), mentre evoluzionismo e creazionismo sono necessariamente incompatibili.

4. D'altra parte, un disegno intelligente sicuramente c'è stato, ma a mio avviso non si tratta di una teoria scientifica alternativa alla teoria dell'evoluzione, come vogliono alcuni suoi sostenitori. Bisogna però tenere presente che nemmeno l'evoluzionismo (inteso come ideologia materialistica e atea) è scientifico, mentre, come abbiamo detto, la teoria dell'evoluzione è senz'altro una teoria scientifica.

5. Il Magistero della Chiesa, di per sé, non si oppone all'evoluzione come teoria scientifica. Da una parte lascia agli scienziati di fare ricerca in quello che costituisce il loro ambito specifico. Ma dall'altra, di fronte alle ideologie sottostanti alcune delle versioni dell'evoluzionismo, fa presenti dei punti fermi da rispettare: 
- non si può escludere "a priori" la causalità divina (la scienza non può né affermarla né negarla); 
- l'uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio; da questo fatto deriva la sua dignità e il suo destino eterno; 
- c'è una discontinuità tra l'uomo e gli altri esseri viventi, in virtù della sua anima spirituale, che non può essere generata per semplice riproduzione naturale, ma è creata immediatamente da Dio4

Vediamo ora brevemente quelle verità fondamentali che la Chiesa presenta come punti fermi riguardo certe questioni legate all'origine del mondo e dell'uomo:
- È chiaro che il Magistero non entra, e non intende farlo, nelle questioni propriamente scientifiche, che lascia alla ricerca degli addetti ai lavori, ma sente il dovere d'intervenire, per mettere in rilievo alcuni aspetti sollevati da queste questioni. Con questo non cade in un'invasione di campo, perché lo fa soltanto in quello che riguarda il suo compito o missione specifica, cioè chiarire le conseguenze di tipo etico e religioso che tali questioni comportano.
- Il primo principio che si sottolinea è che la verità non può contraddire la verità, cioè non ci può essere un vero contrasto o conflitto tra una verità di fede (o rivelata) e una verità di ragione (cioè naturale), perché ambedue hanno come origine Dio.
- In secondo luogo, si fa notare che la Bibbia non ha una finalità scientifica, ma piuttosto religiosa, per cui non sarebbe corretto tirare fuori delle conseguenze che possano coinvolgere la scienza, né riguardo la dottrina dell'origine dell'universo, né riguardo l'origine biologica dell'uomo. Bisogna, dunque, fare una corretta esegesi dei testi biblici (e non come fanno alcuni cristiani, sia evangelici sia cattolici, che propongono una lettura puramente letterale, di per se sbagliata; cfr. il documento già citato della Pontificia Commissione Biblica L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 1993).
- In terzo luogo, per la Chiesa non esiste in linea di principio un'incompatibilità tra la verità della creazione e la teoria scientifica dell'evoluzione. Dio potrebbe aver creato un mondo in evoluzione, il che di per sé non toglie nulla alla causalità divina, anzi può metterla più a fuoco nella sua ricchezza e virtualità. Ma ovviamente non qualsiasi teoria dell'evoluzione sarebbe compatibile con le verità della fede; non può esserlo per esempio quella materialista (cioè che escluda non soltanto la causalità divina, ma la stessa esistenza di qualsiasi realtà oltre a quella della materia); si noti però qui che il materialismo non è una dottrina scientifica, ma filosofica, e dunque una teoria scientifica non può di per sé né giustificarlo né promuoverlo. 
- In quarto luogo, sulla questione dell'origine dell'uomo, si potrebbe ammettere un processo evolutivo riguardo la sua corporeità, ma per l'anima, per il fatto di essere spirituale, ci vuole un'azione creatrice diretta da parte di Dio, giacché quello che è spirituale non può essere originato da qualcosa che spirituale non è. Tra la materia e lo spirito c'è discontinuità; lo spirito non può sgorgare o emergere dalla materia, come alcuni sostengono. Così, nell'uomo c'è una discontinuità rispetto agli altri esseri viventi, un "salto ontologico".

Finalmente, arriviamo al punto centrale: il fatto di essere creato e voluto immediatamente da Dio è l'unico che può giustificare in ultima istanza la dignità dell'uomo. Infatti, l'uomo non è il risultato del semplice caso o di una fatalità cieca, ma piuttosto è il frutto di un disegno divino. L'uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, anzi, è chiamato ad un rapporto di comunione con Dio. Il suo destino è eterno, e per questo non è semplicemente soggetto alle leggi di questo mondo che passa. L'uomo è l'unica creatura che Dio abbia voluto per se stesso, è fine in sé, e non può essere trattato come mezzo per raggiungere nessun altro fine, per quanto nobile esso possa essere o apparire.

Ci vuole, pertanto, un'antropologia adeguata, che tenga conto di tutto questo, e che dia ragione dell'uomo nella sua integralità. Ci sono infatti delle antropologie che non colgono proprio quello che fa sì che l'uomo sia tale, e queste sono precisamente le antropologie riduzionistiche di tipo naturalistico, che derivano da alcune versioni antropologiche di stampo evoluzionistico.

Tutto questo, quindi, ci fa vedere il tipo di rapporto che auspica la Chiesa con il mondo della scienza: "La collaborazione di religione e scienza torna a vantaggio dell'una e dell'altra, senza violare in nessun modo le rispettive autonomie"5.

Finalmente, riguardo la questione dello scopo nell'evoluzione, vorrei semplicemente chiarire questo, per evitare degli equivoci, troppo frequenti: cioè che non si tratta di una questione scientifica, ma piuttosto metascientifica. La scienza non è competente al riguardo, il che non vuol dire che sia una questione superflua o sbagliata o senza senso. Per cui, se qualcuno sostiene che non c'è scopo nel processo evolutivo, non parla e non può parlare più da scienziato, ma piuttosto da filosofo, e dunque entra in un ambito diverso di quello della scienza. Ci sono alcuni scienziati che lo riconoscono, come il premio Nobel Jacques Monod (il sottotitolo della sua opera più nota Il caso e la necessità lo esprime palesemente: Saggio sulla filosofia naturale della biologia contemporanea). 

Ma per lo stesso motivo neanche la proposta del disegno intelligente può pretendere di essere propriamente scientifica, come sostengono alcuni dei suoi fautori. Si tratta piuttosto di una questione filosofica, che deve pertanto essere trattata in quella sede. Ovviamente non è detto che lo scienziato non possa fare anche il filosofo, ma se non è il suo campo specifico deve essere attento a quello che dice, altrimenti rischia di commettere errori grossolani, simili a quelli che lui riconosce nei filosofi non addetti al lavoro degli scienziati, quando fanno, senza molta fortuna, incursioni nel campo della scienza. Ci vuole per tutto questo un sincero ed aperto dialogo interdisciplinare, promosso e favorito soprattutto da parte di quelli che possono spaziare nelle conoscenze di entrambi gli ambiti del sapere.

Il riferimento a Monod mi permette di accennare ad una serie di omelie che l'allora Cardinale Joseph Ratzinger, quando era arcivescovo di Monaco di Baviera (siamo nel 1981), diede sui primi capitoli del libro della Genesi. Riguardo al tema che stiamo trattando, per Ratzinger non ci troviamo davanti ad un'alternativa ("creazione o evoluzione"), ma piuttosto ad un'integrazione: 
"La formula esatta è creazione ed evoluzione, perché le due cose rispondono a due domande diverse. Il racconto della polvere della terra e dell'alito di Dio […] non ci narra infatti come l'uomo ha avuto origine. Esso ci dice che cosa egli è. Ci parla della sua origine più intima, illustra il progetto che sta dietro di lui. Viceversa, la teoria dell'evoluzione cerca di individuare e descrivere dei processi biologici. Non riesce invece a spiegare l'origine del "progetto" uomo, a spiegare la sua derivazione interiore e la sua essenza. Ci troviamo perciò di fronte a due questioni che si integrano, non si escludono"6.

Ratzinger parla della ragionevolezza della fede nella creazione, che continua ad essere, ancora oggi, la migliore e più plausibile delle ipotesi. 
"Attraverso la ragione della creazione Dio stesso ci guarda. La fisica, la biologia, le scienze naturali in genere ci hanno fornito un racconto della creazione nuovo, inaudito, con immagini grandiose e nuove, che ci permettono di riconoscere il volto del Creatore e ci fanno di nuovo sapere: sì, all'inizio e al fondo di tutto l'essere c'è lo Spirito creatore. Il mondo non è il prodotto dell'oscurità e dell'assurdo. Esso deriva da un'intelligenza, deriva da una libertà, deriva da una bellezza che è amore. Riconoscere questo ci infonde il coraggio che ci permette di vivere, che ci rende capaci di affrontare fiduciosi l'avventura della vita"7.

Per concludere, è significativo il fatto che, nella sua omelia d'inizio del suo ministero petrino, il Papa Benedetto XVI abbia detto proprio questo: "Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell'evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario" (24 aprile 2005).

 

 

[1]L. M. KRAUSS, School Boards Want to 'Teach the Controversy.' What Controversy?, in The New York Times, 17 maggio 2005.

[2]  J. MONOD, Il caso e la necessità, Mondadori, Milano 19713.

[3] «Il problema di base di questa lettura fondamentalista è che rifiutando di tener conto del carattere storico della rivelazione biblica, si rende incapace di accettare pienamente la verità della stessa Incarnazione. Il fondamentalismo evita la stretta relazione del divino e dell’umano nei rapporti con Dio. Rifiuta di ammettere che la Parola di Dio ispirata è stata espressa in linguaggio umano ed è stata redatta, sotto l’ispirazione divina, da autori umani le cui capacità e risorse erano limitate. Per questa ragione, tende a trattare il testo biblico come se fosse stato dettato parola per parola dallo Spirito e non arriva a riconoscere che la Parola di Dio è stata formulata in un linguaggio e una fraseologia condizionati da una data epoca. Non accorda nessuna attenzione alle forme letterarie e ai modi umani di pensare presenti nei testi biblici, molti dei quali sono frutto di una elaborazione che si è estesa su lunghi periodi di tempo e porta il segno di situazioni storiche molto diverse» (Pontifica Commissione Biblica L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 1993).

[4] Cf. enciclica Humani Generis di Pio XII, 1950; messaggio di Giovanni Paolo II alla Pontificia Accademia delle Scienze, 22 ottobre 1996.

[5] Giovanni Paolo II, Armonia fra le verità della scienza e le verità della fede. Commemorazione di Albert Einstein, 10 Novembre 1979.

[6] J. Ratzinger, Creazione e peccato, ed. Paoline, Cinisello Balsamo, 1986, pp. 40-41.

[7] J. Ratzinger, ibid., p. 24.

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IL PUNTO DI VISTA DI AISO

La storia iniziale della Terra: un confronto tra le Sacre Scritture ebraico-cristiane e l’evoluzione darwiniana

 

di Mihael Georgiev, AISO

 

Attualmente c'è un acceso dibattito culturale fra il creazionismo, basato sul racconto della Genesi, e l'evoluzionismo darwiniano. Negli USA esso ha coinvolto anche le aule dei tribunali e le istituzioni. L'ostilità tra le due opposte visioni del mondo non è nuova, perchè è nata subito dopo il 1859, anno di pubblicazione del testo fondamentale di Darwin sull'origine delle specie. Secondo l'idea di Darwin, tutti gli esseri viventi - compreso l'uomo - derivano da un unico progenitore comune, comparso nel lontano passato. Tale primitiva forma di vita si sarebbe via via trasformata mediante un processo naturale, cieco e senza scopo, fino a riempire la Terra di tutte le forme di vita esistite. 

Il successivo sviluppo delle scienze biologiche ha però piuttosto smentito che confermato l'idea di Darwin e, in particolare, sono stati i progressi della biologia molecolare a mettere in crisi il darwinismo. Nella prestigiosa rivista Nature del 19 febbraio 2004, alcuni biologi molecolari di primo piano, pur essendo evoluzionisti, hanno candidamente dichiarato:
- che "lo scenario ingenuo, secondo il quale un gruppo di organismi hanno ricevuto i loro geni da un semplice antenato comune, sta cadendo a pezzi"; 
- che il "progenitore comune" è risultato non solo "indefinibile", ma addirittura "non conoscibile";
- che "gli sforzi per ricostruire i geni [del progenitore] in base agli alberi familiari delle sequenze dei genomi (DNA e RNA) sono finiti in frustrazione"; 
- che gli alberi genealogici basati sul DNA e sull'RNA sono un "numero astronomico", "diversi tra loro ed in discrepanza con gli alberi classici dell'evoluzione, costruiti in base alle conoscenze della paleontologia e dell'anatomia comparata.";
- che, per concludere, alla domanda come la vita abbia avuto origine, i biologi molecolari neanche tentano di rispondere, passandola "ai biologi del futuro". 

Stando così le cose, il darwinismo rimane una teoria puramente speculativa, una visione del mondo materialista, rispettabile quanto si vuole, ma in disaccordo con i dati dell'osservazione. Da questo punto di vista il racconto biblico è più fortunato, perché sebbene ne siano state date interpretazioni varie - fino a negarne la validità storiografica - esso è più in armonia con i dati dell'osservazione. 

Come è raccontata la storia iniziale del nostro pianeta nel libro della Genesi? La prima tappa del racconto biblico riguarda la creazione dell'universo, cioè "i cieli e la terra", che secondo Genesi sono stati creati "in principio", senza dire nulla su quando sia stato questo "principio". La scienza calcola l'età dell'universo con diversi metodi fisici e radiometrici, scegliendo poi tra i diversi valori quello che calza meglio con la teoria che si vuole sostenere. Va precisato che a seconda del metodo e dei presupposti incontrollabili sulle quali si basano i calcoli, il tempo massimo calcolato può essere fino a un miliardo di volte più grande di quello minimo. Ad ogni modo, dato che il primo verso della Genesi non ha alcun riferimento temporale, i risultati dei calcoli scientifici sull'età della materia non possono essere in conflitto con il racconto biblico della creazione.

La Bibbia prosegue narrando la seconda tappa: la creazione sulla Terra dell'ecosistema con le sue diverse forme di vita, nello spazio di sei giorni. Il quadro complessivo delineato dalle scienze naturali è molto più vicino al racconto biblico che all'ipotesi evoluzionista. In particolare i dati della paleontologia mettono in evidenza la comparsa improvvisa e contemporanea - chiamata addirittura "esplosione" - di tutte le principali forme di vita nel periodo chiamato Cambriano; tale comparsa è più conciliabile con il racconto biblico della creazione che con l'evoluzione darwiniana. 

A differenza della creazione dell'universo, quella dell'ecosistema ha dei riferimenti temporali, seppure non precisi. Sulla base delle genealogie bibliche, si potrebbe calcolare che la settimana creativa si sia verificata 5766 anni fa, come sembrerebbe dal calendario ebraico. Le genealogie però sono incomplete, per cui il tempo è più lungo, da misurarsi però al massimo in decine di migliaia, non in milioni o miliardi di anni. 

La terza tappa del racconto biblico riguarda la distruzione degli organismi terrestri, fatta eccezione degli esemplari sopravvissuti, per mezzo di un diluvio universale. I dati dell'osservazione sostengono più il racconto del diluvio che l'ipotesi di una lenta e continua evoluzione proposta dal darwinismo, ed i segni di un evento catastrofico di grande portata sono evidenti sull'intero pianeta: la terraferma è ovunque cosparsa di fossili marini, indicando che in un momento del passato tutta la superficie della terra era sommersa dalle acque; fossili di dinosauri, di balene e di altri animali si trovano spesso accomunati in veri cimiteri di massa, spiegabili solo con un evento catastrofico; fossili di singoli animali si trovano sepolti istantaneamente in più strati di roccia sedimentaria che, secondo la scala geologica evoluzionista, avrebbero dovuto invece depositarsi nell'arco di centinaia di milioni di anni. 

La storia successiva della vita sulla Terra non è discussa nella Bibbia, ma è oggetto di studio delle scienze naturali. Questa storia è segnata, da una parte dalla diversificazione e dalla moltiplicazione delle forme di vita, dall'altra dall'estinzione di molte specie. I cambiamenti che portano alla diversificazione sono stati osservati e descritti da Darwin nei fringuelli delle isole Galapagos e questo, insieme alla selezione operata dall'uomo negli allevamenti, ha fatto ipotizzare a Darwin che i cambiamenti constatati sarebbero stati sufficienti per produrre, in un tempo adeguatamente lungo, tutte le specie viventi a partire da un singolo e primitivo organismo. Il progresso delle scienze naturali ha però dimostrato che i cambiamenti osservabili nella natura non avvengono secondo i meccanismi darwiniani o neodarwiniani, né portano ai risultati sperati dall'evoluzione darwiniana. 

I cambiamenti non sono infatti dovuti a mutazioni casuali abbinate alla selezione naturale, ma al potenziale di diversificazione preesistente e incorporato negli organismi. Tale potenziale si realizza attraverso processi altamente sofisticati, come lo scambio di geni durante la riproduzione, il loro riassortimento durante la meiosi, i processi di crossing-over, la trasposizione e ricombinazione dei geni medesimi. Tutti questi processi dipendono da apparati e meccanismi complessi, che sembrano però più frutto di un progetto intelligente che non di un processo naturale, cieco e senza scopo, qual è l'evoluzione darwiniana.

I cambiamenti che si osservano nella natura, significativamente, non portano ad un processo direzionale con espansione del genoma e la comparsa di nuovi tipi di organismi sempre più complessi, come vorrebbe l'evoluzionismo darwiniano. Al contrario, ciò che osserviamo sono cambiamenti che hanno dei limiti strutturali e che possono generare - come per i cani - anche centinaia di diverse razze da un unico tipo originario, ma tutte appartenenti allo stesso pool genetico. Si tratta di cambiamenti rapidi, che richiedono poche generazioni, ma che non sono in grado di produrre cambiamenti maggiori nemmeno avendo a disposizione milioni di anni. 

La Bibbia non è un testo scientifico, ma il suo racconto della creazione, letto in chiave storiografica, regge bene il confronto con i dati delle scienze naturali e si accorda meglio con le osservazioni rispetto alle ipotesi alternative. I progressi della genetica e della biologia molecolare suggeriscono che durante la settimana creativa Dio ha fatto un numero limitato di "tipi base" che, possedendo sofisticati meccanismi molecolari, avevano un grande potenziale di cambiamento e diversificazione. I processi riproduttivi, le variazioni ambientali, le migrazioni e l'isolamento - tutti fenomeni osservabili e studiabili con i metodi della scienza - hanno così potuto portare alla grande diversificazione delle forme di vita, però sempre nei limiti del pool genetico dei rispettivi "tipi base" di partenza.

Sono ormai 150 anni che gli scienziati di fede materialista cercano di inficiare il racconto biblico, ma nonostante il grande impegno, fino ad oggi tutti i tentativi in tal senso sono falliti. Con l'aumento delle conoscenze scientifiche e contrariamente alle attese, le teorie materialiste delle origini sono diventate sempre più speculative, sempre più in contrasto con i dati delle osservazioni e con le leggi naturali. Perciò coloro che hanno scelto di credere alle Sacre Scritture ebraico-cristiane hanno davvero di che essere contenti: il loro Sacro e Antico Libro non contiene solo regole morali e promesse di salvezza, ma consente loro anche di interpretare il mondo materiale meglio di tanti uomini con più alta istruzione scientifica, che però hanno scelto di farsi guidare dalle assunzioni della filosofia materialista.

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Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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