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Microevoluzione e selezione naturale
Sergio Saccà - 15/09/2005
 

Perchè dite che la microevoluzione è possibile, quando per quanto ne so io neanche lì esiste uno straccio di prova a supporto. Se microevoluzione vuol dire che esiste una qualche modificazione nei meccanismi biochimici o comunque biologici cellulari, mi piacerebbe sapere quali sono perchè la cellula è sempre stata così come la vediamo ora e le sue proteine sono sempre state le stesse!!! Piuttosto si sente ciclicamente anche da parte di persone apparentemente colte sempre le solite cose che non stanno in cielo ne in terra. Ieri ho ascoltato alla radio uno che parlava dell'uomo di Pechino....

Cordiali saluti

Sergio Saccà

RISPOSTA

Ci sono molti nella comunità creazionista a cui non piace usare i termini macro evoluzione e micro evoluzione. A queste parole, in sintesi, diamo il seguente significato: 

macro evoluzione = evoluzione da singola cellula ad organismo complesso attraverso piccoli passi in tempi di milioni di anni: è l'evoluzione tradizionale, dunque grandi cambiamenti aggiuntivi

micro evoluzione = piccoli cambiamenti osservati in organismi, che non conducono ad una nuova specie, ma che portano al cambiamento di certe caratteristiche minime. Dunque piccoli cambiamenti quantitativi.

 

 L'uso di questi termini viene sconsigliato perche' la micro evoluzione puo' esprimere il concetto di una mini versione di evoluzione, cioe' sempre evoluzione. Percio' sarebbe piu saggio fare riferimento solo al concetto di selezione naturale come il meccanismo che spiega i piccoli cambiamenti di caratteristiche che osserviamo nei organismi. La selezione naturale o deriva genetica o effetto del fondatore, etc. sono altri termini con cui possiamo spiegare i piccoli cambiamenti che si verificano. E' bene precisare che questi cambiamenti dovuti a selezione naturale non portano ad un incremento di informazione genetica, bensì ad una specilizzazione in seguito ad una perdita di informazione. 

La selezione naturale non porta mai ad una evoluzione da un organismo ad un altro completamente differente o più complesso (come richiederebbe l'evoluzione). 

Un esempio di selezione naturale, deriva genetica, etc, sarebbero le varie specie canine derivate da un'unica coppia di animali (il lupo --> dingo -->cane domestico). 

Un altro esempio sarebbe quello delle zanzare della metropolitana londinese che dopo soli 100 anni non riescono quasi piu' a riprodursi con quelle di superficie. Ma sono pur sempre zanzare, non sono diventate elefanti! 

 

Di selezione naturale ne parlano anche gli evoluzionisti. Ma i presupposti sono diversi. Il genetista antievoluzionista Giuseppe Sermonti, nel suo libro Dimenticare Darwin (edizioni IL CERCHIO) a pag.9, fa delle affermazioni interessanti su questo tema: 

"Sulla Selezione Naturale come meccanismo di origine delle specie si possono fare molte considerazioni. Ma una Selezione Naturale proposta come creatrice della vita, dei suoi segni, dei suoi tipi e dei suoi ordini non può che lasciarci allibiti, come si tace di fronte alla follia. Ci auguriamo che il secolo a venire ricordi le fantasticherie evolutive di metà Novecento come il Grande Scherzo, che si poterono permettere i magnifici fondatori della biologia molecolare. La loro teoria corrisponde all'ipotesi del testo dell' Iliade nato per caso e per gradi - lettera dopo lettera a partire da un organismo inferiore di poche strofe. La Selezione Naturale, alla cui espressione si è preferita quella di Sopravvivenza Differenziale, è un fenomeno indiscutibile e mai negato. Senza farla lunga, dirò che la sua principale funzione è quella di eliminare gli anormali, i marginali, i trasgressivi e di normalizzare la composizione delle popolazioni naturali, un ruolo chiaramente conservativo, censoriale. Si è autorevolmente parlato di Selezione Stabilizzante come di un processo di difesa della specie dalle deviazioni. Talvolta si è ipotizzato che, al cambiare delle condizioni ambientali, la selezione possa favorire i più adatti alla nuova situazione. Spostare i propri valori normali produce una sofferenza per la specie e nessuno ha ancora dimostrato che una sofferenza istituzionalizzata sia il modo per innovare la vita. Oggi c'è un largo consenso sull'idea che il principale meccanismo di fondazione della specie sia l'isolamento, geografico o riproduttivo, sul quale la selezione gioca un ruolo modesto, se pure ne gioca alcuno."

 Anche Fernando De Angelis nel suo libro L'origine della vita per evoluzione: un ostacolo allo sviluppo della scienza tratta il temi dell' abiogenesi, microevoluzione, macroevoluzione in modo sintetico ma efficace. Le ricordo che entrambi i libri sono disponibili e ordinabili sul sito www.origini.info.

In definitiva sono d'accordo con lei nell'affermare che ciò a cui assistiamo non e' evoluzione, bensì selezione.

 Per quanto riguarda le funzioni biochimiche delle cellule è vero che queste fondalmentamente non sono cambiate. Penso sia pertinente affermare che perfino la prima cellula semplice di un'ipotetica evoluzione non doveva poi essere molto semplice. Anche questa doveva essere irriducibilmente complessa. Infatti molti meccanismi della singola cellula dovevano esistere tutti e funzionare simultaneamente per permettere l'esistenza della vita. La mancanza di anche una sola piccolissima parte dell'organismo avrebbe sicuramente precluso la vita all'organismo stesso. 

E' per questo motivo che l'ABIOGENESI tanto difesa dagli evoluzionisti non ha avuto ancora una valida spiegazione scientifica.Rimane un dilemma sconcertante. 

La Redazione


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Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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