LE CONVINZIONI BASILARI

DEL CREAZIONISMO AMERICANO

Tratte dalle cinque conferenze di J. Meyer a S. Severo (FG)

  a cura di Graziano Riccioni e Fernando De Angelis, tratto da "Proiezioni", n. 2, giugno 1989, pp. 15-17.

John R. Meyer, essendo direttore scientifico dell'Istituto per le Ricerche sulla Creazione (ICR, El Cajon, California, USA), nell'estate 1988 ha girato l'Italia tenendo conferenze in vari luoghi. Ciò che ha esposto a S. Severo (dove si è intrattenuto più a lungo) costituisce la base del presente riassunto del suo pensiero. Il creazionismo americano, di cui Meyer è un così qualificato esponente, ha contribuito in modo significativo all'attuale crisi del darwinismo: è utile per tutti, perciò, conoscerne l'impostazione.

 

1.  LA BIBBIA DICE SEMPRE LA VERITÀ

  Il nostro presupposto fondamentale è che la Bibbia dice sempre la verità, cioè essa è esatta in tutte le cose che dice. Non è limitata in precisione, ma lo è solo nel senso che non parla di tutto. Ad esempio, la Bibbia ci insegna ogni cosa necessaria alla salvezza, ma non dice tutto della vita in cielo, essa non copre ogni argomento di Biologia o di Astronomia, però quando parla su soggetti scientifici parla sempre accuratamente.

   

2.  DUE PRINCIPI DI INTERPRETAZIONE

  È importante ribadire due elementari principi di interpretazione biblica.

  A. Quando il senso di un passo biblico è chiaro, va accettato, non cambiato.

Quando la Bibbia è chiara su un certo argomento, dobbiamo accettarla per quello che è, senza cercare di aggirarne l'insegnamento. Il sistema più usato per negare un'affermazione è di prenderla in modo simbolico, ora è vero che la Bibbia usa anche simboli ed allegorie, ma generalmente il senso delle parole non è figurato.

 B. Dobbiamo ascoltare ed intendere ciò che la Bibbia ci insegna anche quando non ci fa  comodo.

L'uomo è corrotto e noi, a volte, tendiamo a scartare i passi biblici che ci condannano (la caduta di Adamo ed il diluvio sono fra questi), dobbiamo invece accettarli ed ubbidirli, quand'anche non ci piaccia. La Bibbia è il nostro giudice, non il contrario. Dio non ci ha data l'autorità di giudicare le Scritture, a volte però, anche in chiese cosiddette cristiane, piuttosto che farsi misurare dalla parola di Dio, ci si pone sopra la Bibbia, criticandola sulla base dei nostri presupposti.

 

3.  IMPORTANZA DEI PRIMI UNDICI CAPITOLI DELLA BIBBIA

  Quasi ogni insegnamento biblico trova le sue radici nei primi undici capitoli della Genesi. Ad esempio, se parliamo della salvezza, possiamo domandarci: "Perché abbiamo bisogno di essere salvati?" La risposta è che abbiamo ereditato una natura peccaminosa da Adamo. L'apostolo Paolo, infatti, nell'epistola ai Romani (cap. 5) parla del legame col primo Adamo, cioè con l'Adamo della Genesi, al quale contrappone il legame della salvezza col secondo Adamo, cioè Gesù Cristo.

Anche se vogliamo capire il significato del matrimonio dobbiamo andare ai primi undici capitoli della Genesi. Nessuna parte della Scrittura è importante quanto questa e si può capire pure dal fatto che il Nuovo Testamento ben 77 volte si riferisce ad essa. Gesù Cristo stesso ha detto agli increduli del suo tempo: "Voi errate perché non conoscete le Scritture" (Matt. 22: 29), che a quel momento erano rappresentate dal solo Antico Testamento, e disse chiaramente che rigettavano lui perché avevano rigettato Mosè (Giov. 5: 46), autore dei primi cinque libri della Bibbia.

Anche oggi la gente respinge gl'insegnamenti di Cristo perché respinge l'Antico Testamento, sul quale essi si basano. Per distruggere rapidamente un palazzo basta distruggerne le fondamenta, ecco perché questi primi undici capitoli sono la parte che ha subito più attacchi, eliminando essi, che sono il fondamento, crolla tutta la Bibbia. Gesù, per esempio, ha citato l'Antico Testamento considerandolo vero, se non siamo della stessa opinione rifiutiamo anche i Vangeli.

 

4.  SEI CONCETTI BASILARI SULLE ORIGINI

  A. La creazione fu soprannaturale perciò non si può studiare scientificamente.

La scienza ha fatto molto per l'umanità, perciò siamo portati a pensare che può darci le risposte giuste ad ogni problema: ma non è così. La scienza si basa, fra l'altro, sulla ripetitività dei fenomeni, perciò essa non può, per esempio, indagare sulla resurrezione di Gesù Cristo, che è un fatto unico. Anche l'origine del creato è un fatto unico, perciò non può essere provato scientificamente. Questo tipo di problemi sono storici più che scientifici e nel campo storico molto dipende dai presupposti con i quali indaghiamo. Se volgiamo parlare delle origini abbiamo bisogno dello scritto di uno che era presente all'atto creativo: chi fra noi c'era? Siccome solo Dio era presente, dobbiamo ascoltare ciò che egli dice nella sua Parola.

  B. Gli atti creativi furono compiuti durante 6 "giorni".

Nella Genesi viene spesso ripetuta la parola giorno, ma quanto tempo effettivo durarono i giorni della creazione? Secondo la scienza ufficiale l'universo risalirebbe a molti miliardi di anni fa e alcune persone, influenzate da essa, hanno pensato che i giorni potrebbero essere dei lunghissimi periodi di tempo; ma nel primo capitolo della Genesi, vediamo che le piante furono create il terzo giorno (v. 11), mentre gli insetti il sesto (v. 24), se questi giorni rappresentassero miliardi di anni, vorrebbe dire che le piante sono apparse sulla terra miliardi di anni prima degli insetti: ma gli insetti sono necessari per la fecondazione di moltissime piante che, senza di loro, non possono fare il seme e riprodursi! La parola giorno, poi, nella Bibbia, quando viene associata ad un numero (per esempio tre giorni, 40 giorni) indica sempre un giorno letterale (24 ore).

Il modo migliore per capire il significato di questa parola è vedere come gli Ebrei l'hanno usata in quel tempo. In Esodo 20:11 troviamo che Mosè ordina al popolo, con i dieci comandamenti, di lavorare sei giorni e riposarsi il settimo, perché esattamente in sei giorni Dio aveva creato il mondo e si riposò il settimo: evidentemente non si riposò perché era stanco, ma perché volle essere un modello per noi. Se queste epoche fossero delle epoche lunghissime, che senso avrebbe avuto dire agli Ebrei di lavorare sei giorni e non il settimo? Quando qualcuno considerava "figurativamente" i sei giorni e lavorava anche il settimo (Num. 15: 32-36) veniva lapidato! Perciò questi sei giorni vanno intesi di 24 ore l'uno.

Anche Salmo 33: 8-9 va nello stesso senso. Esso dice: "Tutta la terra tema l'Eterno; davanti a lui abbiano timore tutti gli abitanti del mondo. Poich'egli parlò e la cosa fu; egli comandò e la cosa apparve". La creazione fu un decreto, un ordine dato da Dio, non un lento processo. Se accettassimo che un giorno di Genesi equivale a tre miliardi di anni, dovremmo trasformare questo passo e fargli dire: "Tutta la terra tema l'Eterno… Poich'egli parlò e tre miliardi di anni dopo la cosa fu": un'espressione che non ha più senso! Per non stravolgere la Scrittura, perciò, i giorni della Genesi vanno intesi di 24 ore ciascuno.

   
C.
Gli organismi avevano un potenziale di variazione limitato

La Bibbia parla di creazione distinta ("secondo la loro specie", Gen. 1: 11, 21, 24, 25) dei vari esseri viventi. Perciò i cani danno come figli solo cani, i gatti solo gatti. I figli possono essere diversi fra loro e dai loro genitori, ma la loro variabilità non va oltre certi limiti, per cui si può distinguere abbastanza facilmente un gatto da chi gatto non è. La variabilità, infatti, non riguarda le strutture di fondo, che restano fisse anche col passare delle generazioni. L'evoluzionismo, al contrario della Parola di Dio, afferma invece che, praticamente, non vi è limite alla variabilità della specie.

Sul moscerino della frutta (o dell'aceto, Drosophila melanogaster) molti scienziati di tutto il mondo hanno fatto per 80 anni molte prove, sottoponendolo ad una serie impressionante di esperimenti allo scopo di provocare dei cambiamenti, ma il moscerino è rimasto moscerino, niente di diverso. Al massimo sono stati ottenuti moscerini difettosi, o morti, a dimostrazione che i dati scientifici creano più problemi agli evoluzionisti che ai creazionisti.

   
D.
L'uomo è il risultato di una creazione speciale

Secondo la Bibbia, l'uomo non possiede una parentela genetica con qualche altra specie, sia essa vivente o estinta. Solo Adamo ed Eva furono creati ad immagine di Dio. Qualcuno dirà: "E l'uomo delle caverne? Ed i vari uomini-scimmia?" Credo che l'uomo delle caverne sia veramente esistito, anzi c'è ancora oggi! Basta andare nella parte centrale dell'Australia per trovare anche attualmente un gruppo di gente che dorme nuda per terra e, nel tempo cattivo, cerca una caverna per ripararsi. Pure nel Sud-ovest degli USA alcuni indiani abitavano nelle caverne.

L'uomo-scimmia, invece, è un'altra questione: non si tratta di uomini che vivono semplicemente, ma di una vera via intermedia fra uomo e scimmia. L'uomo di Neandertal è stato dipinto con aspetto scimmiesco, ma il suo scheletro è del tutto simile al nostro. La sua posizione un po' curva dipendeva dall'artrosi, perciò esso fu un vero uomo. Non c'è prova dell'esistenza di uomini-scimmia, non è stato trovato alcun "anello di congiunzione" fra l'uomo e gli animali e le ricostruzioni che si fanno sono elaborazioni soggettive di studiosi evoluzionisti, che spesso fanno passare per scientifico quello che deriva da personali e discutibili scelte.

   
E.
La caduta dell'uomo ha provocato una distorsione del mondo naturale

Dall'epistola ai Romani deduciamo che la morte è entrata nel mondo come risultato del peccato dell'uomo (Rom. 5: 12) il quale peccato provocò conseguenze non soltanto spirituali, ma anche fisiche, e non soltanto sull'uomo, ma su tutto il creato. Anche noi oggi subiamo le conseguenze di quella ribellione contro Dio. Il metodo scientifico, presupponendo la stabilità dei fenomeni, nel risalire alle origini comporta inevitabili errori, infatti la presenza di questa distorsione non ci permette di risalire a come Dio creò il mondo sulla sola base dell'osservazione della realtà manifestatasi dopo il peccato di Adamo.

   
F.
C'è stato un diluvio universale

a) Il motivo del diluvio. Il diluvio (Gen. 6-9) fu una punizione del peccato dell'uomo. Dio non è solo amore, ma anche giustizia e come sempre, prima o poi, punisce il peccato.

b) La conseguenza del diluvio. Fu la distruzione di ogni essere vivente che aveva bisogno di aria. Solo gli animali acquatici, quindi, si salvarono da soli, senza entrare nell'arca.

c) I mezzi del diluvio. Almeno in parte, il diluvio fu soprannaturale. Viene detto che "Le cateratte del cielo si aprirono" (Gen. 7: 11) e ciò non può essere prodotto dalla pioggia perché, se anche piovesse tutta l'acqua che c'è attualmente nell'aria, il livello del mare si alzerebbe al massimo di 8 cm. Si parla anche delle "Fonti del grande abisso" (Gen. 7: 11) ed in parte possiamo immaginarle perché sappiamo che sotto alcuni deserti c'è molta acqua, che ci sono dei fiumi che scorrono sotto il fondo degli oceani e che, infine, quando nasce un vulcano, viene fuori molta acqua. Può darsi, perciò, che prima del diluvio ci fosse molta più acqua sotto la superficie terrestre.

 d) Diluvio locale od universale?  La durata del diluvio fu di quasi un anno e le acque erano così alte che salirono almeno 7 metri ("quindici cubiti", Gen. 7: 20) sopra le più alte montagne, perciò tutta la terra fu sommersa in modo tale che morì "ogni carne che si muoveva sulla terra: uccelli, bestiame… e tutti gli uomini" (Gen. 7: 21). Il diluvio fu universale anche perché, altrimenti, non avrebbe avuto senso, né costruire un'arca (sarebbe bastato rifugiarsi in montagna o andare in un'altra zona), né mettere nell'arca tutti gli uccelli (fra i quali ci sono perfino quelli che riescono a volare da un polo all'atro). L'arcobaleno, poi, fu il segno con il quale Dio promise che non ci sarebbe stato più un diluvio, ma "diluvi" locali si verificano continuamente, allora le cose sono due: Dio non ha mantenuto la promessa, o il diluvio fu universale.

  e) La forza motrice delle acque. Se moltiplichiamo per 2 la velocità di scorrimento di un fiume, la sua capacità di erosione (rappresentata dalla quantità di sedimenti che trasporta) diviene 2 elevato alla sesta, cioè diviene 64 volte di più. Se raddoppiamo ancora la velocità, facendola divenire 2 x 2, cioè quattro volte di più, la capacità di erosione diviene 64 x 64, cioè circa 40.000 volte di più, e così via, con un fortissimo crescendo. Perciò, quando un fiume è in piena, aumentando molto la sua velocità di scorrimento, incrementa in modo impressionante la sua capacità di erosione. Pertanto, ciò che gli evoluzionisti immaginano essere avvenuto con poca acqua e molto tempo, noi immaginiamo essere avvenuto con molta acqua e poco tempo. La velocità di erosione è molto più alta, poi, se il fiume scorre su depositi che non si sono ben cementati a causa della loro recente formazione, come nel caso del diluvio, le cui acque erosero i sedimenti da esso stesso depositati e perciò non ancora ben saldati fra loro. Tenendo presenti queste considerazioni si può capire come si arrivi a formulare l'ipotesi che il Grand Canyon si sia formato in un tempo addirittura inferiore ad un anno.

  f) Diluvio e fossili. La grande diffusione dei fossili testimonia che miliardi di esseri viventi sono stati uccisi, trasportati, accumulati e sotterrati rapidamente sotto una gran massa di sedimenti: ciò si accorda molto più col diluvio che con l'uniformismo evoluzionista.