UNA
TEORIA IN CRISI
di John W. Oller, prof. di Linguistica nell'Università del Nuovo Messico (U.S.A.), tratto dalla rivista "Proiezioni", n. 4, giugno 1990, pp. 23-26 (traduzione di Paolo Veneziani e Leigh Pennington).
1.
MICRO E MACRO EVOLUZIONE
La macroevoluzione, cioè la seconda tesi, si sarebbe verificata se l'evoluzione avesse dato inizio ad una prima cellula, oppure scavalcando poi diversi genotipi e passando, per esempio, da un rettile ad un uccello. La microevoluzione, invece, è evidente in diverse parti del mondo fra molte specie viventi, originata dall'allevamento selettivo (la distribuzione geografica fu la fonte principale d'ispirazione di Darwin, che la chiama "l'origine di tutti i miei pensieri". Vedi Charles Darwin, "The Origin of Species" sesta edizione, 1872, ristampata a New York: Collier, 1962, p. 25. Citato da Denton, p. 45). La microevoluzione, però, riesce a dimostrare unicamente la teoria dell'evoluzione particolare di Darwin (cioè la variazione che si verifica nell'ambito di determinati genotipi). La teoria generale (cioè quella che sostiene l'evoluzione riferita alle classi) richiede invece uno sviluppo verticale (macroevoluzione) e non laterale. Il problema della macroevoluzione è quello di dover dimostrare come le diverse forme di vita autosufficienti abbiano potuto avere inizio per puro caso. Denton cita Monod, il quale affermò che «unicamente il caso è all'origine di ogni innovazione, di tutta la creazione esistente nella biosfera. Puro caso, assolutamente libero, ma completamente cieco» (Jacques Monod, "Change and Necessity", London: Collins, 1972, p. 110, citato da Denton, p. 43). Il caso, presumibilmente, diede vita al primo organismo. Si trattava forse di un batterio, di un'alga, oppure di un protozoo. La teoria prosegue affermando che il caso, successivamente, produsse degli invertebrati complessi e delle piante, seguiti dai pesci, poi dagli anfibi, dai rettili, dagli uccelli e, per ultimo, dai mammiferi.
Secondo Denton, la prova di una tale sequenza esige qualche dimostrazione: una catena ininterrotta, o di fossili di transizione, o di esseri intermedi sopravvissuti; oppure una ricostruzione plausibile delle stesse catene, unitamente ai rispettivi posizionamenti ecologici. Il problema sta nel dimostrare come ogni singolo anello della catena potesse vivere abbastanza a lungo, per permettere il sorgere di quello successivo. L'ipotetico collegamento nella gerarchia dei genotipi potrebbe diventare plausibile soltanto se si potesse presentare una serie di transizioni complete: le prove sperimentali, naturalmente, sono molto più difficili da riprodurre, per cui il punto di discussione si riduce a pura plausibilità. Se tali transizioni si sono mai realizzate, allora le forme intermedie dovrebbero trovarsi nei fossili e negli organismi viventi. Le classi esistenti dovrebbero sovrapporsi. Chiari confini fra le stesse dovrebbero essere l'eccezione piuttosto che la norma.
2.
FOSSILI CONTRO DARWIN
Esaminiamo, per esempio, il caso dei Celacantidi sulla base dei ritrovamenti fossili, gli evoluzionisti credettero che si trattasse di una forma intermedia tra i pesci e gli anfibi, le ricostruzioni fatte dimostrarono però che i Celacantidi avevano caratteristiche sia di anfibio che di pesce. In tempi più recenti, alcuni Celacantidi sono stati pescati vivi nell'oceano indiano, vicino alla provincia del Capo, nell'Africa del Sud. E si trattava di pesci. Tutte le ricostruzioni fatte in precedenza si dimostrarono errate. Queste vicende fanno vede come i fossili forniscono una base molto debole da cui dedurre dettagliate caratteristiche riguardo la presunta catena esistente tra le diverse classi.
3.
A LIVELLO MOLECOLARE NON SI VEDE EVOLUZIONE
Tali confronti permettono di provare la validità o meno dell'ipotesi suggerita dall'ortodossia neo-darwiniana. Supponiamo, per esempio, che i batteri siano venuti all'esistenza molto tempo prima delle specie multicellulari, come per esempio i mammiferi. Supponiamo inoltre che i batteri abbiano caratteristiche più vicine alle piante che non a quelle dei pesci, e meno ancora a quelle degli anfibi e dei mammiferi. Se ciò fosse vero, dovremmo avere la conferma di questi "fatti" nelle sequenze degli amminoacidi delle proteine comuni. Ad esempio, tutti i suddetti gruppi utilizzano il citocromo C, quale proteina che interviene nella produzione dell'energia. In tali proteine le differenze dovrebbero mostrare una sequenza evoluzionistica. Invece, il citocromo C dei batteri, quando viene confrontato con le corrispondenti proteine esistenti nel cavallo, nel piccione, nel tonno, nel baco da seta, nel frumento e nel lievito, dimostrano che tutte sono equidistanti dal batterio. La differenza che si nota fra il batterio ed il lievito non è inferiore a quella esistente fra il batterio ed il mammifero, o a quella di qualsiasi altra classe.
In conclusione si può affermare che «l'intero concetto dell'evoluzione crolla» (p. 291) perché «le diversità, a livello molecolare, si trovano in un sistema gerarchico altamente ordinato. A livello molecolare, ciascuna classe è unica, isolata e senza alcun rapporto con le altre classi intermedie» (p. 290).
A distanza di più di un secolo, la testimonianza dei fossili non conferma per nulla l'ortodossia darwiniana. Ironicamente, ammettendo questo "segreto professionale paleontologico" (Stephen Jay Gould, "The Panda's Thumb", new York. Norton, 1980, p. 181, citato da Denton a p. 194), il professor Stephen Jay Gould, dell'università di Harward, ha acquistato non poca fama e gloria. Dai tempi di Darwin ai nostri giorni, ovunque, tutti i ricercatori di biologia si sono trovati davanti ad abissi insormontabili. Eppure essi pretendono che tali abissi non esistano. Tutto ciò ha permesso la formulazione della teoria dei "salti quantitativi" di Gould, idea che Darwin rigettò esplicitamente.
L'idea di Gould assomiglia alle fantasie di Fred Hoyle ed a quelle di Francis Crick relative alle civiltà extraterrestri (Fred Hoyle, "The Intelligent Universe", London: Michael Joseph, 1983. Vedi anche Fred Hoyle e Chandra Wickramasinghe, "Evolution From Space", London; Dent, 1981. Francis Crick e L.E. Orgel, "Directed Panspermia", Icarus 19, 341-346). E mentre Gould, assieme al suo collega Niles Eldridge, parla di salti improvvisi e miracolosi nel progresso evolutivo ("Punctuated equilibria: an alternative to phylectic gradualism", 1973, pp. 82-115), Hoyle e Crick propongono la panspermia (sperma di vita proveniente da una civiltà extraterrestre). Tutte queste teorie fanno a pugni col buon senso. Denton le respinge e conclude affermando che un modello perfetto presuppone un'intelligenza superiore. Ma a differenza di Gould, Eldridge, Hoyle e Crick, egli non propone delle teorie che siano frutto di un'immaginazione senza limiti, ma lo fa seguendo una logica dalla quale non si può sfuggire.
Denton nota, inoltre, che il problema del modello evolutivo e della sua soluzione trovano un'analogia quasi perfetta nelle difficoltà che si possono incontrare nello scrivere dei libri in una determinata lingua. Nel mentre il numero degli eventuali libri è altissimo, il numero delle frasi senza significato è più grande ancora e può essere infinito. Sarebbe da ingenui affermare che le probabilità di poter formulare per caso anche un solo paragrafo (formato da un paio di centinaia di parole) siano infinitamente piccole, perché anche tali paragrafi presuppongono che, a monte, esista un'intelligenza.
Allo stesso modo, le possibili sequenze della materia che forma la vita costituiscono un'infinitesima proporzione delle possibili combinazioni. Il problema consiste nel dare una spiegazione al come una tale sequenza abbia potuto formarsi per caso. Denton ne considera le possibilità e cita Hoyle e Wickramasinghe, i quali pensano che le probabilità che una sola cellula vivente potesse formarsi spontaneamente siano dell'ordine di uno contro dieci elevato a 40.000 «una probabilità decisamente infinitesimale… anche se tutto l'universo fosse composto d'una miscela organica» (p. 323). Riferendosi poi Denton alla «eleganza ed all'ingenuità di concessioni che rientrano nella sfera del trascendente, e che conseguentemente sono in contrasto con la tesi della casualità» egli si chiede: «Ma è veramente credibile che il caso abbia potuto generare una realtà, l'elemento più piccolo della quale (si tratti di una proteina funzionale o di un gene) è di una complessità tale che supera qualsiasi prodotto concepito dall'intelligenza umana?».
Concludendo, Denton afferma che gli avvocati che difendono l'evoluzione ortodossa assomigliano alla Regina Rossa nell'“Alice nel Paese delle Meraviglie” (un libro di Lewis Carroll). Quando Alice protestò dicendo che non c'era alcuna utilità nel credere alle cose impossibili, la Regina rispose: «Devo dirti che non hai molta esperienza» … «quando io avevo la tua età, lo facevo per una mezz'ora al giorno. E, a volte, ho persino creduto in sei cose impossibili prima di far colazione».