CREAZIONE
O EVOLUZIONE?
novembre-dicembre 1926, pp. 2 e 3.
Due
risposte sono possibili alla domanda: «Quali sono le origini dell’universo?
L’una si riassume nella parola creazione, l’altra in quella di evoluzione.
Queste due parole esprimono concetti opposti, fra i quali conviene scegliere
dopo un esame comparativo coscienzioso. Gioverà incominciare dalle definizioni,
per quanto tediose.
Qual
è il contenuto della parola creazione? Creazione è l’atto mediante il
quale l’Essere Supremo ha volontariamente posto fuori di sé, una volta per
sempre, la totalità delle cose finite, pur mantenendole in uno stato di
dipendenza permanente. Così, presso a poco, si esprime il teologo svizzero
Gretillat nella sua “Teologia Sistematica”.
Per
evoluzione, invece, s’intende lo sviluppo, la trasformazione graduale e
continua, che va dal semplice al complesso, dall’omogeneo all’eterogeneo,
dallo stato anarchico e diffuso a quello organico e concentrato. Questa, è la
definizione del francese Goblot, autore di uno stimato “Vocabolario
Filosofico”.
Fatto
notevole, l’idea di creazione è idea specificamente biblica. Nella religione
rivelata la dottrina della creazione occupa un posto importante e si collega
intimamente a quella della redenzione. Tolta la base, cioè la creazione, crolla
l’edificio rappresentato dalla redenzione, ch’è l’essenza stessa del
cristianesimo.
Dalle
altre religioni – quelle dette pagane – l’idea di creazione è assente. A
colmare il vuoto viene un’idea rivale, quella appunto di evoluzione, sia
questa fondata sul concetto panteistico di emanazione, oppure su quello
dualistico di una materia eterna.
Evoluzione!
Parola magica, che tanti oggigiorno pronunciano religiosamente, quasi fosse
l’ultima scoperta della Scienza, mentre invece è concetto filosofico vecchio
e stravecchio, che l’Oriente antico ci ha tramandato.
La
Sacra Scrittura non conosce nè la parola nè l’idea di evoluzione, per la
ragione semplicissima che tale parola esprime una nozione del tutto superflua,
per non dire assurda, non appena si ammetta la dottrina della creazione quale si
trova esposta nei nostri libri sacri.
Non
è mio proponimento il sottoporre ad una critica esauriente l’ipotesi
evoluzionistica. Mi limiterò a dimostrarne l’incompatibilità: in primo
luogo, con certi fatti constatati dalle scienze naturali; in secondo
luogo, coi risultati accertati dallo studio della storia delle religioni; in
terzo luogo, coi principî della morale cristiana, per non dire di ogni
morale qualsiasi.
I
Le
recenti ricerche sulla costituzione della materia e sulla natura del movimento,
inducono a mettere in dubbio l’eternità dell’una e dell’altro, confessa
il Perrier, un eminente scienziato francese volgarizzatore delle teorie
evoluzionistiche (vedi l’opera
recente “La Terre
avant l’Histoire: les origines de la vie et de l’homme”, pp. 2, 4).
Analoghe
indagini tendono a dimostrare che le trasformazioni cui la materia va soggetta
implicano perdita non guadagno, degenerazione anziché evoluzione progressiva.
Uno scienziato americano conclude un capitolo sull’origine della materia con
queste parole: «La materia ha dovuto trarre origine ad un dato momento nel
passato secondo un metodo equivalente ad una vera Creazione» (G. Mc. Cready Price, Q. E. D., p. 30).
Haeckel,
il campione dell’evoluzionismo ateo in Germania, ammette il dilemma: o
generazione spontanea, o miracolo. La Bibbia afferma il miracolo della
creazione; i materialisti preferiscono un atto di fede nell’ipotesi della
generazione spontanea. Ora, se vi è un fatto provato e riprovato è appunto
questo: che solo il vivo genera il vivo. L’apparizione della vita non si
spiega senza Dio.
L’elenco
dei fatti avversi alla teoria evoluzionistica potrebbe continuare a lungo,
specialmente qualora si volesse percorrere il campo della geologia e delle
scienze affini. Bastino i pochi esempi addotti. Ben disse l’astronomo Moreux:
«Nello stesso modo che il monismo non sa come passare dal nulla all’essere,
dall’incoscienza alla coscienza, dal mondo organico al mondo sensibile, così
pure la dottrina dell’evoluzione è radicalmente impotente a spiegare il
passaggio dall’animale che sente all’uomo che pensa. L’anima dell’uomo
non ha alcun rapporto di parentela con la sensibilità dell’animale» (Les Enigmes de la Création, I, p. 140).
II
«L’ipotesi
dell’evoluzione non è stata ancora dimostrata», scrive il cattolico Mainage,
autore di una pregiata storia delle religioni preistoriche. G. Schmidt,
l’antropologo viennese, anche lui cattolico, è più categorico: «I vecchi
concetti evoluzionistici in fatto di storia delle religioni incominciano a
crollare» (La Révélation
primitive, p. 329).
Il
protestante ginevrino Porret conclude un corso di storia delle religioni col
dire: «I risultati degli studi ai quali ci siamo dedicati non sono favorevoli
alla teoria evoluzionistica. Detti studi, di fatti, ci hanno costretto a
constatare due cose: in primo luogo, dei processi di degradazione, con tendenza
ad eliminare ogni idea elevata; poi, delle vestigia di concetti elevatissimi
intorno alla divinità, i quali sussistono in un ambiente che li contraddice e
tende a distruggerli».
Lo
stesso evoluzionista Loisy, pur tentando di difendere la realtà
dell’evoluzione religiosa, ammette che questa evoluzione non segue una
progressione costante e che la varietà delle sue manifestazioni trascende tutte
le teorie colle quali la si vuole definire (La Religion d’Israël, 2ª
ed., p. 67).
III
Alla
morale cristiana, fondata sul trinomio: Creazione, Caduta, Redenzione,
l’evoluzione contrappone l’idea di uno sviluppo continuo, dal meno al più.
Essa avvolge l’universo in un determinismo rigoroso, escludente ogni
intervento divino come ogni libertà umana. Infine essa elimina il Cristo,
speranza e vita nostra.
«Il
dogma della creazione - scrive il filosofo Bridel - non è un oggetto di lusso
nella religione evangelica; anzi ne è una parte indispensabile, come
indispensabile, d’altronde, a qualsiasi fede morale».
«Esiste
un vincolo indissolubile tra la validità della speranza cristiana e la
convinzione secondo la quale Dio è il creatore onnipotente dell’universo; per
affermare che sarà Lui a dire l’ultima parola nella storia, occorre ammettere
che fu Lui a pronunciare il primo Fiat» (L’humanité et son Chef, p. 185).
Per
tutte le ragioni suesposte e per molte altre ancora, noi respingiamo l’ipotesi
evoluzionistica, tornando francamente e senza compromissioni all’idea
cristiana della creazione. «Per fede intendiamo che i mondi sono stati formati
dalla parola di Dio; così le cose che si vedono non sono state tratte da cose
apparenti» (Ebr. 11:3). «C’è un Dio solo, il Padre, dal quale sono state
create tutte le cose, e noi per la gloria sua, e un solo Signore, Gesù Cristo,
mediante il quale sono tutte le cose, e mediante il quale siamo noi» (1 Cor.
8:6). «Da lui, per mezzo di lui e per lui son tutte le cose. A lui sia la
gloria in eterno. Amen» (Rom. 11:36).