ECO CREAZIONISTA
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Dio e Darwin. Natura e uomo tra evoluzione e creazione
di Orlando Franceschelli
 
 

 

 

 

 

 

Tipo: Libro
Autore: Orlando Franceschelli
Lingua: Italiano
Casa Editrice: Donzelli Editore
Link Internet: 
Numero pagine: 168

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di Mihael Georgiev


Per qualche millennio Dio era il solo e incontrastato padrone dell’universo; il suo progetto intelligente e la sua opera di Creatore erano visibili nella natura e indispensabili per spiegarla, mentre l’idea che la materia si sia organizzata da sé era semplicemente assurda. Poi «nel 1859 Darwin ha aperto il passaggio verso un nuovo tipo di organizzazione ideologica del pensiero e della fede: organizzazione basata sull’evoluzione. Nel modo di pensare evoluzionista non c’è né bisogno, né spazio per il sovrannaturale. La terra non è stata creata, si è evoluta. Così gli animali, le piante, inclusi noi uomini, la mente e l’anima, come il cervello ed il corpo. Così la religione.» La descrizione, fatta nel 1959 durante le celebrazioni del centenario della prima edizione dell’Origine delle Specie presso l’Università di Chicago da Julian Huxley, biologo, intellettuale di spicco, fondatore e primo segretario dell’UNESCO, rende bene il significato dell’opera del celebre naturalista inglese. L’idea di Darwin entrava subito in conflitto con la religione cristiana, ed è a questo conflitto che è dedicato il saggio Dio e Darwin del filosofo Orlando Franceschelli.


Dopo Darwin, spiega Franceschelli, l’umanità è entrata nella «modernità adulta»; Dio non è più indispensabile: la sua assenza è diventata plausibile; la natura senza Dio non è più un’assurdità, ma una plausibilità; «il naturalismo può spiegare, rinunciando ad ogni disegno e intervento divino, persino l’innegabile e davvero prodigiosa complessità dei più sorprendenti e inimitabili congegni biologici»; il concetto di onnipotenza e bontà di Dio - non più Creatore – è messo in crisi, dato che l’evoluzione ha evidenziato le imperfezioni e il male esistenti da sempre nella natura, ai quali Dio non riesce a trovare rimedio.

Queste nuove conoscenze sfidano la religione, obbligandola a diventare adulta e abbandonare - come prima cosa - la storia biblica della creazione. Diventata adulta, la religione non sarebbe più in conflitto, ma si confronterebbe in modo costruttivo con il darwinismo. Il dialogo costruttivo sarebbe però possibile solo se c’è un «riconoscimento della plausibilità tanto del naturalismo darwiniano quanto della fede in un Dio che interagisce con l’evoluzione». Il riconoscimento della reciproca plausibilità «consente di evitare forme di a-teismo o di fondamentalismo polemiche e sterili»; senza tale riconoscimento, ad esempio negando la plausibilità dell’evoluzione (tornando cioè ai tempi di Paley, quando il Creatore intelligente era indispensabile mentre l’evoluzione per cause naturali era un’assurdità), oppure negando la plausibilità dell’esistenza di Dio, il rapporto creazione-evoluzione diventerebbe assimetrico ed il dialogo tra le parti diventerebbe impossibile.


Lo sforzo per un confronto costruttivo tra evoluzionismo e creazionismo – tema centrale del saggio - è apprezzabile, ma il modo di farlo è discutibile, dato che assomiglia ad un compromesso (storico) all’interno di un “arco costituzionale”, dal quale sono esclusi sia il naturalismo, sia la fede nel racconto biblico della creazione. È discutibile anche la definizione degli esclusi come “polemici”, “sterili”, “aggressivi” e “fondamentalisti”, come se la difesa delle proprie idee fosse da biasimare, mentre la ricerca di un compromesso – nel quale le idee finiscono per confondersi e smarrirsi - fosse invece positiva e desiderabile. Comunque non sono le definizioni che contano: personalmente non sono disturbato dai “fondamentalisti” che hanno idee chiare e le difendono, semmai da quelli che non rispettano le idee degli altri. Rispettare le idee degli altri non significa però farle proprie; inoltre, lo scopo del dialogo dovrebbe essere non tanto il raggiungimento di un compromesso tra le rispettive idee, quanto la ricerca di una piattaforma di valori condivisi sui quali fondare la convivenza sociale.

D’altra parte, non spetta certo al darwinismo rilasciare il diploma di maturità della religione. Oltretutto il darwinismo non è scienza nel senso stretto del termine, ma una concezione o visione del mondo, per di più rifiutata da molti scienziati; non si capisce per quale motivo dovrebbero invece accettarla i credenti.

A sostegno delle proprie tesi l’autore cita oltre 190 tra intellettuali, filosofi e teologi: una montagna di sapienza umana che seppellisce l’oggetto del contendere, che è la rivelazione delle Sacre Scritture ebraico-cristiane, sulla quale è basato il millenario credo della Chiesa. La religione adulta così proposta è in realtà un prodotto intellettuale umano che non ha molto a che vedere con la fede cristiana basata sulla rivelazione; un’insieme di consigli dei quali la Chiesa non credo abbia bisogno. Come non ha bisogno del suggerimento di abbandonare la dottrina della creazione e del peccato, la cui «riduzione ‘esistenzialista’ determina» - secondo l’allora cardinal Joseph Ratzinger, poi divenuto Papa Benedetto XVI - «una enorme (se non completa) perdita della realtà della fede, il cui Dio non ha più nulla a che vedere con la materia.» (Joseph Ratzinger, In the Beginning. A Catholic Understanding of the Story of Creation and the Fall, Edinburgh, T&T Clark, 1995, p. XII).

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Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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