LA RISPOSTA DI J. MEYER

Nel numero precedente di "Proiezioni" era stata pubblicata una lunga ed articolata lettera di Roberto Frache, che espresse delle riserve sul nostro modo "fermamente letteralista" di interpretazione, manifestando una maggior propensione per un approccio di tipo "concordista".

Dopo una prima risposta redazionale ed una replica di Frache, arrivarono le sottostanti considerazioni di J. R. Meyer, scienziato creazionista americano del quale abbiamo parlato in precedenza (vedi art. nn. 3 e 4).

  di John R. Meyer, tratto dalla rivista "Proiezioni", n. 4, giugno 1990, pp. 6-10 (traduzione di Fred Wihtman e Valeria Franchi).

   

1.  LETTERALISMO E CONCORDISMO

  È verissimo che quelli che sono orientati per una creazione recente utilizzano un metodo di interpretazione letterale. Voglio dire che la Genesi è vista come la rivelazione di Dio per quanto riguarda l'inizio delle cose, un racconto storico di avvenimenti veri, che avvennero in un punto preciso del passato. Questo non vuol dire che respingiamo figure o simboli se il testo ed il buon senso lo richiedono, ma vuol dir che non cerchiamo dei significati o delle relazioni nascoste. La Bibbia è semplicemente presa sul serio in tutto ciò che dice, come una comunicazione accurata e degna di fiducia, fatta da Dio agli uomini tramite autori umani. Un metodo letterale o "normale" di interpretazione sembra essere l'unica garanzia contro tutte le speculazioni umane.

Più importante ancora è il fatto che il metodo di interpretazione letterale è quello che Gesù utilizza nei suoi frequenti riferimenti al racconto della creazione. Appare chiaro, poi, che Mosè interpreti la Genesi in questo modo (Esodo 20:11) e gli Ebrei dell'Antico Testamento devono avere certamente capito il racconto della creazione in questo senso letterale.

La posizione concordista è stata proposta come un compromesso possibile tra la Genesi e la geologia. Secondo questa posizione, la sequenza degli atti della creazione di Genesi è considerata uguale alla sequenza proposta dall'evoluzione. Inserendo enormi periodi di tempo nel racconto della Genesi si spera di poter armonizzare le due prospettive. Così alcuni pensano che i giorni corrispondano a lunghe ere, mentre altri ipotizzano che si possano inserire miliardi di anni fra un giorno e l'altro e forse anche tra Genesi 1:1 e Genesi 1:2. Combinando questi approcci si cerca di rendere le Scritture appetibili alla comunità scientifica e far diventare il racconto della Genesi intellettualmente più accettabile.

Il punto di vista concordista, però, non solo presenta dei problemi molto più seri di quanti ne risolva, ma ha dimostrato di fallire miseramente in questo suo scopo.

 

2.  TRE PROBLEMI DEL CONCORDISMO

  Prima di tutto la posizione concordista non funziona, a meno che non si stravolga completamente il testo di Genesi 1. La sequenza degli avvenimenti delle origini che vengono presentati nella Bibbia e la sequenza degli avvenimenti richiesta dalle teorie evoluzionistiche, contrastano irrimediabilmente l'una contro l'altra in molti punti. Prendere una posizione concordista significa distruggere: o la concezione delle origini evoluzionista, o quella bibliche, o tutte e due. È come chiedere ad un uomo con cinque dita di portare un guanto con tre dita… è semplicemente impossibile.

In secondo luogo, la posizione concordista non funziona per quanto riguarda il suo scopo finale, perché non rende il racconto biblico accettabile per l'evoluzionista non credente e non c'è da stupirsene. Ciò è stato ampiamente dimostrato, in anni recenti, dal tentativo dell'Affiliazione Scientifica Americana di promuovere vigorosamente la posizione concordista. Gli evoluzionisti non credenti disprezzano la posizione concordista anche più di quanto disprezzino la posizione creazionista. Molti di loro vedono la posizione concordista come un tentativo sottile e disonesto di rendere la Bibbia accettabile alla mente secolare. Dobbiamo ricordarci che l'insegnamento biblico sarà sempre un'offesa al mondo a causa della natura spirituale corrotta dell'uomo. 1 Corinzi 2:14 va direttamente al cuore del problema quando dice: «Or l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio perché esse sono pazzia per lui, e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente». Non dobbiamo offendere senza motivo, ma non dobbiamo nemmeno nascondere la verità.

C'è un terzo problema, inoltre, forse più sottile, sollevato dalla posizione concordista (particolarmente per quelli che si specializzano nel campo delle origini) e che ho visto manifestarsi negli individui, nelle istituzioni scolastiche e nelle chiese. La storia moderna, dai tempi di Darwin, ne fornisce molti esempi. Si tratta della tendenza ad abbandonare gradualmente la verità: il creazionismo scivola verso una creazione progressiva e molto antica, questa interpretazione troppo spesso porta all'accettazione della discendenza genetica comune e quindi all'evoluzione teista, che finisce a sua volta in un mare di dubbi per quanto riguarda l'integrità della totalità delle Scritture. Quasi tutte le chiese liberali e tutte le istituzioni scolastiche legate a qualche denominazione hanno preso questa strada, che le ha condotte verso lo scetticismo e il rinnegamento di altre grandi verità bibliche.

 

3.  DAL CONCORDISMO AL SECOLARISMO

  Molte grandi istituzioni scolastiche religiose americane (come Harvard, Yale e Princeton) cominciarono come scuole sovvenzionate dalle chiese allo scopo di preparare dei servitori del Signore, Col passare del tempo, però, hanno fatto sempre maggiori concessioni, cercando con forza di stabilire legami con vari aspetti della cultura del mondo. Oggi sono delle istituzioni scolastiche largamente riconosciute, ma è quasi impossibile trovarvi qualsiasi traccia del loro scopo originario. Un allontanamento graduale dalle radici bibliche ha portato ad una pressoché totale secolarizzazione.

Infine, fino a dove spingiamo la posizione concordista? Se interpretiamo la Genesi secondo le opinioni evoluzionistiche prevalenti, che facciamo con la caduta dell'uomo quando contraddice la psicologia moderna largamente accettata che insegna che siamo, in fondo, buoni? Cosa ne facciamo di Adamo ed Eva quando l'accettazione del divorzio e dell'omosessualità si è così diffusa nel mondo? Cosa ne facciamo della resurrezione di Cristo quando la nostra cultura nega ogni intervento soprannaturale? Quanti degli insegnamenti fondamentali della Scritture dobbiamo reinterpretare per poter stabilire concordanze e legami con il pensiero secolare della maggioranza? È ovvio che la posizione concordista non potrà mai soddisfare le pretese del mondo finché non compia una resa totale di fronte al secolarismo.

 

4.  CINQUE RISPOSTE SPECIFICHE

 

4.1  "Bara" e "asa": due sinonimi.

Il verbo ebraico "bara" (in Genesi 1: 1, 21 e 27) significa "fare dal nulla ". I versetti 7, 16, e 25 utilizzano un altro verbo, "asa". Qual è il rapporto tra queste due parole? Siccome esse sembrano scambiabili tra loro devono essere sinonimi. Per esempio, Genesi 1:1 utilizza "bara" per definire l'attività di Dio nel formare i cieli e la terra, mentre Esodo 20:11 e Nehemia 9:6 utilizzano "asa" per descrivere la stessa cosa. I sinonimi sono comuni nella maggior parte delle lingue e l'ebraico non è un'eccezione. Nessuno dei due verbi suggerisce minimamente un processo lungo ed esteso.

Per quanto riguarda Genesi 1:11, 12, 21 e 24, dove si usano espressioni come «produca la terra», oppure «e le acque produssero» (che potrebbero far pensare ad una creazione indiretta, n.d.r.), il "letteralista" Davis, autore di "Dal Paradiso alla Prigione", commenta: «L'espressione che la terra produca non suggerisce, come alcuni sostengono, l'evoluzione. Al contrario, l'ordine biblico che mette gli alberi prima degli organismi marini, contraddice il concetto evoluzionista che gli alberi si sono evoluti dagli organismi marini». Molti altri autori "letteralisti", come Morris e Withcomb, concordano su questo. Il testo biblico è chiaro nel fatto che gli organismi dovevano riprodursi «secondo la loro specie», una frase che è usata sette volte in solo cinque versetti. È difficile immaginare un modo più chiaro e più fermo di eliminare i processi evolutivi.

 
 4.2  Chi definisce il tempo

A questo punto dobbiamo chiederci chi o che cosa definisce il tempo? È il sole a definire il tempo, o è Dio? L'uomo dell'antichità aveva bisogno del movimento dei corpi celesti per definire il tempo, ma l'uomo non c'era fino al sesto giorno, quando il sole era già al suo posto. Apparentemente la scala del tempo usata da Dio (la cosiddetta "scala divina del tempo") era precisamente la stessa scala del tempo degli uomini, perché Dio basò la settimana di sette giorni sull'interpretazione letterale della Genesi (Esodo 20:11).

 

4.3  L'importanza della scala del tempo della Genesi.

Mentre l'uomo del ventesimo secolo può mettere in dubbio la scala del tempo della Genesi, l'ebreo dell'Antico Testamento chiaramente intendeva che un ciclo di sette giorni di lavoro e adorazione è basato su una settimana della creazione di 7 giorni letterali. Di nuovo, Esodo 20:11 è così esplicito a tal proposito, che uno si chiede cosa avrebbe potuto dire Mosè per renderlo più chiaro.

I singoli atti creativi possono essere stati istantanei. Evidentemente sono stati divisi in segmenti giornalieri per favorire l'uomo, in preparazione del ciclo lavorativo di sette giorni istituito quando Dio dette i comandamenti.

È molto importante il modo in cui vengono interpretati i giorni della creazione. Se lo schema interpretativo propone che gli eventi della creazione siano meno che eventi letterali e storici, allora perché considerare la caduta di Adamo, il diluvio universale, o la torre di Babele, come eventi veri, letterali e storici? Forse la caduta è stata soltanto una svista, forse il peccato è stato soltanto una qualche forma di comportamento socialmente non accettabile, forse il diluvio di Noè è stato solamente simbolico. Se così è, allora forse il peccato non è così grave. Forse la restaurazione di Cristo è solamente simbolica, in quanto sono i principi dell'amore e della giustizia di Cristo che vivono ancora. È chiaro che nessun vero evangelico potrebbe essere d'accordo con queste tesi, però non è precisamente in questa direzione che stiamo andando, una volta che cominciamo ad interpretare la Genesi in modo che si adatti al sistema mondano ed alla cultura prevalente?

 

4.4  Modelli cosmologici pagani nella Bibbia?

È certamente vero che i Salmi sono ricchi di metafore e di espressioni figurative. Però non vedo perché Salmo 136:6 («Colui che ha steso la terra sopra le acque») non potrebbe essere capito in un senso letterale. Anche oggi ci sono vasti depositi di acque sotterranee che giacciono sotto milioni di chilometri quadrati di terra, perfino sotto i grandi deserti del mondo. Probabilmente questi depositi erano molto più estesi subito dopo la creazione e fino al diluvio universale di Noè, quando le fonti del grande abisso scoppiarono (Genesi 7:11). In ogni caso devo però respingere con fermezza l'idea che Dio utilizzò i modelli cosmologici pagani, per esprimere la sua divina sovranità.

 

4.5  Diluvio "tranquillo" e problemi sui fossili.

Con ciò che si conosce attualmente sulla fragilità della crosta terrestre (la facilità con cui l'uomo ha causato dei terremoti, la potenza distruttiva incredibile di un'inondazione, anche solo locale) è difficile immaginare un diluvio universale che non fosse catastrofico per sua natura. Alcuni autori hanno suggerito l'idea di un diluvio "tranquillo", ma penso di non poter accettare un diluvio universale tranquillo più di quanto non potrei accettare una bomba all'idrogeno tranquilla. Entrambi per loro propria natura provocano risultati catastrofici.

La distruzione catastrofica di un sistema mondiale in ribellione è ciò di cui ci parla il diluvio di Noè, ed è chiaro che investì tutto il mondo, dal momento che le acque raggiunsero un'altezza tale da coprire le terre prediluviane più alte. Fu il risultato di potenti disturbi atmosferici (le cateratte del cielo s'aprirono) ed eventi geologici violenti (le fonti del grande abisso scoppiarono). La capacità distruttiva fu così violenta che secondo 2Pietro 3:3-7 il diluvio è un esempio appropriato per capire la distruzione totale e finale del mondo per mezzo del fuoco. Chiaramente, né un diluvio locale né un diluvio tranquillo, soddisfano le esigenze del testo biblico.

Quelli che sostengono un diluvio universale, spesso suggeriscono che i fossili dei cosiddetti "animali complessi" di solito (anche se non sempre) si trovano in cima agli strati geologici perché erano i più mobili e così cercarono di scappare dal diluvio che avanzava. Gli animali meno mobili sono anche spesso (ma non sempre) le forme trovate nelle parti più profonde dei laghi e degli oceani. Questa "zonazione ecologica" potrebbe aiutare a spiegare la sequenza dei fossili degli animali. L'intero campo della posizione dei fossili negli strati, però, merita uno studio lungo e approfondito da parte degli scienziati creazionisti.

Le piante non sono mobili come gli animali, ma ugualmente possono essere state portate a grande distanza e naturalmente selezionate dalle acque del diluvio. I vasti giacimenti di carbone dell'America del Nord che coprono migliaia di chilometri quadrati, possono essere interpretati in questa ottica. D'altra parte, sono proprio i fossili delle piante che danno ai paleontologi evoluzionisti le maggiori difficoltà. Questo fatto era ben riconosciuto da Charles Darwin ed i dati moderni sui fossili non hanno chiarito il quadro.

Dio disse chiaramente che gli animali che respiravano aria (quelli che avevano "l'alito di vita nelle narici") sarebbero stati completamente distrutti, tranne i loro rappresentanti nell'arca. Ciò non toglie che anche immense quantità di animali marini siano periti nel diluvio di Noè e può essere che interi gruppi di tali animali furono quasi completamente distrutti, come conseguenza della catastrofe, e rimangono oggi solo come fossili. Era sufficiente, però che solo alcuni sopravvivessero nelle acque più calme e nelle zone coperte: data la grande velocità di riproduzione di molti organismi marini, non ci sarebbe voluto molto per ripopolare gli oceani della terra.

 

5. CREAZIONE PER MEZZO DELL'EVOLUZIONE: DIO POTEVA,

MA DICE DI AVER FATTO DIVERSAMENTE

  Di solito l'evoluzione è basata su qualche forma di sopravvivenza dei più forti. Se Dio avesse utilizzato l'evoluzione come mezzo per creare, avrebbe scelto il metodo più crudele per produrre organismi. Inoltre, Dio avrebbe utilizzato la morte prima dell'ingresso del peccato nel mondo, un concetto che sembra opporsi ad un insegnamento molto esplicito delle Scritture. La domanda finale, però, non è quello che Dio poteva aver fatto, ma piuttosto se volgiamo accettare quello che Dio ha chiaramente detto di aver fatto.

 

6.  IL CREAZIONISMO: UN MOVIMENTO PLANETARIO

 Un ultimo commento è necessario per quanto riguarda gli scienziati creazionisti americani e la loro cultura. Prima di tutto, nessuno scienziato di qualsiasi tipo è libero completamente dal suo bagaglio culturale. Però, se lo scienziato creazionista americano fosse stato completamente influenzato dalla sua cultura, non avrebbe seguito la posizione recente dei creazionisti. La cultura americana, come qualsiasi altra cultura nel mondo, è dominata dagli evoluzionisti.

Si potrebbe pensare che la posizione dei creazionisti è primariamente una posizione americana: niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Ci sono molti gruppi attivi di creazionisti in diversi paesi del mondo ed io stesso ho contatti con scienziati provenienti da Australia, Finlandia, Germania, Canada, Inghilterra, India e da un certo numero di paesi latino-americani ed africani. Mentre la cortina di ferro crolla, conosciamo scienziati russi di spicco che da anni sostengono l'interpretazione letterale della Genesi. Sembra che la stessa cosa sia vera in Cina, dove gli scienziati creazionisti australiani hanno già avuto molti incontri.

 

7.  UN PROBLEMA SPIRITUALE

  In conclusione, abbiamo bisogno di ricordare che il Cristianesimo biblico sarà sempre in conflitto con il sistema anti-Dio del mondo e che il problema delle origini non è, in fondo, un dibattito scientifico. Il problema di base è uno scontro tra due visioni del mondo. Questo scontro è, in ultima analisi, un problema spirituale.